Arcoraggio: perchè non bisogna farlo sulle praterie di posidonia

Guardiamarina
mabbond (autore)
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Perchè non bisogna ancorare sulle praterie di posidonia oceanica?

Due note per delineare cosa sono le praterie di posidonia.

La posidonia oceanica è una pianta marina endemica del Mar Mediterraneo. Non è un’alga come a volte si legge, appartiene alle fanerogame marine che nel Mediterraneo sono rappresentate da cinque specie differenti. posidonia oceanica, Zostera noltii, Zostera marina, Cymodocea nodosa e Halophila stipulacea. Quest’ultima è stata introdotta nel nostro mare di recente, ed è quindi considerata una specie aliena. Tutte le fanerogame elencate sono infatti inserite, tranne la Halophila stipulacela, nell’allegato I della Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa (Berna), come “Specie di flora rigorosamente protette”. Sono
inoltre inserite nell’allegato II della Convenzione di Barcellona, relativo alle zone particolarmente protette e alla diversità biologica nel Mediterraneo, protocollo ASPIM, “Specie in pericolo o minacciate.

La posidonia oceanica è organizzata in radici, fusto o rizoma e foglie. Come tutte le piante genera fiori e frutti nel periodo che va dalla primavera alla fine dell’estate. I fiori sono prodotti dalla pianta da settembre a novembre ed esiste, lungo le coste francesi, uno sfasamento temporale della fioritura tra le piante del limite superiore e del limite inferiore che arriva fino a due mesi. Si suppone dovuto al gradiente luminoso e termico presente alle diverse profondità (Bedini, 2004). I frutti maturano in un periodo di tempo che varia da sei a nove mesi. I frutti sono chiamati comunemente “olive di mare”, i quali una volta liberi dalla pianta madre galleggiano sulla superficie dell’acqua trasportati lontano dalle onde e dal vento. La parte che ricopre il seme è detta “pericarpo”, una sorta di protezione del seme vero e proprio, abbastanza succosa all’interno e più dura proprio come un’oliva all’esterno. Il pericarpo assolve a funzioni sia di galleggiamento che di protezione verso i raggi del sole. Una volta che questo si deteriora il seme cade sul fondo dando origine ad una nuova pianta.

Purtroppo i frutti non hanno cadenza annuale e questo tipo di riproduzione pare sia molto più raro della propagazione vegetativa. Almeno per quanto riguarda gli studi effettuati negli ultimi decenni. Il fondale su cui si insedia la posidonia oceanica è in genere sabbioso e con una granulometria che varia da fine a medio-fine. L’intervallo di temperatura in genere è tra i 10° e i 28°C, abbisogna di condizioni di particolare limpidezza delle acque mentre non tollera variazioni di salinità.

Una curiosità: le piccole palline marroni che si trovano in spiaggia sono il composto più resistente che viene compattato con il movimento delle onde e dall’incessante lavorìo del vento. Il prodotto così trasformato prende il nome di “egagropili” (Mojetta, 2002).

Tanto per dare un'idea: Negli ultimi anni al largo delle Baleari è stata scoperta una pianta di posidonia lunga circa 8km. Da un'analisi si è potuto attribuire un'età di 100.000 anni. Non male, eh?

La prateria di posidonia oceanica può modificare in modo sensibile il fondale. La causa di questa modifica risiede nel fatto che la pianta riesce con i rizomi a superare il livello di sabbia che si instaura, sempre più alto, durante le mareggiate. Quindi oltre ad uno sviluppo orizzontale esiste anche uno sviluppo verticale. Gli intrecci di rizomi e radici prendono il nome di “matte”. Inoltre le lunghe foglie della posidonia Oceanica riducono in maniera a volte sensibile l’idrodinamismo proprio del moto ondoso. Questa particolarità la rende il primo difensore naturale delle nostre coste, ed è questo uno dei motivi per cui è protetta.

Le praterie danno rifugio ad una moltitudine di micro e macro specie di organismi che vanno a creare un'habitat del tutto particolare. E' una fantastica nursery a migliaia di organismi, produce fino a 20 lt di ossigeno per metro quadrato al giorno e molto altro ancora.

Quando si cala l'ancora nella prateria, questa inevitabilmente prende tra i rizomi e le foglie. Una volta salpata l'ancora le marre di questa strappano la parte di rizomi a cui era ancorata. Si crea una sorta di buco che negli anni a venire sarà il tallone d'Achille della prateria. A poco a poco le mareggiate creeranno un buco sempre più ampio dando così "il fianco" alla prateria. Il resto lo faranno i nemici "tipici" della posidonia. Senza le praterie migliaia di organismi non troveranno più cibo e saranno alla mercè dei predatori. Non verrà più prodotto ossigeno e le specie non troveranno più il riparo necessario. Una catena molto pericolosa.

Per tutto questo mi sento di lanciare tra voi che avete sicuramente a cuore il nostro amato mare un'appello a non ancorare più nelle praterie di posidonia oceanica.
Michele -
Capitano di Vascello
Enzino86
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re: Arcoraggio: perchè non bisogna farlo sulle praterie di posidonia
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Ammiraglio di squadra
andimar
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Molto spesso mi sono imbattuto su fondali di posidonia (al largo di camerota e Palinuro), ma non ho mai ancorato perchè mi sembrava logico che salpando avrei fatto danni. Per di più, le mie gemelle non avrebbere mai fatto il bagno in quelle zone e in un modo o nell'altro qualcosa di buono per la posidonia l'ho fatto (almeno credo).
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