Nave da crociera Costa Concordia in avaria [pag. 42]

Capitano di Vascello
maxpower
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- 411/1612
il problema è che in italia ti fanno un processo mediatico senza neanche avere notizie certe....se per esempio forsse un guasto tecnico e lui avesse solo cercato di salvare capra e cavoli chi gli restituirà la dignità a lui e la sua famiglia???in italia è sempre cosi, basta vendere e far notizia, vivono sul dolore degli altri....
Sergente
seanseba
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- 412/1612
seanseba ha scritto:
Secondo voi non è possibile che l'ammutinamento in questione sia stato effettivamente citato dal comandante?
Mi spiego meglio:
Mettiamo che dopo l'impatto ci sia stato un casino in plancia tra il comandante e gli altri ufficiali che lo accusavano della collisione e lo sollevavano dal comando e lui sia stato appunto allontanato dagli altri ufficiali.
Questo spiegherebbe anche le parole del presidente Foschi che nell'intervista di questa mattina diceva di avere delle informazioni che davano una valutazione molto diversa di Schettino rispetto a quello che dicevano i giornalisti.

Che ne dite?


Forse la mia teoria non è del tutto campata in aria.
Leggete qua cosa scrivono su REPUBBLICA.it


"Il comandante tutto il tempo al telefono"
l'ultima ipotesi: rotta suicida per una sfida
Scavalcato dai secondi: "Via all'evacuazione, decidiamo noi". L'ufficiale sceso in sala macchine: "Continuavo a urlare nell'interfono che giù era tutto allagato ma nessuno mi rispondeva". Il precedente di Marsiglia, il 7 dicembre, quando già mise a repentaglio una nave carica con una manovra spericolata






GROSSETO - Il naufragio della "Concordia" restituisce altri segreti. E le parole del procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio, lo confermano. "Al di là della posizione del comandante, stiamo valutando le eventuali responsabilità dell'intera catena decisionale", dice.

È un'affermazione volutamente anodina, ma sufficientemente chiara. Che annuncia nuovi avvisi di garanzia, almeno tre, e dissimula le domande intorno a cui ruota l'inchiesta. Chi ha assunto davvero le sciagurate decisioni della notte di venerdì 13? Il solo Francesco Schettino? Cosa è accaduto in plancia tra le 21.42 (il momento dell'impatto con il granito degli scogli del Giglio) e le 22.58, momento in cui viene registrato l'ordine di evacuazione della nave? Cosa ha saputo in quei frangenti l'armatore, la "Costa Crociere"? E che ruolo ha avuto? Perché tanto ritardo per impartire il più ovvio e ragionevole degli ordini? Perché è stato deciso un "inchino" all'isola con modalità di manovra così azzardate?

Nelle ultime ventiquattro ore, tra Grosseto, Orbetello, Porto Santo Stefano e Livorno, sono stati ascoltati dagli inquirenti una decina di testimoni chiave. L'intero quadro ufficiali della Concordia. Tra loro, Salvatore Orsini e Silvia Coronica (secondo e terzo ufficiale), gli ufficiali di coperta Martino Pellegrini, Andrea Bongiovanni, Giovanni Iaccarino e Alessandro Di Lena. E nei loro ricordi, è un nuova messe di dettagli che, messi insieme, accreditano una nuova incredibile ipotesi. Che venerdì 13, Francesco Schettino stesse in realtà conducendo una sfida. Dimostrare "ancora una volta" di che cosa era capace in mare. Del resto, lo vedremo, lo aveva già fatto. Sulla stessa nave, il 17 dicembre.

AL TELEFONO CON LA COSTA
Torniamo dunque alla notte di venerdì. E ai 60 minuti in cui si gioca il destino della "Concordia", del suo equipaggio e dei suoi 4.200 passeggeri. Cosa accade in plancia, dopo l'impatto? Racconta l'ufficiale Alessandro Di Lena: "Il comandante si è attaccato al suo telefono cellulare. Ha fatto numerose chiamate. Noi gli facevamo domande. "Comandante, che si fa?". Ma lui, niente, era sempre al telefono". Al telefono con chi? Almeno tre diversi ufficiali in plancia riferiscono un dettaglio cruciale. "Schettino chiama almeno tre volte, forse quattro, Ferrarini, con cui parla a lungo". Roberto Ferrarini è il "Marine operation director", il responsabile dell'unità di crisi e controllo della flotta "Costa".

I due parlano per prendere quali decisioni? Interpellate da Repubblica, fonti della società armatrice, spiegano: "È vero, Schettino ha contattato Ferrarini una prima volta alle 22.05 e a seguito di quella comunicazione sono state attivate le procedure di emergenza". Bene. Ferrarini ordina forse al comandante di evacuare la nave? O di allertare la Guardia Costiera? Se lo fa, perché Schettino ignora la disposizione (l'evacuazione sarà ordinata solo alle 22.58 dopo un'ulteriore insistenza della Guardia Costiera)? E se effettivamente Schettino fa di testa sua, perché, la mattina del 14, la società armatrice difende la correttezza del comportamento del suo comandante?

La "Costa" sostiene ufficialmente di "non poter violare in questa fase il segreto di indagine" e dunque di non poter dare risposte sul contenuto di quelle tre telefonate. Ma, ufficiosamente, fonti interne alla compagnia riferiscono che, effettivamente, le comunicazioni di quella notte con Schettino sono movimentate. Il comandante ammetterebbe infatti di avere "un problema grave a bordo", ma, a quanto riferiscono ancora le fonti, lo minimizzerebbe, sostenendo di potercela fare. È un fatto - e questa volta a riferirlo sono due ufficiali in plancia - che la terza e ultima delle telefonate con Ferrarini, prima di evacuare la nave, si chiude con le parole del comandante. Affranto. "La mia carriera finisce qui. Mi licenziano".

CON PALOMBO AL CELLULARE
Ferrarini non è il solo con cui Schettino passa quell'ora cruciale al telefono. C'è anche il commodoro in quiescenza Mario Terenzio Palombo, l'ufficiale che, per quattro anni, è stato il suo comandante sulla "Serena", la nave gemella della "Concordia". Il destinatario dell'inchino. Interrogato in procura, Palombo, conferma di aver parlato quella notte con Schettino. Di averlo chiamato lui, dopo essere stato avvertito dal sindaco del Giglio, che la Concordia aveva dei problemi. È così? Altre fonti investigative, spiegano che, in realtà, "si sta verificando se Schettino fosse al telefono con Palombo già al momento dell'impatto con gli scogli". In una sorta di "diretta telefonica" del suo azzardo (la procura ha chiesto di acquisire i tabulati del cellulare del comandante). È un fatto che Palombo, dopo aver parlato con Schettino contatta la Costa Crociere, come conferma la compagnia: "Effettivamente, Palombo, che è uno stimatissimo comandante, con una lunga carriera in Costa, risulta aver contattato Gianni Onorato, il direttore generale. Ma quando la società era ormai già al corrente dell'emergenza".

NEL VENTRE DELLA NAVE ALLAGATA
Dobbiamo immaginare la scena, tra le 21.42 e le 22.58. Schettino attonito in plancia e al telefono. I passeggeri con i salvagenti indossati, in attesa di ordini. Il quadro diventa drammatico nelle parole di Giovanni Iaccarino, primo ufficiale. "Alle 21.42, dopo l'impatto - riferisce a verbale - il comandante mi ordina di scendere in sala macchine. Mi precipito e lo spettacolo è terrificante. Tutto allagato. Avevo letteralmente l'acqua alla gola. Allagato il comparto motori. Allagati i generatori. Allagato i quadri di trasmissione elettrica". Iaccarino si attacca all'interfono e grida in plancia quello che vede. "Allagato comparto motori", "allagato generatore". In plancia, lo "copiano" ripetendo ad alta voce quello che ascoltano. Sono fuori uso le pompe, fermi i motori. Tutti aspettano una risposta scontata: l'evacuazione. Anche perché, sulla nave, funziona ormai una sola fonte di energia. Un piccolo "Isotta Franschini" diesel. Il "Paperino", come chiamano in gergo il generatore di emergenza sul ponte più alto della "Concordia", in grado di alimentare soltanto le luci di emergenza a bordo. Iaccarino, torna a gridare all'interfono quello che vede ogni dieci minuti. Ma non c'è risposta. Schettino è al telefono.

L'ORDINE DI SALIRE SULLE SCIALUPPE
Intorno alle 22.30, in plancia, è chiaro che attendere una risposta dal comandante è inutile. Accanto a Schettino è rimasto di fatto il solo Dimitri Christidis, ufficiale superiore greco (sarà con lui "appennellato" nella scialuppa che li porta in salvo nella notte). Altri ufficiali decidono di investire di fatto del comando della nave Roberto Bosio, il comandante in seconda, un ligure che con Schettino ha sempre avuto rapporti di profonda diffidenza e rivalità marinara. Bosio è per l'immediata evacuazione e, infatti, comincia le operazioni anche senza l'ordine ufficiale. Bosio non deve avere tutti i torti se è vero quello che riferisce ancora Di Lena: "Per i primi quaranta minuti dall'impatto, la nave è rimasta in assetto. Avremmo potuto agevolmente calare le scialuppe con i passeggeri su entrambe le murate. Saremmo arrivati tutti a terra senza neanche bagnarci i piedi".

LA FOLLIA DI MARSIGLIA
La Concordia sta affondando e per la prima volta i suoi ufficiali hanno la forza di ribellarsi al loro comandante. Non l'avevano avuta il 17 dicembre scorso quando - è l'altra sconvolgente verità che emerge dai verbali - Schettino mette a repentaglio una prima volta la nave, carica di passeggeri. Quel giorno, la Concordia è all'ancora nel porto di Marsiglia. Il vento soffia tra i 50 e i 60 nodi. Una tempesta. Racconta l'ufficiale di coperta Martino Pellegrino: "Ci radunò sulla banchina e ci informò che saremmo usciti comunque, nonostante quel vento. Ci fu un silenzio agghiacciante. Ci guardammo tra di noi, ma non avemmo la forza di parlare. Poi, ci ordinò di ispezionare i respingenti della banchina, per assicurarci che tenessero". Quel giorno, infatti, la manovra è spericolata. La "Concordia" lascia la banchina con le "macchine avanti tutta" facendo leva proprio su quei respingenti, come fossero una molla.

LA SFIDA DEL GIGLIO
Marsiglia il 17, il Giglio il 13. Sembra una cabala scaramantica. Ma forse - è l'ipotesi degli inquirenti - è una terribile "sfida marinara". Schettino vuole dimostrare a se stesso e agli altri ufficiali della Costa quello di cui è capace. La notte del 13 - come hanno ora accertato i nuovi rilievi cartografici - ordina all'ufficiale di rotta di definire la traiettoria per accostare il Giglio. Nel sistema elettronico di comando integrato - racconta ancora Pellegrino - viene immessa la rotta "278° nord-ovest" per arrivare a 0,5 miglia da terra (900 metri). Ma quando la "Concordia" vede le luci del Giglio, Schettino prende il timone. "Passiamo in manuale", ordina. "Comando io". E quell'accosto per l'inchino, diventa una roulette russa.
Capitano di Corvetta
Andy
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- 413/1612
Non sò da dove trai queste informazioni ma se così fosse il quadro è veramente sconvolgente e di sicuro non mancheranno altri avvisi e non solo.

Mi limito a questo.

Per il resto continuo a leggere notizie contrastanti
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Ammiraglio di divisione
TheGiangi
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- 414/1612
@Andy: seanseba cita sempre le fonti. Puoi documentarti anche tu.
Seguite l'onda, belli!

Arrivederci a NAVIGHIAMO INSIEME 2021
Ammiraglio di squadra I.S.
bobo
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- 415/1612
basta parlare di persone brutte e cose brutte.
leggete questo racconto tratto sempre stampa on line (ecco da dove ha preso il resoconto seanseba, da un'altro articolo online)
una storia di coraggio ed altruismo. rimettiamoci in pace col genere umano.

SONO storie di eroi per un giorno. Persone che hanno aiutato altre persone a sopravvivere. Come quella di Mario Pellegrini, di un giovane ufficiale, di un medico di bordo e del commissario. In quattro hanno aiutato quasi 500 persone rimaste in trappola. Mario Pellegrini è il vicesindaco della piccola bellissima isola del Giglio. Salito sulla nave per aiutare, è stato l'ultimo a scendere. Parla della sua notte guardando dal porto la carcassa piegata, schiacciata dentro un mare ancora troppo freddo.

Quando la Costa Concordia e i suoi quattromila passeggeri è stata tranciata dallo scoglio, "nessuno ha sentito niente" racconta Pellegrini. "Io ero dall'altra parte dell'isola". Il Giglio a gennaio è vuoto, tranquillo, la gente a quell'ora era nelle case, fuori il gelo. La nave è passata vicino alla costa. "Troppo vicino. Succede a volte. Ma mai così", continua il vice sindaco. Quando la gente ha cominciato a sbarcare nel piccolo porto, ha deciso di andare a bordo per dare una mano. "Sono montato sul primo tender da solo, d'accordo col sindaco che rimaneva qua a gestire l'affluenza. Volevo salire sulla in nave per coordinare il trasporto delle persone, il nostro porto è piccolo, all'inizio volevo cercare un collegamento con qualche ufficiale, volevo arrivare come carica istituzionale, ma una volta salito, non ho trovato nessuno" dice parlando con accento toscano, interrotto da altre persone che gli chiedono cose. L'isola è ancora scossa, è stata svegliata di notte, ha aperto case negozi, chiese. Ha dato coperte, ha reagito come poteva, accolto, riscaldato, nutrito.

"E' gente di mare, che il mare lo conosce. Devo ringraziarla la nostra gente, devo farlo di cuore", si interrompe. Poi ricomincia. "Sono arrivato dal lato destro della nave e sono salito. C'era confusione, la gente cercava di scendere, si accalcava, voleva raggiungere la terra. All'inizio ho cercato qualche ufficiale, ma poi non ho visto nessuno. Non c'era molta professionalità, dell'equipaggio vedevo soprattutto commissari, era difficile perfino farsi capire. Così ho passato i primi venti minuti, a cercare. Ma mancava una guida, la gente era da sola, quando ho capito che gli ufficiali non li avrei raggiunti, ho cominciato a caricare da solo la gente sui tender". La situazione da quel lato della nave si è tranquillizzata in breve "i tender alla fine scendevano quasi vuoti" racconta, "non c'era più pericolo da quella parte".

Ma dall'altra sì. Sul lato opposto la nave si stava inclinando. L'acqua aveva raggiunto i corridoi. "A sinistra c'era il dramma" continua Pellegrini. "Era buio, le pareti erano diventate i pavimenti, i corridoi erano allagati, ma dentro, al chiuso, in trappola, c'erano quasi 500 persone, non riesco a fare una stima, ma erano perse, nel panico, si tenevano alle pareti che ormai erano di traverso. Scivolavano. Nella confusione ho trovato una scaletta. L'aveva messa un ufficiale, anche il solo che ho trovato. Un ragazzo che veramente ha salvato la vita a tante persone. Ma dopo quella notte non l'ho più visto, lo devo ringraziare".

Sul lato sinistro si sono ritrovati in quattro. Pellegrini, il giovane ufficiale, un dottore e un commissario. Sono stati loro a salvare oltre cinquecento persone. Non sono andati via finché dalla nave non sono scesi tutti. "La gente urlava, si urlava addosso. Si spingeva, scavalcava bambini, anziani. Avevano tutti paura. Insieme all'ufficiale abbiamo cercato di metterli in fila, abbiamo dato loro un piano da seguire. Li portavamo alla scaletta, per farli passare. Ma l'acqua continuava a salire. Col dottore e il commissario li abbiamo presi e portati sulla parte alta della nave. Devi immaginare, c'erano persone anziane che si muovevano piano, dovevamo spostarli sulla ringhiera di notte, col freddo, c'era buio. Non ce l'avremmo fatta se non fossimo stati una squadra, improvvisata, ma una vera squadra", racconta. I nomi li conosce per averli chiamati in quelle ore di confusione. Voci su altre voci. Non è sicuro. Ripete solo "l'ufficiale, il dottore, il commissario". Li ringrazia, lo fa continuamente. Perché sa lo sforzo e l'importanza di un aiuto, lucido, e coraggioso.

"Nell'acqua alla fine abbiamo trovato 8, forse 9 persone che non riuscivano a passare. Erano le ultime però. E' stato lo sforzo finale, le abbiamo tirate su a mano, spinte verso l'alto con la corda, c'era una ragazza ferita asiatica ma col dottore siamo riusciti a far passare tutti. Quando sono stati all'aria aperta il panico si è calmato. Una volta fuori tutti hanno capito che c'era speranza, che c'erano i tender, che sarebbero riusciti a toccare terra. Così abbiamo anche avuto il tempo di coordinare la discesa, di riscaldarli con un gommone che abbiamo fatto a pezzi e trasformato in una specie di coperta. Poi abbiamo fatto altre due ispezioni per vedere se c'era ancora qualcuno sotto, per due volte, per essere sicuri. E alla fine siamo andati via", continua.

I tender hanno portato le persone sull'isola. Quattromila persone infreddolite. "Quelli della nave non sapevano neanche bene guidarli. E' venuta la gente del Giglio a farlo. E' gente di mare. A me piace la vigna.. Ma loro sono uomini di porto", dice Pellegrini. L'ufficiale, il dottore, il commissario e il vicesindaco sono scesi per ultimi. Non insieme, ma insieme alle persone che avevano aiutato, alle 5 di una mattina grigia.

"A terra al dottore ho offerto una birra. Gliel'avevo promessa mentre eravamo sulla nave. Ma dopo non l'ho più visto. Neanche gli altri tre". Il Giglio ha ospitato tutti, tranne gli ufficiali della Costa Concordia, "loro li hanno portati subito nelle caserme", spiega. E sulla rotta della nave non ha niente da dire. "Non si sa perché hanno fatto questo. Non c'era nessuno da omaggiare, nulla da vedere a terra.. Non si sa perché si sono avvicinati così all'isola. La gente di bordo non stava neanche sulle passeggiate, stavano a cena, faceva troppo freddo, non si sa perché hanno fatto così. E' difficile capirlo", ripete e il suo è un dubbio che suona vero, senza accuse, né polemiche. Poi cambia discorso, torna a ringraziare l'ufficiale, il dottore e il commissario. "Mi piacerebbe trovarli" dice, "da solo non avrei mai potuto fare nulla. Insieme ci siamo dati coraggio".
Ammiraglio di divisione
rickyps971
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- 416/1612
roby62 ha scritto:

QUALCUNO SA ALLE 00.32 IN REALTà QUANTI PASSEGGERI ERANO SBARCATI, E QUANTE SCIALUPPE?


A mezzanotte e trenta c'era ancora il "mondo" sui ponti di sinistra della nave.
Le ultime persone in grado di sbarcare autonomamente sono scese dalla Concordia intorno alle cinque del mattino.
Quando la CP ha preso il comando delle operazioni di salvataggio, queste, ormai, data la posizione della nave, si potevano compiere solo attraverso la biscaggina filata sulla murata sinistra o con gli elicotteri.
Hai idea di quanto tempo ci si metta a scendere una biscaggina, in quelle condizioni, una persona per volta?
La CP 305 del SAR porta un ventina di persone all'interno e diverse decine in coperta, e dall'una in poi ne ha fatti di viaggi, stracolma di gente...
Oltretutto, c'erano anche persone isolate nella parte anteriore, in posizioni raggiungibili solo dagli elisoccorritori.
Gli scogli si trovano a dritta della nave, il grosso delle operazioni di soccorso si è svolto invece sul lato sinistro, non visibile dagli scogli: cosa puoi coordinare da quel punto?
Credo sia avvenuto invece un totale crollo psicologico (non giustificabile ma più che comprensibile) da parte del responsabile di questo disastro, non si spiegherebbero altrimenti i comportamenti tenuti in seguito (e mi riferisco solamente a quanto è già stato accertato).
Sempre il mare, uomo libero, amerai. (C. Baudelaire)
Guardiamarina
Baiadangela
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- 417/1612
imho la dinamica degli avvenimenti è semplice, seppur sconvolgente ed imbarazzante.

Per maggior chiarimento mi sia consentito un banale esempio: io ho un garage le cui dimensioni mi costringono ad una manovra di parcheggio radendo il muro davvero a pochi millimetri.
La compio ormai da alcuni anni con la stessa auto due volte al giorno, tutti i giorni, ormai con disarmante disinvoltura sotto gli occhi allarmati di mia moglie che ogni volta pensa... ora ci picchia, ora ci picchia!

Compio la manovra, ormai meccanicamente, in tutta sicurezza.. eppure passo davvero, ogni volta, ad un capello dal muro.

Si può dire che, con il tempo, sia diventato un vero esperto di quella specifica manovra e sifdo chiunque, nelle stesse condizioni, ad effettuarla in sicurezza, come e/o meglio di me.

Peraltro, avendo su tutti i lati dell'auto i sensori, ho preso da tempo l'abitudine a disattivarli quando effettuo quel parcheggio; perché chiaramente il cicalino d'allarme accompagnerebbe fastidiosamente tutte le fasi dell'intera manovra; in più, non ho bisogno di un allarme che mi avverta di qualcosa che già conosco perfettamente; solo che mi sento in grado di affrontarne il pericolo, oltrepassando il limite precauzionale, perché l'ho già fatto ripetute volte con successo.

Con le dovute proporzioni e il rispetto per quanto è accaduto alla Concordia, una volta mi è capitato di fare male i miei calcoli (magari una frazione di secondo di distrazione) e strusciare sul muro e graffiare parte della carrozzeria... una sola volta tra le centinaia di manovre effettuate.

Insomma... avete già capito dove voglio andare a parare....
Si dirada la nebbia. Molli gli ormeggi, ti distacchi, percorri il South Centre, superi Rocky Net, passi Nicebond dove pattinavo da bambino.
Dai fiato al corno da nebbia e mandi un saluto al figlio del guardiano del faro, Charlie.
Ammiraglio di divisione
gosbma
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- 418/1612
rickyps971 ha scritto:

Credo sia avvenuto invece un totale crollo psicologico (non giustificabile ma più che comprensibile) da parte del responsabile di questo disastro, non si spiegherebbero altrimenti i comportamenti tenuti in seguito (e mi riferisco solamente a quanto è già stato accertato).

quoto, quando sei l'artefice di un disastro, peraltro fatto per motivi banali, una persona normale ha un crollo psicologico perchè impiega il tempo a pensare alla c*****a che ha fatto e al modo con cui eventualmente coprirla o ridimensionarla anzichè darsi da fare per fronteggiare al meglio la situazione ......
Ammiraglio di divisione
rickyps971
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- 419/1612
roby62 ha scritto:
...non mi fido... ...della CP.


Non vedo di buon grado i processi mediatici, ma non esageriamo nel senso opposto: non ho personali motivi per difendere l'operato della CP, ma nemmeno la CP ha particolari motivi per inventarsi fregnacce che non siano più che supportate da rilievi, registrazioni, testimonianze, etc.
Un conto è affermare: "sembrerebbe che abbia detto...", tutt'altra cosa è essere in possesso delle registrazioni di tutte le comunicazioni che saranno poi portate davanti ai magistrati.
Sempre il mare, uomo libero, amerai. (C. Baudelaire)
Ammiraglio di squadra I.S.
bobo
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- 420/1612
(cit.)
"uomini,
mezzi uomini,
ominicchi
e quaqquaraqua' "

a Baiadangela:
hai perfettamente raccontato uno dei tre cardini dell'art. 2043 del codice civile: l'imprudenza.
gli altri due (per la cronaca) sono la negligenza e l'imperizia.

vi è stata una imprudenza prima, e negligenza poi.

delle due enormemente più grave (moralmente, ovvio che è l'imprudenza che ha causato il fatto) è la negligenza.
ed a parer mio gli affibbieranno più anni di gabbio per l'avere abbandonato la nave che per il naufragio in sè.
Ed è giustissimo che sia così

.... quaqquaraqua'
Sailornet

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