Supporto motore ausiliario autocostruito

Capitano di Corvetta
poigps (autore)
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Ammetto innanzitutto di avere una certa fissazione riguardo al fatto di montare il motore su qualsiasi mezzo galleggiante, pur non avendo mai lesinato, in termini di acquisto e di manutenzione, sui motori principali e quindi presupponendone a monte una certa affidabilità.

Tuttavia, la sicurezza al 100% non vi è mai ed il guasto "bloccante" è sempre in agguato, con il risultato che se dovesse accadere di rimanere in panne per un guasto al motore, oltre agli improperi dell'equipaggio, si dovrebbero subire tutta quella serie di conseguenze, prime tra tutte le angherie degli sciacalli che dovrebbero recuperare il natante, ed eventuali "danni collaterali" derivati dalle circostanze in cui si verificherebbe il guasto.

Sono comunque consapevole che durante la vita di un natante il ricorso al motore ausiliario sarà un evento alquanto raro.

Dal momento che il vantaggio di averlo a bordo è di fatto di gran lunga inferiore allo svantaggio di portarselo a spasso "appeso" sulla poppa, soprattutto per chi come me vivendo a Venezia utilizza la barca tutto l'anno e quindi "l'intruso", oltre a costituire intralcio nelle manovre (che a Venezia corrispondono grosso modo al parcheggiare un'auto), potrebbe innescare propositi infelici da parte di qualcuno che ha le "mani lunghe", anziché tenerlo sempre installato opterò per una soluzione gavone-inside ed installarlo al bisogno.

Ciò condizionerà in modo determinante la scelta del propulsore ausiliario che dovrà essere leggero e poco ingombrante piuttosto che esageratamente potente.

Per la mia barca, una Bellingardo Open 480, che raggiunge in ordine di marcia i 600 kg, prendo in esame la classe di potenza di 5-6 cavalli.

Scarto subito i nuovi modelli a 4 tempi, un po per "spending-review" ma anche per questioni di peso (in media intorno ai 27 kg) e per le limitazioni nello stivaggio (posizioni obbligate dalle varie dinamiche di diffusione dell'olio motore).

La scelta ricade necessariamente su un due tempi e non potendo scegliere da catalogo, come avrei fatto per un motore nuovo, dovrò rivolgermi al mercato usato sperando, con un po di fortuna, di riuscire a trovare un modello adatto allo scopo e che sia comunque valido in termini di affidabilità.

Sono riuscito a reperire ad un buon prezzo un Jonhson J5R (clone del Suzuki DT5Y), 5 hp, 2 tempi, gambo lungo, monocilindrico, 22 kg di peso, serbatoio carburante incorporato da 2,5 lt ed attacco per serbatoio esterno, costruzione giugno 2000, in perfette condizioni, tranne qualche graffio come si vede in foto, ma meccanicamente perfetto (non è proprio una piuma, ma 5 kg in meno già fanno).

Supporto motore ausiliario autocostruito


Confesso che avrei preferito un bicilindrico, ma quando ho tolto la calandra ed ho visto il motore sono rimasto così affascinato dalla sua semplicità, oltre che dalle condizioni d'uso, che ho pensato subito alla massima di Henry Ford "Quello che non c'è non si rompe", rinunciando ad un modello solo concettualmente più sicuro (avevo visionato dei bicilindrici ma erano dei cimeli improponibili).

Preso il motore il passo successivo è quello della scelta del supporto.

E qui casca l'asino !

Inizio a vedere i più svariati modelli in commercio, ma non ne trovo uno che sia pratico, sobrio, resistente e perché no anche economico (l'effetto dello spending-review è contagioso... chissà se un giorno scoprirò di avere natali genovesi Wink )

Trovo in giro delle portaerei spaventose, sproporzionate sia per la barca che per il motore, oppure il classico supporto a squadra da montare sulla plancetta che non posso usare per via del fatto che le mie plancette sono internate rispetto al bottazzo, o peggio ancora dei marchingegni a saliscendi degni di barche alle quali la mia potrebbe tranquillamente fare da tender.

Da un canto è stato un bene non riuscire a trovare sul mercato un supporto ad hoc, altrimenti non sarebbe nato questo post, che chissà forse potrà essere utile in futuro a qualcun altro.

La soluzione allora è quella di costruirlo da me.

Visto che dovrà essere il supporto per quella barca e per quel motore, andrà progettato, in termini di design e di materiali, per adattarsi il meglio possibile con la poppa della mia barca e sostenere la potenza, esigua ma pur sempre tale, del piccolo fuoribordo.

Osservando il profilo della barca mostrato sotto in foto, vedo lo sbalzo superiore della plancetta a finire col bottazzo, alto 6 cm ed inclinato di 70 gradi, quale unica base d'appoggio del costruendo supporto, dopo aver scartato ipotesi più invasive e più impattanti dal punto di vista estetico (la plancetta a Venezia si usa anche per salire in barca da terra, non necessariamente alla fine del bagno, e quindi preferisco risparmiarla).

Supporto motore ausiliario autocostruito


Decido quindi di costruire il supporto creando un distanziale in acciaio inox, da fissare sullo sbalzo in corrispondenza del tratteggiato rosso, sul quale applicare la tavoletta.

Il progetto è già nella testa, pronto per essere messo in atto, quindi mi metto subito all'opera ed inizio a rovistare tra i materiali che mi trovo già in casa, notando subito una staffa larga 6 cm per 6 mm di spessore, rigorosamente in acciaio inox, sorella delle altre 3 che qualche tempo prima alcuni operai avevano sostituito in un pontile vicino e che mi ero fatto dare con la promessa da boy-scout di "smaltirle" io (per chi è appassionato di lavori nautici l'acciaio inox è "oro bianco").

Sembra fatta apposta per l'uso, è pure già piegata su due lati a misura, serve soltanto tagliarla al punto giusto, saldare la "base" e ridargli un po del suo originario splendore, dal momento che per qualche tempo è stata la "casa" di cozze ed ostriche.

Supporto motore ausiliario autocostruito


La base della "U" formata dalle due pieghe misura esattamente 22 cm, 2 in meno della tavoletta che dovrebbe essere larga 24 cm, a sua volta 4 cm più larga dell'attacco del fuoribordo (in modo da avere 2 cm per lato di spazio e non dovermi esibire in numeri da circo durante il montaggio "al volo" del motore).

Prendo la distanza tra la battuta verticale della staffa del motore e la fine del gambo, aggiungo la distanza sbalzo-bottazzo, più 5 cm di ulteriore distanza per distanziare sufficientemente il gambo dal bottazzo, con un goniometro rilevo l'angolo dello sbalzo della poppa rispetto all'asse verticale, aggiungo 5 gradi di apertura per dare alla tavoletta-piastra un'assetto negativo, in modo da poter trimmare il fuoribordo sia in negativo che in positivo giocando sui fori di regolazione (se avessi posizionato la piastra perfettamente verticale non avrei potuto trimmare negativamente più di quanto consentono i fori del supporto motore).

Pratico due tagli angolari sulla staffa ed uno dei due pezzi che avanzano lo taglio ulteriormente a misura per creare la base anche andrà fissata sullo sbalzo della poppa.

Saldo la base alla "U" con elettrodo acciaio inox della Wurth ed ecco fatto il distanziale.

Supporto motore ausiliario autocostruito


Ora passiamo alla tavoletta/piastra.

Mi guardo ancora intorno e mi ritrovo un bel pezzo di compensato marino da 5 cm di spessore, avanzo di un lavoro di rialzo dello specchio di poppa della barca di un amico, ed il feeling è pressoché immediato Wink.

Misuro l'impegno verticale del supporto motore che è di 14 cm, aggiungo i 6 cm del distanziale e va da se che la piastra dovrà misurare 24x20 cm.

Procedo al taglio, un po più generoso per consentirmi di giocarci un po di levigatrice e per dargli un aspetto più morbido decido di fresarne gli spigoli con la fresa ad angolo arrotondato, quel tanto che basta per smorzare la squadratura delle linee. I quattro angoli invece li arrotondo con la levigatrice operando "a compasso".

Ecco come si presenta la piastra grezza.

Supporto motore ausiliario autocostruito


Rimango soddisfatto anche della riuscita degli angoli.

Supporto motore ausiliario autocostruito


Una bella carteggiata con carta grana 120 con la levigatrice e la piastra è pronta per essere verniciata.

Tre mani di flatting Stoppani, che non manca mai in casa di chi ha la passione per i lavori di nautica, e la piastra assume già sembianze più gradevoli e per certi versi anche superiori alle aspettative.

Supporto motore ausiliario autocostruito


La quarta mano di flatting la passo dopo aver praticato i fori ed imbullonato la piastra al distanziale, in modo da poter coprire eventuali graffi procurati dalla foratura, imbullonandola con tre bulloni in acciaio inox da 70 mm M8 (8 mm) con relativi dadi autobloccanti, rondellati da entrambi i lati.

Vista interna
Supporto motore ausiliario autocostruito


Vista esterna
Supporto motore ausiliario autocostruito


Vista Laterale
Supporto motore ausiliario autocostruito


Il supporto sarebbe praticamente finito, quando però mi assale un dubbio, ovvero se il peso e le sollecitazioni del motore, scaricate solamente sullo sbalzo della poppa, alla lunga potrebbero far cedere il supporto o lesionare lo sbalzo della poppa e poiché voglio dormire sonni tranquilli, decido di dargli un "aiutino" aggiungendo un ulteriore attacco su cui scaricare e smorzare le forze in gioco.

Quindi smonto il dado centrale ed in corrispondenza gli saldo un attacco ad "U" al quale a sua volta collegare un tubo inox da 25 mm di sezione fissato con altro supporto ad "U" in un punto inferiore della poppa, rigorosamente in opera morta.

Supporto motore ausiliario autocostruito


Riconosco che la saldatura stavolta esteticamente non è da esposizione perché rischiavo di bruciare la piastra di compensato marino, però meccanicamente può reggere all'inverosimile.

Fatto questo il supporto motore ausiliario è ufficialmente terminato.

Adesso passiamo al montaggio sulla barca.

Preparo innanzitutto due listelli di compensato marino da 18 mm di spessore, ritagliati dai resti di un portellone di gavone, di qualche millimetro più grandi della base del distanziale: uno andrà messo tra il distanziale e lo sbalzo della barca, l'altro all'interno della barca.

Supporto motore ausiliario autocostruito


Il primo a protezione del gelcoat che sarebbe soggetto alle sollecitazioni del supporto in acciaio, l'altro per scaricare uniformemente su una superficie maggiore la forza dei bulloni sul lato interno della poppa, al posto delle semplici rondelle che potrebbero intaccare la vetroresina fino al punto di tagliarla.

Supporto motore ausiliario autocostruito


In pratica un montaggio a sandwich.

Adesso è tutto pronto: attrezzi in borsa, trapano, punta da 10mm, bulloni inox da 80 mm M10 (10 mm di diametro), dadi 17 autobloccanti, maxi rondelle, sikaflex bianco e dopo aver alato la barca mi metto all'opera.

Per prima costa pratico i due fori sullo sbalzo della poppa, in corrispondenza di dove andrà montata la base del supporto.

Supporto motore ausiliario autocostruito


Assemblo dall'esterno il supporto con uno dei due listelli e dopo averlo "annegato" nel sikaflex lo inserisco nei fori ottenuti in precedenza.

Supporto motore ausiliario autocostruito


Premetto che finora ho operato completamente da solo ed infatti si noterà dalla foto precedente che il supporto pende un bel po all'indietro ed è ancora ben distante dallo sbalzo. Riesco anche ad applicare il listello interno e ad appuntare i dadi ai due bulloni, quando necessariamente mi serve un aiuto per mantenere fermi con la chiave 17 i due bulloni dal lato esterno mentre io stringerò i dadi dall'interno.

Grazie ad un occasionale collega di lavori, fortunatamente presente in quel momento nel cantiere, riesco a stringere i bulloni ottenendo all'interno questo risultato.

Supporto motore ausiliario autocostruito


Mentre dall'esterno ancora si presenta così.

Supporto motore ausiliario autocostruito


Ormai il supporto è quasi montato, è rimasto solamente da fissare l'altro supporto ad "U" sulla poppa, tagliare il tubo da 25mm a misura, mettere i due bulloni passanti M6 da 40 mm e godersi i risultati.

Vista Superiore
Supporto motore ausiliario autocostruito


Vista Laterale
Supporto motore ausiliario autocostruito


Vista Posteriore
Supporto motore ausiliario autocostruito


Raccolta attrezzi, varo ed ormeggio davanti casa ed il lato "B" della mia barchetta si presenta così, pronta a darmi nuove soddisfazioni in maggior sicurezza con il "fratellino" giunto a bordo ed io, oltre ad essermi divertito nel realizzare il supporto e montarlo, personalmente mi ritengo molto soddisfatto del risultato ottenuto.

Supporto motore ausiliario autocostruito


Per gli amanti della "Spending-Review", in totale ho speso 9 euro tra bulloni, dadi, rondelle ed i due supporti ad "U" (in casa non li avevo Crying or Very sad ).

Spero che questo post possa risultare utile a chi come me abbia voglia cimentarsi in un'avventura dello stesso tipo.
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dolce*11
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Bello il risultato e precisa la descrizione dei lavori.

Xe vegnuo na bomba.

Wink
Sembra di sentirlo ancora
dire al mercante di liquore
"Tu che lo vendi cosa ti compri di migliore?"

F.De Andrè.
Capitano di Corvetta
MANCUTTERO
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Ottimo risultato.Complimenti
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MANCUTTERO
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Ottimo risultato.Complimenti
Capitano di Corvetta
MANCUTTERO
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Ottimo risultato.Complimenti
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oreste
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ciao , complimenti per il lavoro eseguito e per la spiegazione mooolto dettagliata, scusa una cosa, come hai lucidato le saldature?
in mare non ci sono osterie..
Capitano di Corvetta
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oreste ha scritto:
come hai lucidato le saldature?

Quelle della base non le ho neanche toccate: è la caratteristica dell'elettrodo Wurth inox A4 (aisi 316) che esce proprio così luccicante, una volta che hai imparato a dosare la corrente giusta (altrimenti assume una colorazione "dorata").

Ho passato soltanto la spazzola d'acciaio per pulire l'alone nero che si forma intorno ai bordi della scoria.

Io ho saldato ad inverter con 70 ampere di corrente (elettrodo 2,5 mm).

E' un tipo di elettrodo spettacolare (anche se costa un po più degli altri inox), ma attenzione alle scorie che saltano via da sole appena la saldatura sta per raffreddarsi e sono delle vede e proprie "schegge di granata", nel senso che le vedi proprio schizzare dalla saldatura e se stai lì vicino non è bello.

Su quelle del supporto ad "U" centrale ho dato qualche colpetto di smerigliatrice (grana 120).
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