Come sono andato in Grecia. Storia, preparativi,viaggio [pag. 20]

Capitano di Corvetta
tistac
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- 191/226
Anche noi stiamo valutando l'idea della Grecia per le prossime vacanze e quindi tengo sempre sotto controllo queste pagine. Capisco anche che questo è un forum dove le persone che scrivono hanno la loro vita e i loro impegni ma ormai è finito l'inverno e siamo arrivati solo a metà dei tuoi racconti, tra un po' si parte per le vacanze estive e ancora non so tutto quello che potrei trovare in quei mari... dai racconta!!! Scherzi a perte complimenti per le tue scelte, per la tua incoscienza e soprattutto per la tua famiglia che ti ha seguito.
Anzi non voglio farti troppa fretta, non si sa mai che alla fine dimentichi di scrivere qualcosa! Attendo...
Thanks
Contrammiraglio
brava22wa
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- 192/226
Lasciate perdere la Grecia è frequentata da brutta gente Sbellica
Ammiraglio di squadra
maxfrigione
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- 193/226
brava22wa ha scritto:
Lasciate perdere la Grecia è frequentata da brutta gente Sbellica


Bruttissima direi... Sbellica

Max
Navigator III(270cm)+motore elettrico
Z-Ray 400(310cm)+Evinrude 4Hp/Johnson 8Hp
Solemar Skipper 400+Evinrude 521 25Hp
Joker Boat Clubman 16'+Yamaha XWTL 40Hp
Joker Boat Clubman 16'+Yamaha F40 CETL
Tenente di Vascello
61bsc (autore)
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- 194/226
I segnali erano chiari: vi abbiamo assistito, protetto e aiutati fino ad oggi, adesso dovete affrontare la vita senza l’assistenza degli dei.
E iniziano una serie di piccoli disastri.
Il 2 di agosto ci diamo appuntamento con il plotone Maxfrangione alla punta sud di Meganisi.
Noi usciamo in mare prima perchè le ragazze vogliono rivedere Porto Katsiki.
Da Sivota Bay sono solo una dozzina di miglia. Andata e ritorno fanno 24 miglia, un bagnetto, due foto e in un’ora e mezzo dovremmo farcela.
Col piffero!!!
Ormai siamo normalissimi esseri umani senza alcuna assistenza divina e lo capiamo subito appena arrivati a Capo Dukato.
Le onde sono molto alte, di prua e lunghe ma non tanto da permettere di planare. Iniziamo un fastidioso saliscendi sulle onde e ogni volta che siamo nel cavo dell’onda impieghiamo parecchi secondi prima di rivedere l’orizzonte.
Navighiamo così per un quarto d’ora, poi rallento e parlamentiamo con l’equipaggio.
Abbiamo visto Porto Katsiki dal mare in una giornata splendida, lo abbiamo visto da terra godendoci un meraviglioso tramonto dalla terrazza di un bar sbevazzando allegramente, che cavolo ci torniamo a fare?
L’altezza delle onde è molto più convincente delle mie argomentazioni e dopo aver seguito il ritmo delle onde, appena il canotto si trova sulla cresta di un’onda particolarmente alta, viro di centoottantagradi e metto la prua direttamente su Meganisi passando davanti ad Arkoudi.
Arriviamo alla punta sud di Meganisi ma di Max neppure l’ombra.
Io odio il VHF. Mi sembra uno strumento antico, emette strani rumori, mi ricorda troppo gli uomini duri e puri della serie “passo e chiudo”... in somma: mi fa veramente antipatia.
E poi, lo confesso, il mio è montato in una posizione assurda!
Vabbeh, se non ho altra scelta...
Accendo l’odiato strumento, lo metto sul canale 10, come indicato dal gentilissimo Daniele che mi ha trasmesso l’elenco di chi di noi è in Grecia quest’estate, e chiamo Max che mi comunica che hanno avuto un problema e che stanno uscendo da Sivota proprio adesso.
Ok, da dove si trovano adesso a dove siamo noi ci sono circa cinque miglia, sono in due gommoni e sono carichi... Abbiamo il tempo di giocare.
Quando vado per mare con altre imbarcazioni ho sempre avuto il problema di non trovare mai gli altri: ci vediamo alla cala del tubo... Io intendo una cosa, chi è nell’altro gommone ne intende un’altra e sprechiamo tempo e benzina inutilmente e magari siamo a cento metri di distanza uno dall’altro.
Allora come fare per farsi vedere, per farsi trovare dagli altri.
Io ho trovato questo sistema che è anche molto divertente:
re: Come sono andato in Grecia. Storia, preparativi,viaggio

Funziona benissimo, ti si riconosce da lontano, costa poco e sotto puoi anche attaccarci una GoPro per fare dei filmati o meglio delle foto dall’alto.
Pur avendo fatto alzare in volo l’aquilone, dopo una trentina di minuti non c’è traccia di Max.
Lo chiamo nuovamente e candidamente mi dice che c’era un pò di mare e che hanno deciso di andare a nord un paio di calette dopo il faro.
Tiriamo a bordo il nostro aquilone e facciamo rotta per il faro di Meganisi.
Ma dopo il faro ci sono i fiordi e dentro al secondo fiordo ci sono un mare di barche. Possibile che Max si sia infognato in mezzo a tutto questo casino?
Ve la faccio breve: abbiamo doppiato il faro almeno tre volte, alla fine c’è stato un ammutinamento a bordo e decidiamo di abbandonare l’idea di stare con Max per la giornata e ci fermiamo dove abbiamo avuto l’ultimo dono degli dei.
Questa volta risaliti a bordo non c’è nessun dono.
Anzi!
Si scopre che abbiamo lasciato la chiave nella toppa di casa. Vabbeh, ho una certa manualità con le serrature (risparmiatevi le battute...) riuscirò ad aprirla.
Mangiamo sereni e decidiamo di tornare a casa presto per vedere di risolvere il problema della porta, ma prima di tornare cerchiamo ancora Max.
Troviamo Max e tutto il gruppo dentro una stretta caletta, quasi nascosti manco fossero pirati.
Le donne del gruppo raccolgono fiori ed erbe selvatiche fra i cespugli, gli uomini si lanciano in attività subacquee illecite ma proficue considerato i sacchetti pieni di nere spine...
Stiamo un pò insieme ma li lasciamo alle loro attività perchè non sappiamo cosa faremo con la malefica porta.
Arriviamo a casa e mi applico alla serratura con grande dedizione.
Nulla da fare, tutta la mia arte di scassinatore non serve a nulla.
Chiamiamo i tizi del Galini Studio: lei, la moglie, che capisce il problema e chiama il marito. Lui asmatico, nervoso e allampanato che si accanisce con ogni mezzo sulla serrature. A intervalli irregolari tossisce e tira dei gran respiri che ci fanno temere stramazzi al suolo da un momento all’altro.
A questo punto non mi resta che chiamare il mio maestro scassinatore a Palermo e chiedergli aiuto: umiliante per un discepolo...
Gli spiego la situazione e candidamente sentenzia: non la aprirai mai!!!
Il Galini in fin di vita ci spiega di non preoccuparci perchè ha telefonato a un suo amico a Lefkada Town che con un taxi sta venendo e lui sicuramente sa come fare...
C’è un caldo infernale ma facciamo finta di nulla e con indifferenza, seduti intorno a un tavolino sul pianerottolo di casa, beviamo quel poco che abbiamo: acqua calda!
Dopo più di un’ora arriva l’amico dell’asmatico.
Voi non ci crederete ma ha esattamente l’aspetto di un ladro: alto intorno al metro e ottanta, magro, allampanato, con i baffi e un viso volpigno.
Gentilmente ci chiede di girarci mentre lui lavora...
La situazione è ridicola: sette persone in cinque metri quadri, sei guardano verso il mare e uno è in guerra con la serratura. Sbircio e riconosco i “ferri” del mestiere: grimaldelli e tensori.
Ma il mio maestro è un dio in fatto di serrature e ha ragione lui: l’amico ladro del Galini moribondo non riesce ad aprire la serratura.
Sconfitto nasconde furtivamente i suoi “attrezzi” dentro a una borsetta e parla con il Galini ormai cadaverizzato.
Capisco che si è arreso ma ho ancora una possibilità. Io non lo ho fatto perchè c’è da rovinare un pò la porta ma non c’è altro da fare. Prima dell’ultimo colpo di tosse, avevo chiesto al futuro cadavere di darmi una radiografia. Considerato il suo stato ero certo ne avesse centinaia...
Faccio vedere al professionista la radiografia e lui capisce al volo.
Chiariamo: quella della radiografia è vecchia come il cucco ma quella porta era nuova e con guarnizioni strettissime e per far funzionare la radiografia bisognava un pò rompere la guarnizione e io non potevo farlo, il professionista si.
Dopo due minuti si apre la porta.
Battimani e congratulazioni al professionista che nelle more ha sudato a fontana ed è pallido e madido. Mi precipito al frigo, prendo una lattina di Mithos e gliela offro.
Gli luccicano gli occhi.
Stanno per andar via e chiedo alla signora quanto devo ma lei si rifiuta di farmi pagare perchè dice che ci pensano loro.
Fermo tutti e mischiando tutte le lingue del mondo che non conosco mi impongo e gli spiego che le chiavi le abbiamo dimenticate noi e che conseguentemente siamo noi che dobbiamo pagare. Confabulano un pò e poi sparano una cifra pazzesca: cinquanta Euro!
Gli abbiamo distrutto la porta, un “professionista” è venuto da Lefkada Town a Sivota Bay, andata e ritorno, in taxi e in tutto cinquanta Euro....
La sera siamo a cena da brava22wa = Vito e consorte.
Meglio: Vito, Luisella e Angelo che è venuto a trovare i suoi per qualche giorno.
Mi piace da morire il fatto che i genitori siano partiti prima, per i fatti loro, e che poi Angelo li abbia raggiunti.
Ma che strane coincidenze: i figli di Max e di Vito hanno lo stesso nome: Angelo, e tutti e due amano il mare in modo viscerale.
Ma mentre Angelo di Max vive il mare sopra quota zero, Angelo di Vito lo vive sotto quota zero.
La tranquillità di Vito e Lusella è stata trasferita integralmente ad Angelo: tranquillo, modesto, sereno.
Bravo.
Bravissimo sott’acqua.
Non trovo altra maniera per far capire la bravura di questo ragazzo se non così: Angelo vive e pratica l’apnea hobbistica con la preparazione di chi la pratica in modo professionale.
Quando iniziò a vincere le prime gare di caccia subacquea, ho avuto come amico Riccardo Molteni, conosco molto bene Nicola Riolo e sono amico da circa cinquant’anni con chi preparava i loro fucili subacquei e tutte le loro attrezzature e in Angelo ho visto la calma di Molteni e lo spirito e la risata di Riolo.
Lo ho visto muoversi in acqua e sono certo che respiri meglio lì che non in terra.
A conferma della mia convinzione quella sera era distrutto. Troppo tempo fuor dall’acqua...
Cena deliziosa con scambio di ricette e tanto relax.
Ma ormai, lo ho già detto, gli dei ci hanno abbandonato e quando torniamo a casa, ci tocca la scalata del Galini dal livello del mare... al cielo.
Magari!!!
Fra il mare e il cielo c’è Max con tutta la simpaticissima “truppa”.
Ma ahimè non sono soli. Gli fanno compagnia la coppia di piemontesi della sera prima: quei simpaticissimi, arzilli, piemontesi che andavano a grappa.
O meglio: loro, i piemontesi, la chiamavano grappa, perchè poi abbiamo scoperto che la gendarmeria greca ricercava due anziani, arzilli piemontesi accusati di produrre esplosivo.
Max con la voce un pò impastata e lo sguardo vitreo di chi ha ingurgitato nitroglicerina,
re: Come sono andato in Grecia. Storia, preparativi,viaggio

mi offre, in modo troppo premuroso, quasi sospetto, un bicchierino di quel liquido trasparente. Ormai ho una certa età e se sono ancora vivo è perchè ho imparato a essere prudente, così porto il bicchiere alla bocca e bagno appena le labbra .
Non capisco bene, non il sapore, ma perchè mi si stiano corrodendo le labbra e le narici.
Il maschio di coppia arzilla, certo di non essere osservato, digrigna i denti di soddisfazione e socchiude gli occhi attendendo che io stramazzi al suolo.
Resterà deluso.
Sono prudente si, ma anche curioso e voglio capire fino a che orrore può arrivare la mente umana nel preparare simili armi improprie.
Quindi assaggio il liquido.
Gradi alcolici: 427.
Temperatura 53° centigradi. E mezzo.
Sapore: acido solforico con sentore di nitroglicerina e sul finire note di concentrato di urina di satana!
Giuro che non esagero!!!
L’arzillo “aggrappato” lancia uno sguardo all’arzilla, anche ella aggrappata, e si sorridono felici. Lui inizia un discorso in piemontese italianizzato di cui non capisco una sillaba perchè il mio povero neurone solitario corre impazzito per scansare le esplosioni nel mio cervello provocate dal malefico liquido.
Mia moglie capisce la situazione al volo, saluta tutti in fretta e furia e mi indirizza verso l’ultima rampa di scale che salgo amebicamente fino a casa dove appena entrato perdo conoscenza.
Beh, forse ho un pò esagerato...
Comune di 1° Classe
Jonni.dema
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- 195/226
ciao! grazie per questo racconto bellissimo! coinvolgente ed appassionante! giuro che mi hai fatto 'vedere' e 'vivere' tutta la storia !!
Jonni
Tenente di Vascello
61bsc (autore)
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- 196/226
Già da un paio di giorni ho creato una tabella dei dati meteo.
Prendo i dati delle previsioni di quattro diversi siti meteo e ne estraggo un dato medio.
Eh, si: ormai c’è aria di ritorno e non la prendiamo benissimo.
Abbiamo una data di rientro improrogabile: entro il 10 dobbiamo essere a casa e non vogliamo fare tappe molto lunghe o prender mare come all’andata.
Vogliamo un ritorno tranquillo!
Ma come diceva De Andrè: Il seguito prova che aveva torto....
Oggi è il 3 di agosto e le previsioni m dicono che c’è una situazione che inizia a diventare instabile.
In pratica l’ultima finestra buona per traversare il canale di Otranto è il 7, dal giorno 8 le previsioni danno forte vendo da nord e mare conseguente.
A noi interessa attraversare il canale tranquilli, poi se c’è un pò di vento da nord poco male, noi facciamo rotta verso sud quindi lo avremo in poppa.
Usciamo per l’ultimo giro per le isole intorno perchè domani è il 4 e dobbiamo riportare la macchina a Lefkada Town e il 5 dobbiamo lasciare il Galini e iniziare il ritorno vero.
Andiamo ancora una volta a Vathi per un’ultima pita e poi torniamo a casa presto.
Non sono tranquillissimo, lo confesso: il rientro mi preoccupa un pò e mentre siamo in mare penso al piano da seguire, ad un piano b, a uno c e così a infinite possibilità.
Decidiamo di sfruttare l’auto e andiamo a visitare le famose cascate di Nidri.
Non c’è guida turistica che non parli di questa meraviglia della natura come un’oasi di frescura e di verde e anche molti dei forumisti qui dicono che siano molto belle.
Arriviamo dove finisce la strada e iniziamo a inerpicarci per il sentiero.
E’ strano, non si sente alcun rumore di acqua e la gola alla nostra destra è assolutamente asciutta.
Mi preoccupano un pò dei tubi che corrono lungo il sentiero: vuoi vedere che non servono per portare l’acqua in basso ma al contrario la portano alla “cascata”?
Non è possibile. Sono io in una fase negativa e non mi rendo conto della meraviglia che ci circonda.
Meraviglia... Non esageriamo: si è una bella valle, stretta con alte pareti ai lati... Ma la vegetazione è triste, assetata. Ecco il termine giusto: tutto qui intorno è assetato, anche le pietre!
Dopo esser passati per alcuni ponticelli incrociamo dei turisti come noi che si fanno fotografie ridono e scherzano e sembrano molto contenti, noi continuiamo a salire e siamo molto meno contenti di loro: c’è caldo e più saliamo più si affievoliscono le speranze di vedere ciò che è essenziale per una cascata: l’acqua!
La faccio breve: arriviamo ai piedi di un salto di roccia da cui cade un filo d’acqua che finisce in una pozza fangosa: la cascata di Nidri!
Siamo scocciati, ci sentiamo presi in giro, abbiamo gettato ore di mare greco per una cosa assolutamente inutile.
Non ci fermiamo neppure un secondo, giriamo e ci incamminiamo verso la macchina.
Il posto è bellissimo e certamente, quando scorre l’acqua deve essere entusiasmante ma una cascata senza acqua è veramente triste, deprimente.
La sera raccontiamo la nostra delusione a Vito/brava22 e lui ci consola dandoci alcune dritte per il giorno dopo: se passate da lì, proprio all’inizio del paese, sulla sinistra c’è una bakery eccezionale dove fanno cose buonissime. A Lefkada Town c’è quel ristorante splendido e così via. Poi parliamo un pò del nostro rientro e ci indica quali sono i posti da qui a Corfù Town che non possiamo assolutamente perdere ed espongo il mio programma : il 5 mattina partenza con l’intenzione di arrivare a Othoni il 6 sera così da poter partire per Leuca la mattina del sette molto presto e poi abbiamo sette, otto, nove e dieci per fare quel che all’andata abbiamo fatto in due giorni.
Fra Lefkada e Othoni pernotteremo in uno dei posti che ci ha indicato Vito.
Mi sembra un programma tranquillo.
Quando torniamo a casa mi collego con i quattro siti di meteorologia e vedo che è cambiato tutto in ventiquattro ore: l’ultimo giorno favorevole alla traversata adesso è il 6 e dall’indomani il tempo peggiora irrimediabilmente e con vento previsto ancora più forte delle previsioni di ieri.
Pazienza, vuol dire che saltiamo il pernottamento fra qua e Othoni.
L’indomani mattina parto per Lefkada Town con la più grande delle mie figlie: quella addetta a suonare le campane delle chiese.
Lungo la strada ci fermiamo lì dove ci ha consigliato Vito ed entriamo nel paradiso dei golosi.
é un panificio dove oltre ai diversi tipi di pane, vendono prodotti da forno sia dolci che salati. La varietà è incredibile e basta prendere un sacchetto, fra quelli di varia capienza messi a disposizione del pubblico, e riempirlo con quel che vuoi , poi passi da una delle due signore presenti che fanno il conto.
Noi abbiamo riempito una decina di sacchetti con prodotti meravigliosamente buoni con l’intenzione di portarli a casa per mia moglie e l’altra mia figlia.
L’intenzione c’era, giuro! Ed era anche sentita, ma come si può resistere?
In somma, alla fine a casa abbiamo portato solo un paio di sacchetti...
Arrivati a Lefkada Town ci accoglie un caldo asfissiante. Non si muove una foglia.
Consegnamo la macchina al tizio del rentcar e non sappiamo che fare. Abbiamo tre ore da trascorrere a Lefkada, abbiamo già girato la cittadina quando siamo venuti a ritirare l’auto e poi c’è questo caldo infernale che toglie il respiro.
Decido di comprare delle olive da portare in Sicilia. E questa scelta fa capire a mia figlia che il calore mi ha liquefatto il cervello: ma come, portiamo le olive a casa, noi che le produciamo, noi che abbiamo una campagna che si chiama l’Olivara, noi che nei nostri mercati Ballarò, il Capo, la Vucciria abbiamo bancarelle di venditori di olive così belle che sono state dipinte da Guttuso, che sono fotografate da migliaia di turisti...
Ma io insisto e scopro che il miglior venditore di olive è a un paio di chilometri da dove ci troviamo.
A questo punto mia figlia mi abbandona: fai quello che vuoi, sono due chilometri all’andata e due al ritorno, lungo una strada dove non c’è neppure l’ombra di un lampione.... Io resto qua, ci vediamo fra tre ore alla fermata del bus per Lefkada, tu sei pazzo!
Ahhh, questi ragazzi. Non capiscono proprio niente, solo telefonini, diavolerie simili e basta. Poveretti.
E vado.
Io quando cammino devo tenere un certo ritmo ed è un ritmo sostenuto.
Lungo la strada il caldo è insopportabile e non solo non esiste neppure il concetto dell’ombra ma non c’è neppure un bar, una bettola una qualsiasi cosa fino al maledettissimo venditore di olive.
Il ritorno è fantozziano: sono carico di sacchetti: da un lato un sacchetto della bakery, dall’altro un sacchetto con un pò di chili di olive varie. La temperatura sale ancora e improvvisamente mi rendo conto che non è una situazione normale. Questo gran caldo non era previsto da nessun meteorologo... Boh!
Arrivato nuovamente in città trovo una taverna piccolissima con tavolini sgangherati e sedie traballanti, non c’è nessun turista, loro affollano tutte le pseudo taverne li intorno facendo un casino immane. Quando mi siedo a un tavolino tutti gli avventori, rigorosamente tutti uomini, barba lunga non rasata e sigaretta in bocca, si girano a guardarmi. Sono evidentemente un turista ma sono vestito in modo un pò strano per un turista: pantaloni blu scuro larghissimi e deformi, camicia sporca, ciabatte che lascio sotto il tavolo quando vado a vedere dentro cosa c’è di buono. Ho la barba incolta. Non ho macchina fotografica, non tengo in mano il cellulare, parlo a voce bassa con il signore che viene al tavolo, ordino un paio di souvlaki guardando storto il tizio quando mi chiede se lo voglio di pollo o di maiale. Di maiale per la miseria il pollo lo dai ai bambini! e quando arriva la prima 500 di Mithos alzo il boccale accennando un brindisi a tutti. Sorridono, si girano e continuano a parlare fra loro e a giocare a carte.
Con i souvlaki arriva l’altra 500 e così abbiamo ristabilito il giusto equilibrio dei liquidi.
Quando mi alzo per andar via mi salutano tutti: sono stato accettato.
Sono contento: ho pagato una cifra ridicola, la carne era ottima, la birra ben fredda e il saluto degli avventori mi ha rimandato indietro di quarant’anni quando in Marocco ero l’unico a cui permettevano di entrare nelle moschee scambiandomi per arabo.
Mi piace da morire riuscire a stare con la gente senza dare fastidio. Essere accettato pur se diverso da loro perchè non mi impongo, perchè rispetto gli altri perchè riesco a essere come loro.
Mi sono ricaricato e non mi resta che fare le poche centinaia di metri che mi separano dalla fermata del bus e aspettare mia figlia che ovviamente è rintanata all’ombra da qualche parte. Arriva due minuti prima del bus, guarda il sacchetto con le olive e si mette a ridere.
Ha ragione ho fatto un’idiozia: perchè ho comprato qui le olive? Che bisogno c’era di fare quella scarpinata a piedi con questo caldo?
Forse avevo bisogno di stare un pò solo, di concentrarmi un pò sul ritorno.
Quando torniamo a Sivota il bus ci lascia al bivio “sopra” Sivota.
Sopra Sivota significa tre chilometri dall’ingresso di Sivota Bay che però è novemila metri più sotto.
E c’è caldo e non c’è ombra alcuna...
A casa finalmente una doccia e, per la prima volta in Grecia, accendiamo l’aria condizionata in camera.
Fin da Argostoli mia moglie minaccia di comprare una tartaruga zainetto per il nipotino del cuore ma naturalmente siamo arrivati all’ultimo giorno e non lo ha comprato.
Scendiamo per strada ed entriamo in un negozio che ci era sempre sembrato una trappola per turisti.
Lo era!
Ma questo negozietto ha cose così carine che dalla tartaruga zaino per il nipotino, siamo passati al piattino con il delfino smaltato e poi... Guarda che bellino quel piattino con l’olivo in rilievo smaltato, ne prendiamo tre, uno per me e uno per ciascuna casa dei miei fratelli: produciamo o no olio d’oliva? E poi ci sono i ciondoli...
Due ore di bieco shopping!!!
Confesso che quando ci hanno presentato il conto mi sono pentito di non aver preso altra roba...
E’ l’ultima cena a Sivota, gli dei ci hanno abbandonato e noi abbandoniamo i dodici Gods. Vito ci porta a cena in un ristorante proprio sul belvedere che c’è sopra Sivota.
Lo spettacolo è da mozzare il fiato.
re: Come sono andato in Grecia. Storia, preparativi,viaggio

Certamente noi siamo in una condizione particolare ma è... Commovente. Non c’è altro termine.
re: Come sono andato in Grecia. Storia, preparativi,viaggio

Quando torniamo a casa controllo i vari meteo e la situazione è cambiata ancora. Quella depressione da nord accelera in maniera spaventosa e fra Othoni e Leuca c’è una finestra di calma strettissima il 6 mattina. Il 5 inizia a cambiare il tempo, il sei mattina c’è calma fino alle 10-12 e poi vento molto forte e mare.
Vabbeh, domani partiremo presto: alle 6.
Quando siamo tornati a casa i Maxfrangioni erano a nanna. Ci dispiace non poterli salutare ma chissà, forse è meglio così: non siamo stati molto insieme ma si è creato un rapporto che rischiava di far bagnar gli occhi al momento dei saluti.
Vito, come sempre, incredibilmente “tenero” senza darlo a vedere: ci vediamo domani mattina, tanto io sono sempre sveglio a quell’ora....
Non ci crederò mai!!!
Capitano di Corvetta
pescatoreinprova
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- 197/226
Bel racconto ...
Bravo

...ti seguo!

Applause Applause
Bisogna avere sempre tanta pazienza!
Tenente di Vascello
61bsc (autore)
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- 198/226
Un attimo di respiro prima del rientro in Italia..
Ne approfitto per segnalarvi questo sito che, pur se meno "pulito" di Tripinview ha delle riprese molto belle fatte con i droni.
https://travelbydrone.com/
Tenente di Vascello
61bsc (autore)
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- 199/226
La nostra Grecia finisce oggi cinque agosto.
Alle sei di mattina siamo già a bordo.
Mentre libero la consolle dalla sua protezione qualcuno mi chiama. Mi guardo intorno e non vedo nessuno.
Mi chiamano ancora, guardo verso il basso e a mare c’è un individuo in muta subacquea che mi sorride: Angelo di Brava22 che di buon mattino fà il suo giro per verificare le condizioni della fauna ittica di Sivota Bay e per controllarla è “costretto” a catturare qualche esemplare pinnato...
Accendiamo il motore che come sempre parte immediatamente e siamo pronti a mollare gli ormeggi.
Accendo il trasponder e, oggi che lo leggo sulla traccia, vedo che erano esattamente le 05:53:30.
Il programma è quello di risalire a nord toccando qua e là la costa Greca per arrivare a pernottare a Othoni e l’indomani mattina presto attraversare il Canale d’Otranto e poi a sud verso casa.
Le previsioni meteo sono ulteriormente cambiate: oggi il Canale sarà un pò mosso ma domani mattina c’è, molto ristretta rispetto alle previsioni di ieri, una piccola finestra, di bello che si chiuderà su un periodo di vento e mare crescente.
Intanto il tempo è perfetto e partiamo.
re: Come sono andato in Grecia. Storia, preparativi,viaggio

C’è un pò di fresco ma il primo sole ci conforta.
re: Come sono andato in Grecia. Storia, preparativi,viaggio

Al traverso sfilano Desimi, Skorpios, Nydri, Sparti.
Poi il mare si stringe fra l’isola di Lafkada e la terra ferma: siamo fra Ligia e Plagia e davanti a noi la strettoia che porta al ponte girevole di Lefkada Town.
Onestamente questo canale è bruttissimo: si naviga fra zone destinate a discarica sfiorando gigantesche draghe fino a quando il canale non volta decisamente a levante dove c’è il famoso ponte girevole.
Il ponte girevole!
Non riesco a capire come nella nazione che possiede il ponte strallato più lungo del mondo: il Rion Antirion, o ponte di Patrasso, possa esistere questa assurdità del ponte girevole.
E dire che c’è già una strada che passa sotto il mare proprio lì.
Misteri!!!
Comunque è divertente assistere a tutta la manovra del ponte girevole se non fosse che, mentre siamo tutti in fila in attesa che il ponte giri, arriva un motoschifetto che batte bandiera italiana che, in perfetto stile italico, se ne impipa del fatto che siamo tutti in coda e si piazza esattamente sotto il ponte. Nel silenzio i commenti sono coltelli che ci ricordano che popolo siamo.
Io credo profondamente nella giustizia e, incredibilmente, vengo premiato: dal ponte viene il segnale sonoro che sta per iniziare a girare, i segnali luminosi si accendono e il nostro idiota connazionale si trova con il ponte che sta per sbattergli addosso.
Accende il motore in fretta e furia ma non può andare avanti perchè il ponte è già in movimento quindi innesta la marcia indietro e cerca di manovrare per inserirsi nella coda.
Meraviglioso: tutti assistiamo a questa manovra e serriamo le fila mettendoci praticamente incollati uno all’altro costringendo il campione di furberia stretto fra noi e la costa. Il ponte si apre e tutti ordinatamente manovriamo in modo che l’educatissimo tizio non possa passare...
Sono sicuro che ci avrà maledetti tutti senza capire che una ventina di imbarcazioni di nazionalità differenti, senza neppure scambiarsi uno sguardo, si sono unite contro un deficiente.
Usciti dal canale facciamo rotta direttamente su Parga. La visibilità non è buona e Antipaxos e Paxos, al traverso, ci sembrano lontanissime.
A Pargas ci accoglie un inferno di bagnanti e di imbarcazioni.
Il posto è meraviglioso ma è il cinque di agosto e il caos è indicibile: non ci siamo più abituati.
Il tempo è strano: pessima visibilità, il mare è calmo ma non piattissimo. Se mi permettete il termine direi che il mare è nervoso.
A nord si vedono grandi nuvole e non c’è il caldo dei giorni passati.
Non lo so: forse sono io nervoso per il rientro ma non mi sento tranquillo.
Di fatto passiamo fra l’isola di Corfù e la terra ferma senza altre soste.
Arrivati a Corfù Town ci fermiamo un pò sotto il promontorio della città vecchia con la sua grande fortezza e capiamo di aver fatto una sciocchezza a non girarla quando siamo venuti a cercare le sim per il ruter di bordo ma eravamo al nostro primo giorno di Grecia e volevamo vedere tutto con la conclusione di aver visto solo la costa di tutte le isole ioniche.
Non è poco: va bene così.
Facciamo il pieno di benzina a Gouvia e lì compriamo qualcosa da mangiare.
Come ci ha consigliato Brava22= Vito, ci teniamo sotto la costa di Corfù tenendoci ben lontani dalla costa dell’Albania: si narra di tanti navigatori fermati da sedicenti uomini della capitaneria albanese che ti chiedono i documenti e non te li restituiscono se non dopo aver pagato non si sa cosa.
Non me ne vogliano gli albanesi: sono voci che girano e come tutte le voci non ci si dà molto peso.
Ma io mi tengo lontano....
Quando siamo nel punto in cui Corfù è più vicina all’Albania, spegniamo il motore e mentre siamo alla deriva facciamo un bagno e mangiamo mentre dalla radio vien fuori musica da una emittente albanese. Non male in onestà.
Quando ripartiamo ci lasciamo al traverso Kassiopi e una volta doppiata la punta nord di Corfù facciamo rotta decisamente a ponente.
Lasciamo Erikoussa a dritta mentre Mathrakari ci resta a sinistra mentre facciamo prua su Fanò.
Ma che strano: il mare dovrebbe essere un pò mosso invece è perfettamente piatto ma c’è fresco pur se sono le 14,00.
Le bianchissime nuvole da nord sono sempre più grandi.
Davanti a Fanò, decido di fermarmi un momento per controllare il meteo.
Incredibile: in otto ore è cambiato tutto.
Tutti i meteo danno tempo perfetto fino a questa sera e già da questa notte vento teso in rinforzo nel canale di Otranto.
La decisione è presto presa: via computer disdiciamo lo studio che avevamo prenotato a Othoni e facciamo rotta su Leuca e, come al solito, non sappiamo dove dormiremo... Una volta che avevamo prenotato... .
Il mare non è perfetto come all’andata ma nulla di che.
Siamo ad agosto, sono le 14 e trenta è poco dopo essere partiti ci dobbiamo fermare: c’è freddo!
re: Come sono andato in Grecia. Storia, preparativi,viaggio

Arriviamo a Leuca senza alcun problema.
I marinai del Marina ci riconoscono e ci danno lo stesso posto che avevamo all’andata e, quando gli diciamo che l’indomani mattina vogliamo arrivare a Roccella Jonica, ci consigliano di partire presto. Molto presto!
In albergo, prima di andare a cena, consulto ancora il meteo.
Niente di buono: a partire da domani mattina è previsto vento molto forte e conseguente mare mosso e il tutto in aumento esponenziale di ora in ora: dalle 10 di domani si inizia a ballare.
E noi faremo un’altra levataccia e fuggiremo davanti al mal tempo!
Ma io sono preoccupato per domani mattina: il golfo di Squillace non è un gioco e lo abbiamo già potuto verificare all’andata.
Mi conforta un pò il fatto che avremo mal tempo di poppa: riusciremo a gestirlo.
Comunque il ricordo della burrasca trovata in questo tratto all’andata, al di là dell’esatta definizione della forza del mare, non mi tranquillizza per niente.
Ma questo lo affronteremo domani.
Ora pappa & nanna: oggi abbiamo fatto circa 160 miglia e siamo un “pò stanchi”...
Capitano di Vascello
a902304
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Che bel racconto...
Chi non ride mai, non è una persona seria...!!!
Sailornet