Post election day 2018: are you ready? [pag. 62]

Ammiraglio di squadra
Yatar1963 (autore)
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- 611/1401
propcalc1 ha scritto:
L'altro giorno in TV Freccero evidenziava la presenza del Partito della RAI, che spesso e volentieri si mette di traverso per il riordino dell'ente.
Pare opportuno evidenziare che similmente esistono anche il Partito della Pubblica istruzione, quello della Difesa, quello degli esteri, quello della P.A., ecc. ecc.

Più che di partiti parlerei di "lobby"
Nel senso che quelli che ci sguazzano sono davvero pochi con un preciso "guinzaglio".
Lo strapagato scranno non viene asseganto tanto in senso "politico", ma con precisi riferimenti a determinate "filiere", costituite da catene di variegate persone. Tanto variegate che non di rado ci sono stati scranni assegnati a personaggi di gruppi politici avversi alla maggioranza e magari pure privi di titoli: ma con ottimi "sponsor" trasversali a cui obbediscono in maniera maniacale.

Mentre la stragran parte degli addetti non solo becca a malapena e fatica le briciole, ma si prende pure le infamie dei cittadini, vittime delle conseguenze di tali gestione

I risultati sono sotto gli occhi di tutti, se per un attimo dimentichiamo la demagogia.

Nel caso RAI (e comunque "media" perchè non mi pare che i privati sfuggano a certe "logiche") è spudoratamente palese perchè ce l'hai sotto il naso h24.

Quindi, contrariamente a quanto giustamente dice Fran, il professore mal vestito può essere facilmente attaccato o tacitato a prescindere dalle sue competenze. Serve anche vestirsi bene.
Ci vediamo quando ci vediamo..
Cit. Danny Ocean
Utente allontanato
propcalc1
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- 612/1401
Yatar1963 ha scritto:
Più che di partiti parlerei di "lobby". Nel senso che quelli che ci sguazzano sono davvero pochi con un preciso "guinzaglio".

Con l'uso del termine lobby e successiva limitazione/circoscrizione sembrerebbe che tu sminuisca fortemente la portata del fenomeno. Non è così. Dalle mie parti ben circa 2500 su circa 14.500 abitanti compongono la lobby arroccata nella sanità. A questa lobby si aggiunge quella dell'urbanistica, dell' ATO, della raccolta rifiuti e del Consorzio di Bonifica solo per citare le maggiori.
Ammiraglio di divisione
Cesinho
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- 613/1401
L'ultima é la mejo Confused
Lomac 500ok
Tohatsu 75 cv 2t carburatori
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
<º))))>< <º))))>< <º))))><
Capitano di Fregata
urbi
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- 614/1401
Bhe, buona parte di queste dovrebbero ricadere fra gli enti inutili da tagliare.
Ma il problema sono i dipendenti (dove li metti?)
e soprattutto i dirigenti amici di (come ce ne liberiamo?)
Mentre per i vari amministratori amici di dovrebbe essere possibile liberarsene (spero).
Marinaio d'acqua dolce.
Utente allontanato
propcalc1
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- 615/1401
urbi ha scritto:
Ma il problema sono i dipendenti (dove li metti?)

R.: A casa. In qualche modo si arrangeranno.
Da 60 anni ogni governo (o quasi) ha usato la res publica come stipendificio. Pare evidente che si è superato il limite economico di sopportazione., tanto che tasse e imposte da una parte non bastano a coprire la spesa, dall'altra determinano moria di imprese, ditte, ecc. ecc. Se non morto come la mucca (vedi più sopra), l'apparato produttivo è morente. Meglio sacrificare i mangiapane a tradimento che un intero popolo.
Ammiraglio di squadra
Yatar1963 (autore)
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- 616/1401
propcalc1 ha scritto:
Yatar1963 ha scritto:
Più che di partiti parlerei di "lobby". Nel senso che quelli che ci sguazzano sono davvero pochi con un preciso "guinzaglio".

Con l'uso del termine lobby e successiva limitazione/circoscrizione sembrerebbe che tu sminuisca fortemente la portata del fenomeno. Non è così. Dalle mie parti ben circa 2500 su circa 14.500 abitanti compongono la lobby arroccata nella sanità. A questa lobby si aggiunge..............

Per farti un esempio semplice: ho fatto il conto che solo per pagare lo stipendio al Gran Capo della municipalizzata parcheggi, ogni cittadino deve parcheggiare in zona blu 3 ore all'anno.....

Ma non è questo il caso cui mi riferisco, che in tutta Italia ha mille sfaccettature

Quelli a cui mi riferisco sono la "testa del Dragone": gente cui viene assegnata una poltrona, che se ne fregano assolutamente del ruolo professionale/politico e che scattano come molle ultracompresse quando il "padrone" gli ordina. Personaggi pericolosissimi, spesso scadenti, ma ben consci che la loro esistenza è legata all'obbedienza.

La pericolosità non sta tanto nel fatto che la psicologia italiota resti dell'idea che "de Franza o de Spagna, purchè se magna"
Sta nel fatto che sono totalmente fuori controllo da ogni logica di contrapposizione della lotta democratica non capendosi mai bene nemmeno a chi rispondono

Questa è la differenza tra il clientelismo della prima e della seconda repubblica

Per il resto il Made in Italiota vuole che siamo tutti contro il malcostume, ma nessun commerciante rifiuterà mai il caffe al dipendente fannullone, o la merce all'appaltatore corruttore come nessun operaio rifiuterà di lavorare per un'azienda corruttrice nè una segretaria per il politico corrotto. Nessuno si chiama in correità

E sinceramente mi risulta difficile buttare la croce addosso a chi non ha lavoro o ha bisogno di fatturare
E' brutto dirlo ma non si può pretendere che la mafia venga combattuta da 1 cittadino contro 1000 mafiosi

Questione serissima e fondamentale, di cui però in questo caso non possiamo dare le colpe all'Euro
Ci vediamo quando ci vediamo..
Cit. Danny Ocean
Capitano di Vascello
yanez323
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- 617/1401
Per puntualizzare alcuni aspetti riprendo, fuori tempo, il discorso di Yatar sull’immigrazione, su cui tutti litigano senza addivenire ad alcuna soluzione è che come sempre c’è una polarizzazione sui due estremi: accoglienza “senza sé e senza ma” e mettiamo il filo spinato sui confini con torrette e mitragliatrici ogni cinquanta metri. Da una parte le anime belle pervase dal sacro fuoco dell’amore universale, a dispetto di ogni logica e a spese altrui, e dall’altra coloro che ritengono già un “foresto” uno che sia nato ed abiti in un paese a sei chilometri dal proprio, e vi assicuro che ne ho conosciuti.
Già i vari proclami finora fatti su un palco hanno cominciato a ridimensionarsi, poi dopo che il titolare del Ministero dell’Interno avrà una serie di colloqui con i vari prefetti a capo delle Direzioni centrali interessate al problema, nonché con il capo dell’Ufficio studi e legislazione, sempre un prefetto, si potrà rendere conto che il problema è piuttosto complesso e vede presenti nell’Ordinamento una varietà di soggetti e situazioni che non dipendono solo da lui.
Per quello che ho avuto modo di vedere, a parte il fatto degli sbarchi, quello che è mancata negli anni è stata una gestione della permanenza dei richiedenti asilo e, solo da un paio d’anni a questa parte, s’è visto muovere qualcosa, ma mai in maniera univoca da Bolzano ad Agrigento.
Il problema in tutta la sua gravità si è evidenziato negli ultimi cinque anni, specie dopo la crisi Libica ed il collasso del regime di Gheddafi, grazie all’intervento non disinteressato di esportatori di democrazia, lasciando all’Italia tutte le conseguenze negative.
Prima sostanzialmente il soccorso veniva effettuato dalla Marina Militare e dalle navi in transito. Poi si sono aggiunti i soccorritori professionali delle varie ONG, con navi proprie e fondi illimitati, visto che tenere operativa una nave di quelle usate costa cifre oscillanti dai 12.000 ai 18.000 euro al giorno, tenendo conto che, a parte gli stipendi del personale di macchina e di coperta, al resto viene fornito solo vitto ed alloggio. Oltretutto le varie navi delle ONG per principio non vanno a Malta, che peraltro impedisce loro di attraccare, ma non di fare base per i rifornimenti quando sono scariche, perché i migranti “non vogliono” in quanto resterebbero li confinati.
Esemplare il caso della Seefuchs, battente bandiera olandese ma di una ONG tedesca, che in difficoltà di navigazione è non stata fatta attraccare a Malta in spregio ad ogni convenzione sulla sicurezza in mare.

Intanto a parte la Convenzione di Ginevra (art 51), gli accordi Schengen ed il Trattato di Maastricht del 1992, dal 1997 è entrato in vigore l’accordo di Dublino, poi modificato nel 2003 e di nuovo nel 2013.
Mentre Schengen e Maastricht regolano sostanzialmente i flussi migratori ordinari, gli Accordi di Dublino fanno specifico riferimento ai richiedenti asilo ex art.51 della Convenzione di Ginevra del 1951.
In estrema sintesi: il primo Stato membro in cui vengono memorizzate le impronte digitali o viene registrata una richiesta di asilo è responsabile della richiesta d'asilo di un rifugiato.
È evidente che i maggiori interessati alle conseguenze del problema, per intuibili ragioni geografiche, sono L’Italia, la Grecia, Malta e Cipro, oltre alla Spagna per la vicinanza al Marocco.
Agli accordi hanno partecipato tutti i Paesi UE, oltre a Norvegia, Islanda (?) e, guarda caso, anche la Svizzera, naturalmente dopo un regolare referendum.
Entro certi limiti, almeno nei primi momenti della grande Ondata, una parte dei richiedenti asilo riusciva a sottrarsi al segnalamento dattiloscopico e alla formalizzazione della richiesta, per una lasca applicazione del regolamento EURODAC (European Dactyloscopie), attraverso il quale tutte le impronte rilevate vengono inviate ad un Centro con sede in Lussemburgo e poi rilette con il sistema AFIS, che in Italia ha sostituito l’ottima classifica Gasti.
All’epoca, per smaltire il sovraffollamento, appena sbarcati i profughi venivano immediatamente smistati in varie provincie d’Italia, presso i CARA (Centri accoglienza richiedenti asilo) o dati in carico alle varie Onlus, per poi essere accompagnati, a turno, nel Capoluogo di provincia, presso le Questure, per il rilevamento delle impronte. Generalmente il giorno dopo erano tutti spariti, avviandosi insalutati ospiti verso le loro mete prefissate oltre frontiera.
Poi dopo un richiamo dell’UE, assieme alla Grecia, abbiamo dovuto fare il rilevamento immediatamente all’atto dello sbarco, con grossi problemi con Somali, Etiopi ed Eritrei, che rifiutavano l’identificazione al fine di poter raggiungere la Svezia.
Gli sbarchi ci sono sempre stati, da almeno una trentina d’anni a questa parte, ma si trattava solo d’immigrazione economica, quindi senza la pregiudiziale dello “status di rifugiato”, che si è evidenziata come fenomeno di massa soltanto da circa sei o sette anni.
Anche i “richiedenti asilo politico” ci sono sempre stati, ma erano casi sporadici ed a questi si riferiva il primo Accordo di Dublino, all’epoca della sottoscrizione. In genere lo “Status” veniva concesso per “pregiudiziale politica” agli abitanti degli Stati d’oltre Cortina, ai cubani, agli armeni, agli etiopi ai tempi di Menghistu, oppure agli iraniani dopo l’avvento del regime degli Ayatollah, o ad argentini e cileni al tempo delle dittature locali. A parte qualche squadra sportiva e pochi elementi che riuscivano a raggiungere l’Europa occidentale, i casi erano abbastanza sporadici, tanto che all’epoca esisteva una sola Commissione per il riconoscimento dello “Status” con sede a Roma.
Per quanto riguarda gli sbarchi di massa per motivi economici i primi ci sono stati con il crollo del regime di Enver Hoxha in Albania.
Con l’acuirsi delle crisi in Medio Oriente e nel Centro Africa a coloro che effettivamente migravano, per questioni che avrebbero realmente messo in pericolo la loro incolumità fisica e l’esercizio dei più elementari diritti umani, si sono unite un preponderante numero di persone con motivazione unicamente economica.
Nella fattispecie le direttive dell’UNHCR si sono ampliate fino a far rientrare nel novero degli aventi diritto all’asilo una vasta gamma di situazioni.
Infatti, ed è quello su cui puntano i migranti economici, se non proprio al riconoscimento dello status di rifugiato, e la “protezione sussidiaria” della durata di cinque anni https://www.interno.gov.it/it/temi/immigrazione-e-asilo/protezione-internazionale
O il permesso di soggiorno per motivi umanitari, della durata di un anno, convertibile in soggiorno per lavoro se il richiedente è in possesso di passaporto.
Per la cronaca, sono stato membro per diverso tempo di una Commissione Territoriale per i richiedenti asilo, nel corso della quale appariva evidente che la stragrande maggioranza dei richiedenti protezione aveva, a monte solo questioni economiche, inventando storie assurde, spesso suggerite da chi li aveva in custodia e sempre perorate fino allo spasimo dal rappresentante locale dell’UNHCR. Tra le altre cose i migranti economici, sempre privi di qualsiasi documento, ben si guardano dal dare le proprie reali generalità o fornire elementi di identificazione certa, incorrendo regolarmente in false attestazioni a P.U., reato mai contestato (art. 496 C.P.) per convenzione, al fine di non fornire un ulteriore appiglio per rimanere sul Suolo nazionale.
Nella fattispecie, il rifiuto di una qualsiasi forma di “protezione”, come previsto dall’Ordinamento, dà la possibilità di produrre ricorso all’Autorità giudiziaria contro il rigetto della domanda. Nel caso, anziché al TAR come sarebbe regola per un procedimento amministrativo, il ricorso va presentato al Tribunale Civile nella città dove ha sede la Corte d’Appello, già normalmente intasato per conto proprio, con la richiesta di permanere in Territorio nazionale fino alla definizione del procedimento e, nel raro caso di respingimento dell’istanza, è possibile ricorrere in appello.
Generalmente tutti i ricorsi vengono patrocinati da avvocati delle varie ONLUS, il che consente ai ricorrenti di permanere per un tempo indefinito, senza mezzi di sostentamento, vitto e alloggio, quindi portati a vivere d’espedienti, o in carico volontario a qualche associazione di volontariato…. Intanto, sulla base degli accordi di Dublino i vari soggetti devono rimanere in Italia, dove vengono regolarmente rispediti se si azzardano ad uscire fuori da confini.
Una volta smaltito tutto il percorso amministrativo – giudiziario, con esito negativo, i soggetti dovrebbero essere trattenuti presso i presso i CIE (Centri Identificazione ed Espulsione), in attesa di determinare la loro vera identità e nazionalità, per poi attendere che il loro consolato li fornisca di documento ed aspettare la congiunzione astrale per il loro imbarco.
A rendere poi surreale l’intero procedimento è il lavoro delle Commissioni territoriali, che ha degli aspetti demenziali , in quanto si dovrebbe seguire un protocollo messo a punto in Norvegia al fine di garantire una situazione idilliaca, con minuziose indicazioni sull’amenità degli ambienti in cui si svolgono le “interviste”, la loro collocazione ed arredamento, il panorama esterno e la presenza di un numero adeguato di finestre, l’abbigliamento degli “intervistatori”, ovvero i membri della commissione, che non deve mettere in soggezione (giacca e cravatta oppure uniforme per i Funzionari della Polizia di Stato) o turbare ( abiti femminili che lascino scoperto qualcosa più dell’avambraccio) gli “intervistati”. Per non parlare poi del modo politicamente ipercorretto di porre le domande, controllando anche che l’interprete non usi termini ambigui (chiaramente, tutti i commissari conoscono l’Urdu e le sfumature tra i dialetti Yoruba ed Igbo), fino ad arrivare al diritto dell’intervistato di scegliere, per pregiudizio, con chi sostenere il colloquio, donna o uomo, sia esso uno degli intervistatori o un interprete. Succede spesso, con il risultato che il colloquio viene rimandato, anche di mesi, se non c’è un interprete del sesso gradito all’interessato.
Se guardiamo all’attuale situazione, da una parte abbiamo una situazione ipergarantista che impedisce una rapida espulsione dei migranti irregolari, sotto ogni profilo, e dall’altra, anche quando si verificano le condizioni normative, una difficoltà oggettiva generata dai Paesi di origine che difficilmente li riprendono indietro, in quanto, se pur misere, sono una fonte di rimesse.
Guardando in faccia la realtà, avremmo comunque bisogno di un certo numero di immigrati ogni anno e per scopi ben precisi. Solo che con questo sistema abbiamo un soprannumero di persone inadatte a quelle che sono le nostre esigenze. Una volta con la regolamentazione dei flussi migratori, ora non più possibile e di fatto sospesa, si riuscivano a contenere il numero e, nello stesso tempo ad indirizzarli nei settori che ne facevano richiesta, magari anche sulla base di profili professionali ed etnici adatti. Per fare un esempio, l’intero settore della concia e in mano a maestranze indiane, in particolare Sikh, così come quello dell’allevamento e della pastorizia.
Teniamo anche conto che il problema emigrazione sarà un problema sempre più pressante per questioni meramente numeriche; a titolo meramente esemplificativo, la Nigeria nel 1969 aveva 41.000.000 di abitanti, oggi ne ha circa 190.000.000 e nel 2025, tra sette anni, oltre 230.000.000.
In analogia, altri Paesi della Regioni andranno di pari passo nello sviluppo demografico.
Stessa questione demografica per Indiani, Pakistani, Bengalesi e Cingalesi. Questi generalmente tendono ad emigrare verso gli Emirati arabi, ma negli anni precedenti la crisi del prezzo del petrolio ha fatto venire meno una marea d’investimenti nei settori dove generalmente vengono impiegati con ingenti perdite di posti di lavoro e l’ingiunzione a lasciare immediatamente il Paese ospitante. Di conseguenza c’è un riversamento verso l’Europa, tramite la Rotta balcanica. Da quelle parti sembra che le OO.SS., Onlus ed Ong non godano di grande successo.
Grandi moltitudini non avranno materialmente accesso ad un elementare soddisfazione dei propri bisogni primari e tenteranno di raggiungere zone considerate più favorevoli alla loro sopravvivenza, con uno spirito di adattamento ed un avventurismo ormai sconosciuto nei Paesi più evoluti.
Il primo esempio ebbi modo di constatarlo direttamente con gli Albanesi, che raggiungevano l’Italia subito dopo la caduta del regime. Qualcuno ricorderà l’apocalittica scena dell’attracco della nave Vlora a Bari, nell’agosto 1991. Da quello che si riusciva a capire, al tempo, era che l’Italia era considerata il tempio del consumismo assoluto e della vita in rendita, visto che in Albania si prendevano tranquillamente i canali televisivi italiani ed era convinzione generalizzata che qui tutti vivessimo come la famiglia del Mulino Bianco.
Nel giro di qualche mese in molti tornarono indietro…E comunque erano meno di tre milioni.
Il problema oggi e che l’accoglienza rimane fine a sé stessa, senza un’adeguata gestione sia dei migranti regolari che degli irregolari, penalizzando soprattutto i primi.
Da un lato questo tipo di non gestione è considerata un grande affare per un numero elevato di persone che agiscono attraverso cooperative ed Onlus. In base al principio del “pecunia non olet” il duo Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, e come loro tanti altri, si sono introdotti nella gestione delegata dei migranti come un affare più redditizio del traffico di stupefacenti e privo di rischi. E sì che i due soggetti sono politicamente trasversali.
Sempre nella non gestione si colloca un ordinamento normativo assolutamente inadeguato ed un’incapacità di far rispettare le regole agli immigrati, come agli autoctoni. Gente abituata a regimi di una durezza inaudita, in cui una vita vale meno del mozzicone di una sigaretta, nel momento in cui si trova a commettere un qualsiasi reato, considerato non grave in Italia e quindi non perseguito con immediatezza, ritiene che le uniche conseguenze siano solo perdere qualche ora in una Caserma dei Carabinieri o in un Commissariato e, quindi, di fatto “lecito”. La conseguenza è che da una parte non si tutela la comunità portandola all’esasperazione, con il contributo anche dei politici. Dall’altra si fa venir meno ogni possibilità che queste persone possano arrivare a capire i valori reali del Paese che li ospita.
In un post precedente ci si domandava come mai i migranti oggi arrivino solo in massa con pericolosi viaggi attraverso regioni subsahariane ed in mare, pagati a caro prezzo, quando potrebbero arrivare in aereo.
Fino ad una quindicina di anni addietro ci provavano, non in grande massa come oggi, ma man mano le maglie si sono ristrette.
In genere per i Paesi a forte tensione emigratoria viene richiesto un “visto” per entrare e quello più facile da ottenere è quello turistico, non convertibile in visto per lavoro poi. Le Ambasciate dopo qualche spiacevole episodio di “vendita” hanno ristretto i freni e richiedono una grande quantità di documentazioni è garanzie oltre al prelievo delle impronte da convogliare nell’EURODAC. Inoltre se sussiste una irregolarità di documentazione o indisponibilità di fondi al momento dell’arrivo, i vettori devono riportare il soggetto al luogo di partenza, per cui le stesse compagnie effettuano una serie di controlli rifiutando l’imbarco al minimo sospetto d’irregolarità. Inoltre i controlli di frontiera, specie negli aeroporti sono diventati molto pervasivi, per cui ora molto raramente vengono utilizzati servizi di linea marittimi o aerei.
Ci sono state scene patetiche molti anni addietro, come una notte di Capodanno, quando una ventina di cingalesi si sono presentati ai controlli, con camicetta estiva, sandali e pantaloni di cotone leggero, scegliendo accuratamente l’orario di arrivo del volo a Venezia, sperando in una blandizia dei controlli. Tutti avevano il visto turistico pe venti giorni, tutti erano prenotati in un costosissimo albergo extralusso lagunare e tutti avevano duecento dollari nel passaporto e tutti avevano una valigetta uguale con l’identico cambio di biancheria e trousse da bagno. L’albergo confermò che si aveva tali prenotazione ma che, come sempre, nessuno si sarebbe presentato. Il primo fu fatto passare senza problemi e raggiunse un furgone all’esterno dove due membri dell’organizzazione criminale subito gli tolse la valigetta ed i duecento dollari. Furono tutti reimbarcati sullo stesso volo ed i due gentlemen che li attendevano vennero ospitati per qualche tempo a spese dello Stato…
Ammiraglio di divisione
red1
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- 618/1401
Grazie Yanez323! Penso che buona parte di noi conoscesse meno del 10%, sulle procedure dell'immigrazione, di quanto tu con il tuo circostanziato post ci hai insegnato.
Il mare non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo sanno ascoltare.
Giovanni Verga, I Malavoglia
Utente allontanato
propcalc1
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- 619/1401
Grazie Yanez323, resta tuttavia il fatto di norme farraginose, dettate da buonismo a spese altrui. L'esempio di Capalbio è illuminante.
Ammiraglio di squadra
Yatar1963 (autore)
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- 620/1401
E' bello vivere in un Paese dove l'unico reportage articolato, analitico, tecnicamente e sociologicamente concreto, assolutamente oggettivo e "super partes" non lo trovi sui costosi "Media" ma su Gommonauti.it
Poi ci si scandalizza se stiamo al 999° posto per libertà di stampa.....

Anche in questo caso c'è da domandarsi chi sono quei deficienti che hanno firmato certi accordi, mentre speigano al cittadino che soldi non ce ne sono mai e poi si scopre che il budget per i migranti e 5 MLD annui

Sempre ringraziando i "Media" provo a cambiare argomento entrando un campi che conosco meglio.
Affermai che teoricamenet la "fornero" si può abolire domattina. Non voglio rubare il posto a Di Maio (non ne avrei le capacità), ma la cosa è tanto facile.....
quifinanza.it ci dettaglia delle novità sui coefficienti pensioni 2018. In particolare, e per non andare nel complicato, vi segnalo questa frase:
Su un montante di 100mila euro quindi a 60 anni produrrà una quota di pensione contributiva pari a 348 euro lordi mensili, mentre a 67 anni 431 euro mensili.
Perdendo 5 minuti con la matematica elementare, senza bisogno di essere superesperti e nemmeno esperti, e volendosi andare a fare un giretto sul sito di Assofondi Pensione troverete un simulatore che vi dirà che a 60 anni con gli stessi 100.000 € di contributo la vostra pensione privata ammonterà invece a 388 € mentre a 67 anni sarà di € 464

Considerate che sto parlando di "contributi" ossia soldi veri versati senza trucchi e trucchetti.
Calcolati con tanto di 13^ e reversibilita al partner e tenendo conto dell'età media di mortalità
Gestiti dallo Stato nel primo caso, da un privato (che sta lì per guadagnare) nel secondo

Lo stato calcola quindi la mia "presunta morte" a 84 anni e 10 mesi, il privato a 81 anni e 2 mesi
L'università di Oxford mi dice invece che mediamente ci lascero le penne a 78 anni e 6 mesi

Allora dov'è la fregatura.......?
Perchè non si potrebbe fare?
A meno che.........
Ci vediamo quando ci vediamo..
Cit. Danny Ocean
Sailornet

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