Ombrinale di scarico del gavone ancora: come deve essere? Dimensioni, posizione... [pag. 2]

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LucaPP (autore)
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- 11/19
alberto ang ha scritto:
Ma è mai possibile che non si riesce a fare un lavoro a regola d'arte??? Tutto deve essere approssimativo.

Eh, scusa ma adesso bisogna che mi spieghi qual è la regola d'arte, mica puoi lasciarmi appeso al dubbio.
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alberto ang
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- 12/19
il procedimento corretto per farlo durare un secolo è il seguente.

Acquisti della resina epossidica , del diluente epossidico , della stuoia di fibra, di vetro e dei pennelli.

una volta realizzato il manufatto, conservando una piccola quantità di polvere residua della carteggiatura( dopo saprai a cosa serve) , prepari la resina epossidica e la diluisci con il diluente fino a renderla liquida , con un pennello impregni per bene tutto il legno prestando attenzione agli angoli.

Attendi circa un'ora al fine di far evaporare il solvente e poi , impasti la polvere di legno con la resina e con questo stucco raccordi gli angoli , personalmente mi aiuto con uno stecco dei gelati.

poi cospargi nuovamente tutto il legno con la epossidica ( questa volta non diluita ) e poggi sopra la stuoia di vetro e con il pennello usato come se fosse un piccolo martello impregni tutta la fibra , dove necessita puoi aggiungere dei fazzoletti di rinforzo e mi raccomando gli angoli.

Due giorni dopo hai tra le mani qualcosa di indistruttibile e perfettamente resistente all'Acqua.

Il passo successivo è incollarlo alla carena .
l'Arca di Noè è stata costruita da dei dilettanti, il Titanic da dei professionisti .
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- 13/19
alberto ang ha scritto:
il procedimento corretto per farlo durare un secolo è il seguente...

Grazie! Molto istruttivo, se ho capito bene si tratta di rivestire ogni singolo pezzo di legno con vetroresina, prima di assemblare il tutto. Questo mi farebbe ripensare tutto il progetto, perché ho nessuna esperienza con la vetroresina e lo spessore aggiunto modifica le geometrie in modo imprevedibile. Sono 4 pezzi, due per il sostegno e due per il ripiano. per ottenere le inclinazioni esatte e far combaciare perfettamente tutto ho lavorato di fino per ore con la lima. Si tratta di millimetri.

Io mi sarei fidato già abbastanza della lacca protettiva che ho usato per il prendisole in legno sul vecchio Marshall: è durata 24 anni, il legno è ancora in ottimo stato.
alberto ang ha scritto:
Il passo successivo è incollarlo alla carena .

Se ti va di postare i dettagli anche per questo....
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alberto ang
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- 14/19
Rimani di qualche mm scarso , poi quando lo incolli alla carena pareggi il tutto.

Per incollarlo , carteggi leggermente ( tanto per togliere il lucido ) sia il pezzo realizzato sia la carena e poi usi la resina avanzata.

Crei un impasto tipo stucco utilizzando degli addensanti ( ceramica o cellulosa ma va bene anche il borotalco) e lo posizioni sul lato di testa , poi inserisci il pezzo che si incollerà alla carena , se vuoi ti consiglio di posizionare delle striscie di stuoia per rinforzo.
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- 15/19
alberto ang ha scritto:
Rimani di qualche mm scarso , poi quando lo incolli alla carena pareggi il tutto.

Facile a dirsi se si ha esperienza del materiale, ma quella si impara a bottega, oppure sbagliando a casa propria. Siccome non posso sbagliare questa operazione, mi chiedo se non può andare bene questa alternativa: mi limito a resinare bene i pezzi di legno, senza avvolgerli con la stuoia di vetro. Poi li poso e li incollo allo scafo come hai detto, e solo dopo aggiungo un foglio di vetroresina sopra il ripiano, a copertura del pavimento del gavone e delle incollature laterali. Che ne dici? Per come l'ho progettato, la rigidezza del ripiano non deve sopportare tutto il peso, che si scarica sul supporto sottostante.
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alberto ang
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- 16/19
In questo lavoro bisogna soddisfare due requisiti, il primo strutturale , il secondo di tenuta nel tempo all'acqua.

Se vuoi resinare e basta è un po' un lavoro a metà , ma può essere il minimo sindacale.

Resina una prima mano con la epossidica diluita e poi una seconda dopo un paio di ore con la resina nn diluita.

Sicuramente posizionare un foglio di fibra sul ripiano ti aiuta a proteggere e rinforzata lo stesso.
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LucaPP (autore)
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- 17/19
Alla fine ho realizzato sostanzialmente quel che s'è detto qui. Grazie a tutti e in particolare ad Alberto per le dritte. Per i dettagli, e per farmi una cultura sulla vetroresina, mi sono appoggiato a un paio di cantieri nautici e a una ditta specializzata in vetroresina e vernici.

Realizzo prima questa struttura di supporto, una sorta di paramezzale con paratia. Questi scaricano il peso sulla chiglia e determinano l'inclinazione del piano del gavone verso lo scarico. Tanto per fare conoscenza con la vetroresina, visto che è la prima volta, copro le superfici che resteranno all'interno del "sarcofago" con epossidica e uno strato di mat in fibra di vetro:
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Poi fisso il supporto definitivamente nel gavone con il sigillante strutturale:
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Ho passato molto tempo a sagomare tutti i pezzi in modo da seguire le irregolarità e le asimmetrie dello scafo, combaciano molto strettamente. I due listelli laterali servono solo da "mensola" per non far colare giù la resina che userò poi. Ho fatto qualche esperimento con la resina addensata con il silicio colloidale, ma penso che non mi servirà.

Ora carteggio tutta la superficie di incollaggio e le pareti del gavone con la levigatrice angolare. Quindi resino uno strato di mat sulle pareti, sulle superfici di appoggio e sulla faccia inferiore dei due ripiani triangolari. Poi cospargo di abbondante resina la superficie di incollaggio e piazzo i ripiani. La pressione che ci metto fa tracimare ai bordi e al centro la resina in eccesso, che spalmo a pennello. C'è solo un po' di luce agli angoli e nella fessura fra i due pezzi del ripiano, che riempo colando ancora resina con polvere di legno.
Quindi sovrappongo quattro strati di mat sul ripiano, salendo anche un po' sulle pareti. Il risultato è questo:
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Fra uno strato e l'altro ho atteso alcune ore, senza arrivare all'indurimento completo e quindi senza carteggiare. Per l'aderenza e per impregnare bene gli strati ho sempre pressato con rulli frangibolle.

A questo punto, dopo l'indurimento completo passo con la levigatrice, poi do uno strato di stucco epossidico per livellare. Infine copro tutto con gel epossidico, una mano su tutto il gavone, varie mani sulle pareti e sul fondo. Risultato finale:
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Nella foto il foro dello scarico è ancora grezzo. Per proteggerlo ho poi usato resina e gel come per il gavone.

I materiali sono stati questi:

- Multistrato okumé da 18 mm
- 3M 5200 (sigillante)
- Marlin Barrier (resina epossidica)
- Mat fibra di vetro 300 g/mq
- Marlin Epogel (protettivo epossidico per gavoni e sentine)
- Veneziani Epomast (stucco epossidico)

Che dire? Una faticaccia. Almeno è bello. Manca solo la prova in mare, poi il tempo dirà se è anche buono. Speriamo.
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nico.gal82
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- 18/19
vedo solo ora questa tua stupenda realizzazione , complimenti perché per essere la prima volta è davvero tanta roba.
ma voglio porti una domanda.... a che prò creare uno spazio vuoto non ispezionabile?
solo per avere un piano di appoggio regolare e non la "V"?
cmq l'acqua scolerebbe fuoribordo tramite il foro....o mi sbaglio?
Bat BIG CAYMAN 510
Mercury ELPT EFI 40/60 CV
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LucaPP (autore)
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- 19/19
nico.gal82 ha scritto:
stupenda realizzazione
Grazie! Smile Devo dire che i consigli qui sul forum sono stati determinanti. Senza di quelli, anche con tutta la buona volontà avrei fatto molto peggio.

Allora, sì: il pianale per sollevare il fondo del gavone è indispensabile qui per la ruota di prua avanzata e molto affilata (che è una bella caratteristica di questa carena). Dalle foto del gavone fatte da sopra non è evidente, ma si trattava di una sorta di imbuto stretto e molto profondo. Se guardi la prima foto di questo topic (quella con i segni a pennarello sulla carena), tira una riga verticale giù dal segno del foro di scarico: vedi che arrivi alla chiglia quasi dove termina la ruota di prua, in un punto 25-30 cm sotto al galleggiamento. Il fondo del gavone è lì, appena sopra. Per cui, in dislocamento, il foro di scarico sarebbe sempre sommerso, in pratica avresti sempre almeno un palmo di mare dentro il gavone.

In più, data la forma, si formerebbe un malloppo di cima alto mezzo metro sempre zuppo e pressato dal peso delle ancore. Invece, col pianale, in questa foto che avevo fatto sul prototipo si vede bene quanta roba si può sistemare, tutta in bell'ordine e che resta asciutta finché non butto l'ancora, e poi si asciuga velocemente:
Capienza gavone di prua
re: Ombrinale di scarico del gavone ancora: come deve essere? Dimensioni, posizione...

Sono due ancore, 70 metri di cima, 8 metri di catena, la cintura dei piombi e c'è ancora spazio per una sacca.

Questo gavone dovrebbe uscire così di fabbrica. Non c'è bisogno di modifiche progettuali, ha già tutte le geometrie a posto.

Volendo avevo pensato di fare un foro di ispezione nella parete che separa questo gavone da quello grande al centro. Si può sempre fare ma non vedo il motivo di aprire un vano così ben sigillato.
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