Ricerca (quasi) archeologica

2° Capo
paolo1898 (autore)
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Sono stato un po' indeciso se la sezione giusta per questo topic fosse quella letteraria. Ma poi, considerando la musica come lettaratura, ho pensato di sì. Si tratta di quasi archeologia musicale, Infatti è da tanto tempo che cerco un pezzo degli anni 50 e, nonostante mi sia rivolto alle case discografiche e addirittura all'artista che lo lanciò, non sono riuscito a trovarlo. E' un pezzo che riguarda il mare e il titolo è "Vele al vento". Fu lanciato dalla mitica Nilla Pizzi. Ora vi spiego perchè questo pezzo è importante per me.
Quando ero bambino andavo a passare le vacanze con i miei in una casa che possedevamo in riva al mare nella costa di Villasimius.. La casa era proprio in riva al mare e a quei tempi si poteva ancora pescare da terra usando un pezzo di spago con un chiodo piegato per amo e qualche lombrico di terra per esca. Si usciva in mare con una barca di legno pesantissima che aveva due coppie di remi (pesantissimi anch'essi) e un motorino fuoribordo che frullava il mare con un fracasso incredibile. Ansimava il motore a spostare tutto il peso della barca, degli occupanti e dell'attrezzatura. Ma, chissà perchè, il mare lo ricordo più azzurro di oggi, più profumato. Si partiva all'alba. L'abbigliamento era composto da pesantissime maglie e pantaloni lunghi di lana. Ricordo mio padre, uomo formale, sempre rigorosamente in giaca, cravatta e lobbia. Anche se alle uscite al mare riservava la roba ormai vecchia. In testa grandi pagliette per ripararci dal sole. Naturalmente non esistevano dotazioni di sicurezza come giubbotti salvagente, radio, razzi e via dicendo. L'unica dotazione dei sicurezza era la preghiera che mio padre voleva che recitassimo sempre prima della partenza e il rosario speciale che mia madre e mia nonna recitavano a casa, raccomandandoci alla Madonna di Bonaria. I viveri di conforto erano in un cestino dove mia madre metteva provviste per un anno (non mancavano mai le fettine impanate e le uova sode). Ricordo poi la cassa dell'attrezzatura: enormi sugheri con avvolte lenze ormai rigide per l'uso, sacchetto di sassi un po' allungati da usare come piombi (assai cari allora) e qualche coltello un po' arrugginito. Gli ami venivano periodicamente affilati con pietra cote ed erano enormi (o così li ricordo). Si passava la giornata a pescare. Si tirava su tantissimo pesce, ma si conservava da portare a casa solo quello che maggiormente piaceva. Il resto, la maggior parte, si ributtava in mare. Se penso oggi a tutta quella bontà mi vengono le lacrime agli occhi. Ma sto divagando, torniamo alla canzone. Nelle assolate serate estive, sotto il pergolato, la famiglia si riuniva intorno al grammofono. Io avevo l'alto incarico di dare la corda con la manovella. I dischi erano grandi, pesanti e a 78 giri. Vi erano sopratutto i successi dei primi Sanremo, musica operistica e musica sacra. Ma ricordo con particolare nostalgia il pezzo che ho citato all'inizio di questa lunga sequenza di ricordi: Vele al vento. Ancor oggi, spesso, quando esco in mare con la mia solitudine lo canto: “Vele al vento, nel profumato mattino partì, vele al vento, sfiorando l'onda leggera fuggì nell'azzurro che all'infinito si perde laggiù, sotto il cielo che si riflette nel mare. Vele al vento, accompagnate i miei sogni lontan, verso lidi dove la vita più bella sarà. Un miraggio già vedo brillare, una voce mi par di sentire, vele al vento: è la voce del mar.” Mi potete aiutare a trovarlo?
In questo mondo tutto è relativo. Provate a chiedere ai tacchini cosa pensino del Natale o ai pesci cosa pensino del bolentino!
Sailornet