Niente salone di Genova 2016 per i grandi marchi [pag. 3]

Capitano di Corvetta
sabrigio
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- 21/42
Embarassed scusate mi è impazzito il pc mi ha inviato un messaggio non voluto
giorgio
italiano fuori corso dentro
2° Capo
danielinooo
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- 22/42
dolce*11 ha scritto:
Staranno giocando in difesa o in attacco?


Secondo me in attacco, altrimenti non si coalizzavano così molti dei più grandi produttori di gommoni.

I nomi che hanno annunciato il "boicottaggio di Genova" sono importanti e non possono essere ignorati. Tuttavia a me piaceva un evento unico dove andare e trovare tutti i produttori tutti insieme e poter fare un raffronto anche provando in mare il prodotto, a questo punto non so se vogliono boicottare Genova come location e spostarsi a Milano o se vogliono proprio boicottare un salone unico per spostare tutte le energie verso più eventi in giro per l'Italia.

Se vogliono andare verso una capillarizzazione verso i concessionari se uno vuole fare una comparazione fra 2/3 o più marchi di gommoni dovrà farsi il giro dei concessionari specifici mentre ritenevo la fiera molto più comoda per vederli uno accanto all'altro sia nello stand sia in mare.
Sottotenente di Vascello
si18665
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- 23/42
Elon Musk, proprietario della societa' Tesla ha dimostrato di ottenere un portafoglio ordini di piu' di 300.000 auto in un mese, e lo ha fatto via Internet e con una sola presentazione pubblica. Nessuno sapeva dell'esistenza di Tesla fino a 5 anni fa. In sostanza, da zero ad un portafoglio ordini da fare invidia alla Fiat, ci ha messo meno di 5 anni. Questo dimostra che se si offre un prodotto altamente innovativo e ad un prezzo competitivo, non c'e' ne' bisogno di una fiera, ne' bisogno di rivenditori.

Alcuni celebri musei hanno messo da tempo on-line i loro capolavori con guide virtuali molto efficaci. Se poi uno ne rimane incantato, allora affronta un viaggio e va a vederli di persona.

La maggioranza di chi ha risposto a questo topic fino ad ora, sembra trovarsi d'accordo con il considerare le tradizionali formule di vendita del gommone, (mi riferisco rigidamente al gommone e non altro), ormai obsoleta. L'unico valore aggiunto che il rivenditore puo' darmi e' quello di montarmi il motore, la bussola, il roll-bar ed accessori vari, e sono disposto a pagargleli come servizio a valore aggiunto. Non vedo il perche' debba pagare al rivenditore il 30% del prezzo di un gommone solo perche' ha una sala di esposizione con i suoi relativi costi. Il mondo e' cambiato e se non riconosco un vero valore aggiunto, allora non compro. Mi tengo il mio "vecchio" gommone, ma anche l'investimento che ho fatto nel comprarlo nuovo. Da qui', se applicato a molti, si potrebbe dedurre che i signori produttori vendono meno.
Ammiraglio di squadra
Yatar1963
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- 24/42
AM ha scritto:
Il prodotto barca è un prodotto povero di tecnologia e non industrializzabile, quindi se vuoi crescere devi investire su contenuti diversi dal prodotto.

Se guardiamo i brand americani (Searay, Four Winns, Chaparral, Bayliner ecc) potremmo anche affermare il contrario
Perchè non solo le fanno in serie, ma abbiamo marchi diversi e mezzi praticamente uguali e con identica motorizzazione

A mio parere disegnare una carena innovativa non è "povertà di tecnologia" perchè serve un know how coi controOO
Al contrario disegnare (o ricopiare) idee già sfrutatte lo è.

Allore perchè vendere prodotti tanto poveri a prezzi inaccessibili?
Perchè imporre package che rendono pochi spiccioli al costruttore, ben sapendo che i motori che a noi vengono imposti a 10, altrove costano 7 o 5?

Le barche non girano per strada: dovè che un diportista attinge alle informazioni per la sua scelta? Al salone, al porto, alla fonda o sui fotoannunci specializzati?
Tanto nessuno te la fa provare, se non in casi rarissimi, quindi alla fine vado a cercare info sui (SUL) forum

Il dealer è utile: Manò dalle mie parti era sconosciuto, poi è arrivato un dealer locale
E' anche vero che, sempre dalle mie parti, in tantissimi si fanno scrupoli a comprare un auto a miglior prezzo fuori provincia, in quanto si vergognano di portarla poi a fare il tagliando dal concessionario di zona....
E così si continuerà se il cantiere mi fa lo stesso prezzo del dealer!

Non è nostro mestiere imporre strategie di marketing vincenti, e forse non siamo nemmeno il target giusto, ma certamente in questo topic sono uscite varie opinioni "da cliente" cui attingerei se fossi un'azienda.

Per tutto questo permettetemi una battuta: Popocchio docet, ma Gommonautica pure.
Nonostante tutto.
Ci vediamo quando ci vediamo..
Cit. Danny Ocean
Sottotenente di Vascello
AM
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- 25/42
Quando scrivo che non è industrializzabile non intendo dire che sia vietato farlo, ma che economicamente non porta a grandi vantaggi.
Prodotto povero non significa che costa poco realizzarlo.
Ho chiesto in giro e pare che la motivazione che abbia spinto i suddetti cantieri a "Bigiare" Genova è dovuta principalmente alla questione delle date che si sovrappongono al salone di Canne.
Quindi nessun cambio radicale di strategie, solo una scelta ed una preferenza.
Mi domando come mai a GE abbiano deciso di anticipare il salone suicidandosi nel confronto direttissimo. Per me rimane solo la spiegazine politica, chi esporrà a GE avrà molti meno concorrenti.
...Il futuro è di chi lo sa immaginare...
Capitano di Vascello
yanez323
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- 26/42
Nell'articolo che annuncia la mancata partecipazione dei maggiori marchi italiani di gommoni c'è l'elenco della aziende.
Lo scorso anno, a ridosso del Salone di Genova spunta l'annuncio della nascita di Nautica Italiana, affiliata ad "Alta gamma". per pura cronaca, questi sono i marchi fondatori : Amico & Co, Apreamare, Arcadia Yachts, Azimut, Baglietto, Baia, Benetti, Cantieri di Sarnico, Cantieri del Mediterraneo, Cerri, CRN, Ferretti, Giacomo Colombo, Itama, Lusben, Maltese, Marina di Varazze, Mase Generators, Mochi, Perini Navi, Pershing, Picchiotti, Riva, Salpa..
Nautica Italiana pensa anche a proprie iniziative espositive, ne più ne meno che le aziende di gommoni di cui sopra.
Forse è il caso di domandarsi che senso hanno Saloni come Genova quando il prodotto per i singoli acquirenti non sono immediatamente visibili e toccabili.
Mi spiego meglio: se un'auto nuova va al Salone di Ginevra o Francoforte , nel giro di qualche settimana sono subissato di prove sulle riviste del settore e poi posso andarmela a vedere con calma in una qualsiasi concessionaria di quella marca nel giro, al massimo, di una trentina di km. e prenotare una prova senza troppe difficoltà
Per la barca devo trovare il "dealer", spesso a qualche centinaio di km e sperare che ce l'abbia in esposizione.Se il dealer, poi, è a Torino o anche Roma est ho seri dubbi di riuscire a provarla.
Dal'articolo comparso sul forum credo che le aziende di gommoni cerchino di arrivare, ora più vicino possibile al proprio segmento di pubblico, mentre i cantieri di Nautica Italiana, vogliano rafforzare l'immagine di "esclusività", sempre intimamente connessa ad un certo tipo di nautica, operando in ambienti "esclusivi", senza troppi inutili, per il loro segmento, curiosi.Giustamente, ognuno a modo suo cerca di coltivarsi i propri parrocchiani.
Portare un'intera gamma di autovetture ad un salone richiede un paio di bisarche e tre taniche di cera, portare certi tipi di barche richiede trasporti eccezionali, con relativi costi, o invio per mare.
Dall'altra parte se non si hanno novità sostanziali, ma eterni rifacimenti migliorativi andare ad un Salone come Genova che senso ha?
Per quanto riguarda i compratori professionali, credo abbiano,oggi, ben altri canali di contatto.
Per quello che ho visto fino ad ora qualche ente espositivo lancia l'idea di una fiera "minore" e spera di attirare espositori. Ultimamente pare che gli inviti cadano nel vuoto oppure inzeppano gli stand con venditori di pentole, gelatiere, saponi da bucato o aspirapolvere, nautici s'intende, senza avere neanche le strutture idonee per un certo tipo di prodotti !
Se però un gruppo di produttori con prodotti inseriti in un certo segmento propone un evento espositivo in idonee strutture, non necessariamente una fiera o un Salone, il prezzo lo fanno loro e si tirano dentro un buon numero di aziende produttive o commerciali dell'indotto locale. Di esposizioni del genere potrebbero bastarne tre ed il contatto con un pubblico realmente interessato potrebbe veramente esserci ed in misura maggiore che a Genova.
Se poi è possibile che i prezzi degli spazi espositivi potrebbero essere loro a farli è anche vero che ai grandi Saloni, dispersivi per la loro stessa natura, i prezzi degli stand sono un "contratto per adesione", ovvero "o mangi questa minestra o salti...", con corollario di imbucati o torme di persone "portate" in gita per far lievitare il numero di visitatori da comunicare alla stampa, come indice di successo. Per gli espositori quindi deve esserci un ritorno almeno d'immagine, se hanno reali novità, se non di volume d'affari, altrimenti è e rimane una perdita secca, visto che dove non c'è guadagno a remissione è certa.
@Van Bob
hai lanciato il sasso nello stagno e taci. Ma tu che ne pensi Question Question Question Question
Site Admin
VanBob (autore)
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- 27/42
Il mio pensiero è piuttosto semplice.

Sono orientato a credere a quanto dichiarato nella comunicazione.
Senza fare riferimento al trend fieristico delle ultime edizioni, credo si possa dire che il costo della presenza a Genova è alto in relazione ai vantaggi che si ottengono.
Suppongo che il costo per ogni contatto realmente interessato sia decisamente superiore a quello che una buona organizzazione aziendale che supporti capillarmente il territorio riesca ad ottenere. Tradotto: probabilmente a parità di costi si raggiunge una maggiore quantità di potenziale clientela selezionata.

Credo poco alla dichiarata futura unione di intenti tra i marchi in firma, piuttosto mi sembra un accordo "no-contest" volto a non esporsi a facili critiche conseguenti alla scoperta di non essere presenti in fiera come da tradizione, che potrebbe apparire come un declino.
Insomma... una furbata lungimirante.
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Sottotenente di Vascello
AM
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- 28/42
Interessantissime le vs. opinioni.
Rilevo tuttavia che questi firmatari non hanno affatto cambiato le loro abitudini e sistemi, hanno solo rinunciato ad un salone per un altro.
Quindi rimane tutto uguale, salone, barche esposte etc etc.
Con quello che costa un salone ci paghi l'affitto di un capannone per un anno, quindi basterebbe che i suddetti firmatari decidessero di creare una esposizione permanente visitabile su appuntamento con degli agenti, da li alla possibilità di testarlo in acqua il passo sarebbe abbastana breve.
Tuttavia un conto è accordarsi per scrivere una lettera di giustificazione ad un assenza collettiva, un conto e fare una cosa alternativa insieme...Ah ah.
I cinesi eterni esclusi dalle fiere di settore (fateci caso nonostante che producano tutto in dosi massiccie, alle fiere non si vedono mai) hanno adottato un metodo simile, qui in Cina si trovano palazzi espositivi bellissimi un po ovunque, il compratore (in genere dipendenti di aziende commerciali) arriva ed in una sola visita vede centinaia di fornitori per uno stesso articolo e sue varianti.
Il concetto di concorrente in Italia è ancora visto in senso medioevale (buon viso a cattivo gioco rabbia ed invidia), si gioca a chi è più grosso facendo lievitare i prezzi dei prodotti e dei sistemi di vendita sperando che il concorrente non abbia le risorse per seguirti, anzichè lavorare in un ottica di ottimizzazione dei costi dei servizi al pubblico nel tentativo di abbassare i costi ed aumentare il parco dei potenziali clienti.
Quando andrete in visita ad una fiera chiedetevi quanto costa quello stand, quei venditori, quella pubblicità, quanto costa diviso ogni prodotto che potreste acquistare e rendetevi conto che quei costi aggiuntivi non sono affatto qualità del prodotto!
Il meccanisco è perverso, i cantieri spendono e spandono per stare al passo ed il tutto porta solo ad un aumento dei costi ed un impoverimento dei prodotti.
Ma questo è il sistema del Brand, chi in passato ha provato ad uscirne (ad esempio Marshall: ricordo che un anno pubblico una pagina pubblicitaria dicendo che non sarebbe andata a GE) è sparito (ad esempio Asso), seppellito dagli eventi.
...Il futuro è di chi lo sa immaginare...
Ammiraglio di squadra
ropanda
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AM ha scritto:

I cinesi eterni esclusi dalle fiere di settore (fateci caso nonostante che producano tutto in dosi massiccie, alle fiere non si vedono mai) hanno adottato un metodo simile, qui in Cina si trovano palazzi espositivi bellissimi un po ovunque, il compratore (in genere dipendenti di aziende commerciali) arriva ed in una sola visita vede centinaia di fornitori per uno stesso articolo e sue varianti.

Il concetto di concorrente in Italia è ancora visto in senso medioevale (buon viso a cattivo gioco rabbia ed invidia), si gioca a chi è più grosso facendo lievitare i prezzi dei prodotti e dei sistemi di vendita sperando che il concorrente non abbia le risorse per seguirti, anzichè lavorare in un ottica di ottimizzazione dei costi dei servizi al pubblico nel tentativo di abbassare i costi ed aumentare il parco dei potenziali clienti.


permettimi di dissentire amichevolmente.......
non si può confrontare in assoluto la "imprenditoria" cinese con l'italiana, la ho chiamata tra virgolette per chè è cosi come deve essere chiamata, già che di liberale (pilastro della imprenditoria) non ha nulla.
caso mai la potete confrontare con i suoi pari .....indiani , pakistani etc, che già le stanno facendo ombra.

guarda caso .....hanno tanto potere che si permettono di comprare gran parte della produzione delle NOSTRE materie prime (caso inox) alzando il valore nel mercato interno italiano, per poi venderci i manufatti (pezzi) da Noi ugualmente fabbricati ,......... così ci troviamo materia prima e mano d'opera più cara.

poi mi meraviglio degli "EROI" imprenditori capitalisti globalizzati che usufruendo di questi vantaggi, parlano della inefficacia della imprenditoria italiana. così e facile........

quindi ogni azienda locale si fa a modo dove nasce e cresce.

nel caso specifico di queste aziende nautiche, dato al mercato in stato di pauperismo, forse non potranno sopravvivere tutte, e la miglior maniera sarebbe unirsi e fare i migliori modelli di cada una.

quella che potrebbe correre da sola potrebbe essere la Formenti con un progetto tutto suo, anche con metodi di vendita già implementati, diversi a gli altri, come fare le open house , tante volte fatte nella Liguria con prove a mare di tutta la sua flotta.
Salpa Laver 20.5 Cabin -selva 100cv 4T
elica Al 3 pale Ø13.75 x 13. mod 14/15
barca 5.5 Mitica Ropanda - selva-marlin 100 cv 4 T
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ex gommone selva 4.20- johnson 25 cv
Capitano di Vascello
yanez323
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- 30/42
ggi, sul Corriere della Sera, è comparso questo articolo :
https://www.corriere.it/economia/16_maggio_17/ucina-nautica-italiana-riaprono-dialogo-il-rilancio-settore-7d72d24a-1c5d-11e6-86d1-c1e2db24bea0.shtml
Leggendo tra le righe, non sembra che sia estranea a tutto la suddivisione dei fondi ministeriali per le attività.
le tue osservazioni, basate su un'esperienza diretta sono giustissime, anche se la Cina nel grande commercio internazionale, specie di beni di consumo, è arrivata in tempi relativamente recenti ed in epoca di mercato globale, con tutti i vantaggi e svantaggi che la cosa ha comportato.Rispetto ad altri Paesi occidentali era il luogo dove andare a produrre e dove gli altri trasferivano il loro manifatturiero. La concentrazione in grossi "centri acquisti" è stata anche una conseguenza pratica, mutuato dal modello giapponese già in voga negli anni 60/70, anche perchè, fino a non molto tempo addietro, anche la libertà di movimento per turisti ed investitori esteri non era delle migliori e l'economia dovrebbe ancora risentire di una discreta pressione di dirigismo statalista.
E' un'economia che sta oltretutto maturando e, paradossalmente, il miglioramento delle condizioni generali interne porta ad un PIL non più a due cifre, come qualche anno fa, ma ad un "modesto" 7%, che, confrontato a quello di Paesi europei o anche gli USA, rimane sempre stratosferico.
Per quanto riguarda la presenza cinese al Salone d Genova, credo che per puro pragatismo non considerino ancora il settore per loro conveniente esserci in maniera diretta, mentre i loro prodotti sono sicuramente presenti sotto noti marchi occidentali.
Da ultimo, i grandi centri acquisti non sono nella tradizione occidentale ma sono i cinesi che stanno cominciando ad importare questo sistema. Ti segnalo questo per esperienza diretta, ma calcola che, nelle immediate adiacenze, ci sono decine di altri hangar che vendono merce cinese, gestiti da imprenditori cinesi:

https://www.centroingrossocina.it/
Sailornet