Una disavventura vissuta mooolto pericolosa...!! [pag. 3]

Ammiraglio di squadra
Yatar1963
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E' difficile esprimere giudizi col senno di poi.

Tu, sulla base di questa disavventura, cosa hai dedotto? Cosa hai imparato o intuito da proporre e che possa tornare utile a chi si trovi in simili frangenti?

Ho letto la proposta di legarsi ad una cima, ma siamo sicuri che non si rischi di più, impigliandosi da qualche parte o venendo trascinati sensa riuscire a tornare a bordo, o peggio con la cima che si incattivisce su di noi (tronco, arti, collo)?
Ci vediamo quando ci vediamo..
Cit. Danny Ocean
Tenente di Vascello
Barrotta Giacomo (autore)
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- 22/33
Yatar1963 ha scritto:
E' difficile esprimere giudizi col senno di poi.

Tu, sulla base di questa disavventura, cosa hai dedotto? Cosa hai imparato o intuito da proporre e che possa tornare utile a chi si trovi in simili frangenti?

Ho letto la proposta di legarsi ad una cima, ma siamo sicuri che non si rischi di più, impigliandosi da qualche parte o venendo trascinati sensa riuscire a tornare a bordo, o peggio con la cima che si incattivisce su di noi (tronco, arti, collo)?

Ciao Yatar, sull'ipotesi di legare una cima alla vita e ad un golfare del gommo è vero che dopo la caduta essa si possa impigliare su noi stessi o nel piede del motore, ma la situazione è quella di una barca ferma che scarroccia insieme al naufrago. Ciò che voglio dire è che la cima non subisce alcuna tensione e si può provvedere con calma a sbrogliarla per poi recuperarla e risalire a bordo.

Pertanto mi sento di individuare le seguenti precauzioni non appena il mare inizia ad incattivirsi:
-- Legare una cima di 5-6m. alla vita e ad un anello del gommo. Dopo la caduta in acqua possiamo recuperarla per risalire a bordo,
-- se disponiamo di un muta sub conviene mantenerla indossata e meglio ancora sopra di essa indossiamo anche il salvagente. Il gommo può intraversarsi parallelo ad un frangente fino ad essere da esso risucchiato e capovolto. In quest'ultima eventualità naufrago e gommone legati con la cima possono scarrocciare a piacimento e per lungo tempo perché oltre ad usufruire della grande galleggiabilità con l'accoppiata muta e salvagente si ha molto meno dispersione termica del corpo,
-- se il vento soffia da terra verso il largo conviene riavvicinarsi alla costa fino a 300m. per usufruire del mare più calmo continuando a navigare paralleli.

Se a qualcuno vengono ulteriori idee mirate alla maggiore sicurezza è invitato ad esporle. Grazie.
A bordo del JABAR volo sull'acqua verso l'isola che sfuma all'orizzonte dove mare e cielo si abbracciano.
Mi accompagnano il sussurro del motore e un gruppo di delfini festosi. Ora faccio parte di quell'ambiente meraviglioso. Ora sono felice.
Capitano di Corvetta
p_tosoni
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- 23/33
Ciao,
se parliamo di muta completa, ha già una forte galleggiabilità e quindi ritengo inutile il giubbotto salvagente. Io quando mi immergo in apnea rientro sempre in porto con la muta indossata, non solo ma anche con i pesi. Questo perché se dovessi cadere in acqua non voglio fare la papera ma voglio avere la possibilità di immergermi, posso sempre decidere in un secondo momento di sganciarli. Se il mare è brutto resto anche con la maschera ed il boccaglio. Pensate se succede vicino ad una scogliera con mare frangente, meglio avere la possibilità di vederci bene e di essere sufficientemente pesanti da passare sotto le onde.
vorrei porre l'attenzione su due cose:
il mare agitato ha tanta acqua nebulizzata subito sopra la superficie, respirare li equivale a inalare acqua, è questo il motivo per cui circa una decina d'anni fa sono annegati tre ragazzi che, spaventati hanno abbandonato il cherockee per rientrare a nuoto. L'unico modo per respirare è tramite il boccaglio.
secondo punto: levatevi una cima in vita e fatevi strattonare da un'auto a 20 km all'ora (12 nodi) e poi mi dite. Credo che il rischio di rimanere tramortito sia elevato e tramortiti in acqua vuol dire annegare, preferisco farmi 5 miglia a nuoto con muta e maschera seppur senza pinne. Io non mi legherò mai al gommone con una cima.
ciao a tutti
Piero
Balocco 5
Utente allontanato
sibea
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- 24/33
Anche a me non piace l'idea di essere legato alla barca, e non credo sia la soluzione regina.


Max Felice
sempre invidiato, mai compatito.!!!!
Tenente di Vascello
Stefano C
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- 25/33
Provo a spararla..

Una ancora galleggiante legata in modo che cadendo dal gommone te la trascini in acqua, ma non rimani legato..

Rallenterebbe lo scarroccio del gommone..l'unica cosa è trovare il modo per realizzarlo in maniera efficace
Tenente di Vascello
Barrotta Giacomo (autore)
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Stefano C ha scritto:
Provo a spararla..

Una ancora galleggiante legata in modo che cadendo dal gommone te la trascini in acqua, ma non rimani legato..

Rallenterebbe lo scarroccio del gommone..l'unica cosa è trovare il modo per realizzarlo in maniera efficace

Ecco una bella idea: l'àncora galleggiante... bravo Stefano!
Se legata al maniglione di prora l'àncora rallenterà lo scarroccio e in più disporrà la stessa prora mantenendola in tensione contro vento scongiurando il capovolgimento del battello qualora esso, in balia di vento e onde, si disponesse parallelo ad un frangente fino ad essere da esso risucchiato in senso longitudinale e capovolto di lato. I frangenti cioè picchieranno esclusivamente sulla prora mantenendo il battello in bando e parallelo alla direzione del vento. Quand'anche il battello si riempisse d'acqua l'affondamento sarà sempre scongiurato dalla grande riserva di galleggiamento dell'aria contenuta nei tubolari.
Il battello rallenterà così la sua corsa tanto da non poter scarrocciare a velocità superiore a quella del naufrago caduto in acqua.
La stessa àncora diviene uno strumento prezioso anche qualora il motore ci piantasse per mantenere sempre la prora controvento attuando così una manovra che prende il nome di "mettersi alla cappa" prevista nelle situazioni di emergenza delle imbarcazioni in mare.

Vediamo ora come, nella mia fattispecie, avrei potuto organizzarmi se avessi adottato questo strumento.
Anzitutto la cima dell'ancora non andrebbe fissata al maniglione di prora bensì andrebbe sdoppiata formando un triangolo coi due robusti anelli presenti ai lati sotto la prora (almeno il mio Zodiac li possiede). In questo modo il fissaggio è ben più robusto (il mio maniglione di prora è in plastica e potrebbe spezzarsi) ma soprattutto in questo modo la prora è libera di sollevarsi negli impatti con onde e frangenti limitando gli ingressi dell'acqua a bordo.
La cima dell'àncora, con l'apice di quel triangolo, andrebbe posizionata a pagliolo immediatamente adiacente il tubolare di prora e disposta in modo tale da distendersi liberamente qualora venga utilizzata.
Mentre piloto seduto sulla panchetta con la barra nella mano sinistra e il cavetto d'emergenza al polso, con la mano destra trattengo il tientibene sul tubolare mantenendo al polso un legaccio o braccialetto con un moschettone il quale è solidale alla parte terminale cella cima dell'àmcora costituita dall'ombrello.

Cosa avverrebbe dunque in caso di caduta in acqua?
Posto che la scivolata in acqua avviene scavalcando la prora, il cavetto di sicurezza si distacca dal motore provocandone lo spegnimento. Intanto io mi ritrovo in acqua mentre trattengo legato al polso destro il moschettone solidale all'ombrello dell'àncora.
Ora il battello è fermo e prima che la cima dell'ancora entri in tensione coi suoi 15m e si apra l'ombrello, ho il tempo di verificare che la cima non sia rimasta impigliata da qualche parte e sia disposta correttamente col l'apice del triangolo sotto la prora.
Poco dopo l'ombrello si apre portando in tensione con il battello la cima ed io posso riavvicinarmi alla barca fino a risalirvi facendo scorrere lo stesso moschettone lungo la cima.
Eccomi sano e salvo con l'ancora galleggiante che costringe la prora a restare costantemente contro i frangenti scongiurando qualsiasi ipotesi di rovesciamento.
Non conviene sfidare la fortuna per una seconda volta e conviene rimanere così scarrocciando finché vento e mare si calmino.
Naturalmente questa ipotesi è valida qualora lo scarroccio sia in direzione della costa. Diversamente conviene riprendere la navigazione con tutte le precauzioni.

Caro Stefano, il merito di questa soluzione è tutto tuo. Sarei più tranquillo se naufragassi insieme a te... Smile
Ma non prendermi sul serio. In mare non si scherza mai. È sempre Lui il più forte!
A bordo del JABAR volo sull'acqua verso l'isola che sfuma all'orizzonte dove mare e cielo si abbracciano.
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Capitano di Corvetta
p_tosoni
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L'idea mi piace!
se l'ancora galleggiante fosse sul tubolare a prua avrebbe più possibilità di entrare in acqua senza impigliarsi.
Resta però il fatto che saremmo legati con una cima e questo, resto dell'idea che sia da evitare. Provo a pensare ad una alternativa.....
Balocco 5
Tenente di Vascello
Barrotta Giacomo (autore)
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- 28/33
p_tosoni ha scritto:
Ciao,
se parliamo di muta completa, ha già una forte galleggiabilità e quindi ritengo inutile il giubbotto salvagente. Io quando mi immergo in apnea rientro sempre in porto con la muta indossata, non solo ma anche con i pesi. Questo perché se dovessi cadere in acqua non voglio fare la papera ma voglio avere la possibilità di immergermi, posso sempre decidere in un secondo momento di sganciarli. Se il mare è brutto resto anche con la maschera ed il boccaglio. Pensate se succede vicino ad una scogliera con mare frangente, meglio avere la possibilità di vederci bene e di essere sufficientemente pesanti da passare sotto le onde.
vorrei porre l'attenzione su due cose:
il mare agitato ha tanta acqua nebulizzata subito sopra la superficie, respirare li equivale a inalare acqua, è questo il motivo per cui circa una decina d'anni fa sono annegati tre ragazzi che, spaventati hanno abbandonato il cherockee per rientrare a nuoto. L'unico modo per respirare è tramite il boccaglio.
secondo punto: levatevi una cima in vita e fatevi strattonare da un'auto a 20 km all'ora (12 nodi) e poi mi dite. Credo che il rischio di rimanere tramortito sia elevato e tramortiti in acqua vuol dire annegare, preferisco farmi 5 miglia a nuoto con muta e maschera seppur senza pinne. Io non mi legherò mai al gommone con una cima.
ciao a tutti
Piero

Ciao Tosoni, ti ringrazio per le tue osservazioni pur sempre utili a salvaguardia della sicurezza in mare.
Nel tuo intervento noto tuttavia una imprecisione. Una volta caduti in acqua, il cavetto trattenuto dal polso si distacca provocandone l'immediato spegnimento.
Dunque la barca è ferma e non c'è alcuna tensione sulla cima che il naufrago possa avere legata alla vita.
Nelle mie ipotesi, con riferimento alla disavventura da me vissuta, si presuppone di avere sempre il cavetto allacciato. Altrimenti le rogne ce le andiamo a cercare.
Se infatti cadessimo in acqua senza che il motore si spenga, la barca priva di controllo si disporrà in virata descrivendo dei cerchi più o meno ampi (a seconda se rimane in planata o procede in dislocamento).
La cosa conturbante è che quei cerchi vengono descritti a partire dal naufrago caduto in acqua col rischio di ritrovarsi col battello addosso già al primo giro.

Per quanto riguarda la muta sub da indossare, non vedo controindicazioni se sopra di essa indossassimo anche un salvagente.
La nostra primaria esigenza non è quella di percorrere più strada a nuoto per avvicinarci a riva (se poi dovessimo farlo contro mare il nuoto è addirittura inutile e dannoso per lo spreco di preziose energie) bensì quella di mantenerci più possibile con la testa fuori dall'acqua. Immagina quando venissi investito da un frangente con la sua cresta che ti si rovescia addosso: conviene restare in apnea finché la testa riaffiora dalla schiuma fidando nella maggiore spinta di galleggiamento. Naturalmente in queste situazioni estreme è utile indossare anche la maschera e... pure le pinne.
Nella mia fattispecie, alla partenza del percorso di ritorno, il vento era a carattere di brezza. Poi è venuto fuori un mezzo casino neppure tanto raro da queste parti.
Considera ancora la difficoltà di organizzarsi a bordo con tutte quelle precauzioni che ti costringono a sospendere la guida mentre il battello sballotta da tutte le parti.
A bordo del JABAR volo sull'acqua verso l'isola che sfuma all'orizzonte dove mare e cielo si abbracciano.
Mi accompagnano il sussurro del motore e un gruppo di delfini festosi. Ora faccio parte di quell'ambiente meraviglioso. Ora sono felice.
Capitano di Corvetta
p_tosoni
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Ciao Giacomo,
ho scritto seguendo la tua descrizione, le onde erano più veloci del gommone tanto che hanno aumentato la sua velocità e il frangente ha trascinato via il gommone anche a motore spento. Immaginando che tu viaggiavi a circa 10 nodi, ho pensato che le onde andassero ad almeno 12.
Se poi calcoliamo un onda alta 2 metri, spessa 4 e larga come il gommone intraversato parliamo di 24 tonnellate di acqua, se anche te ne casca sopra solo il 10% è un bel strattone.
ho interpretato male? Felice
Balocco 5
Tenente di Vascello
Barrotta Giacomo (autore)
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- 30/33
p_tosoni ha scritto:
Ciao Giacomo,
ho scritto seguendo la tua descrizione, le onde erano più veloci del gommone tanto che hanno aumentato la sua velocità e il frangente ha trascinato via il gommone anche a motore spento. Immaginando che tu viaggiavi a circa 10 nodi, ho pensato che le onde andassero ad almeno 12.
Se poi calcoliamo un onda alta 2 metri, spessa 4 e larga come il gommone intraversato parliamo di 24 tonnellate di acqua, se anche te ne casca sopra solo il 10% è un bel strattone.
ho interpretato male? Felice

...calma Tosoni, procediamo con ordine.
Ho detto che la mia navigazione era al giardinetto di dritta ed io procedevo alla velocità minima di planata navigando a vista manovrando con sterzo e gas per scegliere i percorsi più agevoli e restando il più il possibile alla larga dalle onde frangenti.
Ora la mia attenzione era per lo più concentrata davanti alla prora e non potevo accorgermi di quell'onda proveniente da poppa che me l'ha sollevata facendomi procedere in picchiata nell'incavo.
Una volta caduto in acqua il gommone - a motore spento e già alleggerito del mio peso - era esposto alla presa del vento teso e scarrocciava ad una velocità ben maggiore della mia che ero immerso in acqua.
Esso procedeva così mantenendo la prora in rotta e giunsi a vedere un'onda frangente che si abbatté sulla poppa imprimendole una ulteriore spinta in avanti fin quando la schiuma si distese dissipando la sua energia.
Da qui la rapida decisione di nuotare con tutte le mie forze verso il battello per superare la velocità del suo scarroccio.

Il calcolo della velocità delle onde che tu valuti in 12 nodi mi sembra davvero eccessiva. Mi pare più verosimile una velocità di 4-6 nodi.
Tieni conto che la mia navigazione a velocità minima per mantenermi in planata è intorno ai 6-8 nodi.
Considera che non è che il mare fosse in tempesta, si è trattato di una robusta sventolata combinata coi venti termici che si alzano nel pomeriggio. Verso sera il mare è tornato quasi calmo.

Ciao.
A bordo del JABAR volo sull'acqua verso l'isola che sfuma all'orizzonte dove mare e cielo si abbracciano.
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