Inquinamento? Aumentiamo il gasolio! [pag. 4]

Contrammiraglio
dolce*11
3 Mi piace Ah ah ah
- 31/49
La protesta , che sia studentesca o non è accettata dalla politica e divulgata dai media solo se

strumentalizzabile.

I giovani sono gli elettori di domani.

Negli anni 70' le motivazioni della protesta studentesca erano basate sulla giustizia sociale

si parlava di cambiare il paese.

Oggi solo di cambiare paese.
Sembra di sentirlo ancora
dire al mercante di liquore
"Tu che lo vendi cosa ti compri di migliore?"

F.De Andrè.
Tenente di Vascello
stevendoc
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- 32/49
Dada77 ha scritto:
Anni fa sentii un'intervista a Marchionne dove un giornalista gli chiedeva per quale motivo la "fiat" non spingeva per le auto elettriche come le altre case automobilistiche, la risposta fu secca, attualmente, disse, produrre un'auto elettrica genera più inquinamento di quanto ne farebbe una normale in tutto il suo ciclo di vita.

Stessa logica affrontata da un "tecnico" quando la novella Giovanna D'arco con le treccine ha traversato l'oceano in barca a vela (ultramoderna) per presentarsi a piangere oltreoceano, la sua "barchetta", per essere prodotta, ha fatto più danni del viaggio in aereo....

Quindi......

re: Inquinamento? Aumentiamo il gasolio!
. Grandissimo!!!
Ammiraglio di squadra
Yatar1963 (autore)
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- 33/49
dolce*11 ha scritto:

Negli anni 70' ......
si parlava di cambiare il paese.
Oggi solo di cambiare paese.

GRANDE!!! SbellicaSbellicaSbellica (purtroppo....)

Che i ragazzi di ogni decennio vogliano cambiare il mondo, mi pare giusto. Come abbiamo fatto tutti noi da un verso o dall'altro ai nostri tempi.

Anche se nessun giovane ha ma avuto le idee chiarissime su come farlo, bisogna ammettere che è facile strumentalizzare lo "spirito di gruppo" tipico dei giovani.
E infatti mi stupisco e penso male quando vedo tanta enfasi dei pennivendoli nel racocntatre la manifestazione.
Forse intervistare qualche ministro e metterlo sulla graticola è troppo difficile per loro?

E'altrettanto vero che se ogni 14-17enne, a prescindere dalla decade o dal secolo in cui è nato, raggiunta l'età minima sindacale della ragionesi rende conto che il mondo gira un po' di mer**a e lo vuole cambiare, forse è proprio vero che sto mondo un po' schifo lo fa davvero.....??
Ci vediamo quando ci vediamo..
Cit. Danny Ocean
Capitano di Vascello
yanez323
3 Mi piace Amore
- 34/49
I cortei si sono rivelati solo grosse manifestazioni di piazza e non di protesta strutturata, e come tali sono diventati oggetto d'interesse per chi potrà cavalcare questa diffusa "sensibilità", come ha sottolineato Dolce11.
Verrà fuori qualche movimento "Verde" come satellite di qualche partito, tanto per evitare troppo smaccate etichette, e portare qualche migliaio di persone in più ai seggi elettorali al prossimo giro.
La generazione, nata tra il secondo dopoguerra e gli anni 70, è quella del Peace&Love, oggi nella stanza dei bottoni in tutto il mondo, e non mi sembra che abbia generato cambiamenti tali da rivoluzionare in meglio il Mondo. Anzi, tecnologicamente riesce a combinare le peggiori cose in tempi in tempi molto più rapidi, diffusi e pervasivi, senza le zavorre ideologiche ed ideali di prammatica, che lascia generosamente a quelli a margine del sistema.
La panacea di tutti i mali sarebbe dovuta essere la “globalizzazione totale”, capace di portare benessere e pace sociale nel mondo. Appena la tecnologia ed i mezzi l’hanno consentita si è cercato di attuarla ed il grande regolatore di tutto è diventata la finanza, quella che più ne ha beneficiato. Non mi sembra che i risultati siano stati quelli prospettati, ma la generazione Peace&Love nella stanza dei bottoni non si è particolarmente scomodata affinché non prendesse la piega che ha preso.
Magari ci siamo evitata qualche guerra mondiale, sostituita da "conflitti a bassa intensità" o di "teatro", e la partecipazione diffusa di vari comprimari impegnati in operazione di "peace keeping", che significa andare in aree di guerra facendo finta di portare ordine ed esportare “democrazia” ,secondo parametri e scopi per soddisfare interessi neo colonialisti dei soliti.
Intanto Paesi ricchi di risorse naturali come il Sud America, buona parte di quelli dell’Africa e del Medio Oriente continuano ad arretrare, con le popolazioni dilaniate da guerre, dittature fantoccio, conflitti pseudo religiosi, eventi naturali sempre più catastrofici, che allargano le differenze tra quello che una volta veniva chiamato Terzo Mondo e le cosiddette civiltà avanzate. Ancora non ho capito qual era il “Secondo Mondo”.
Oggi non si tratta più di riconquistare il Santo Sepolcro, e le Crociate furono a suo tempo dettate da interessi economici ed equilibri di potere di pochi, ma combattute da masse di illusi ed invasati convinti di conquistare la salvezza dell’Anima. Le cose non sono poi cambiate di molto, si fomentano guerre tribali, religiose o ideologiche per avere un buon motivo per andare a portare la “pace” e, già che si è sul luogo, coltivare i propri interessi. I combattenti locali hanno la stessa impronta dei dei Crociati d’accatto, mentre i portatori di Pace e Democrazia vestono i panni dei Cavalieri del Tempio.
Il movimento “salviamo il pianeta” diventerà un grande affare come un altro, se non altro per la riconversione dell’industria dell’auto trasporto, nel lungo termine, come di una gran quantità di produzioni industriali.
Il problema, comunque, sarà sempre l’approvvigionamento delle materie prime che sostituiranno le attuali ed il costo delle fonti di energie”rinnovabili” o alternative a quelle fossili. E ci saranno sempre più rifiuti da smaltire.
Intanto, mentre guardiamo con crescente preoccupazione alle nostre vetture Euro6, ogni giorno decine di bisarche portano vetture da Euro4 in giù verso i Paesi dell’Est Europa o del Nord Africa, dove sono apprezzatissime.
Come sempre verranno fuori i Talebani dell’ iper ecologia, costosissima, senza contare che se una piccola parte della popolazione mondiale può permettersi di discettare sui cibi biologici, a kilometro 0 e la tracciabilità di ogni alimento, una consistente parte del resto del mondo ha il problema di assicurarsi il minimo delle calorie necessarie al proprio sostentamento giornaliero.
Quello che sfugge è che questa consistente parte della popolazione mondiale ha la giusta pretesa di voler accedere ai beni essenziali per sopravvivere e vivere e poco interesse per le sottili disquisizioni sul valore delle democrazie d’importazione e dell’ecologismo raffinato.
E se non riusciranno a procurarselo nei propri luoghi, masse sempre più consistenti cercheranno di procurarseli altrove, dove sanno, o immaginano, che ci siano.
Uno degli argomenti che va per la maggiore, in tema di contenimento dei flussi migratori, è “Aiutiamoli a casa loro”, solo che l’aiuto dovrebbe richiedere disinteresse ed investimenti colossali a perdere per avere, sempre nel lungo termine, un reale effetto. Realmente non è nella volontà e nelle possibilità di nessuno di coloro che dovrebbero farlo.
E piaccia o no, il problema di un’immigrazione sempre più massiccia sarà il vero problema dei prossimi decenni e riguarderà tutto il Mondo occidentale,i Paesi maggiormente sviluppati ed in regresso demografico.
Una migrazione economica c’è sempre stata, una parte clandestina ed una buona parte regolare.
Per l’Europa il problema si è complicato con l’acuirsi della crisi siriana nel 2012, quando è cominciata la fase dell’elevato numero dei “richiedenti asilo”.
Il fatto di richiedere “Asilo” o più correttamente “protezione internazionale”, comporta automaticamente l’avvio di una procedura piuttosto lunga, per cui la permanenza nel Paese di primo approdo consente, a chiunque richieda protezione, di rimanervi per un tempo considerevole, senza essere respinto o allontanato immediatamente.
Le norme della Convenzione di Ginevra nonché le direttive vincolanti dell’UNHCR, anche davanti ad evidenti casi di migrazione economica non consentono provvedimenti immediati, se non si è espletata l’intera procedura. Per questo è iniziata la grande migrazione di massa, che per i tempi lunghi, alla peggio, consente al migrante di potersi eclissare, cercando di raggiungere il Paese che ritiene possa essere la meta ideale. Non a caso Etiopi e Somali cercano di sottrarsi a qualsiasi tipo di identificazione per raggiungere la Svezia.
Il problema sarà un problema di tutti e sfortuna vuole che l’Italia è geograficamente collocata “male”.
Al momento ci sentiamo molto gratificati per l’ipotesi dell’accordo raggiunto a Malta, ancora ben lungi dal passare alla fase attuativa, e limitato ad un numero esiguo di migranti: quelli richiedenti protezione, sbarcati da navi che li abbiano recuperati nell’ambito di operazioni di soccorso in mare coordinate.
Qualcuno legge l’ipotesi di accordo in maniera molto estensiva, ma sull’argomento rimango molto pessimista.
Se ci si fa caso, a parte qualche sprovveduto che con barchini arriva a Lampedusa, una consistente parte di immigrati tenta di arrivare sulle coste Siciliane o Calabresi, per poter sbarcare senza essere identificato e questo fa in modo da evitare che possano inseriti nel sistema EURODAC/AFIS, e quindi essere rispediti nel luogo di primo approdo, secondo il Trattato di Dublino, in quanto presumibilmente il luogo di prima “entrata” potrebbe essere qualsiasi altro Paese europeo, che abbiano nel frattempo raggiunto.
Le frasi ad effetto tipo “fare il blocco navale” davanti alle Coste della Libia, ammesso che ci si riesca tecnicamente, senza complicazioni internazionali e con costi insostenibili anche nel breve periodo, rendono l’idea di quanto politicamente il problema sia strumentalizzato e poco conosciuto nei suoi reali termini, visto che anche la frontiera terrestre non è propriamente impermeabile e, chi può pagare, si fa sbarcare il luoghi lontani dalle coste più sorvegliate.
Il problema ultimamente è stato visto solo nell’ottica di arginare gli sbarchi, che pure ha una sua logica, ma l’efficacia è rimasta comunque limitata e non valuta la complessità dell’intero problema.
Il grosso limite dell’azione politica negli ultimi anni è stata la totale mancanza di una seria gestione del fenomeno migratorio, i cui effetti si sono scaricati su tutto il territorio nazionale danneggiando proprio le fasce più deboli.
Da una parte si hanno le anime belle dell’accoglienza “senza se e senza ma” evidentemente non toccate da vicino dal problema o con una sua visione fideistica, parlando di integrazione idilliaca senza che i nuovi arrivati rinuncino almeno in parte ai loro costumi ed usanze, almeno quelle più stridenti con le leggi, le norme ed il modo di vivere del Paese che li accoglie, ma con la pretesa che siano gli autoctoni ad adeguarsi e capire sempre e comunque.
Già da anni non si è voluto vedere che l’assegnazione di posti negli asili nido o di alloggi popolari, con i parametri esistenti, mettevano fuori gioco buona pare degli italiani.
Ovviamente un cittadino straniero, con permesso di soggiorno non necessariamente per lavoro, con moglie casalinga e quattro figli in qualsiasi comune acquisisce un punteggio che gli consente di scavalcare persone in lista da anni per l’assegnazione di una casa popolare, così come una coppia di italiani, entrambi lavoratori a basso reddito e con un solo figlio vengono penalizzati, per l’asilo nido, rispetto al citato cittadino straniero. E non si tratta certo di cittadini italiani tra i più abbienti.
A questo si aggiunge il fatto che la gestione di tutta la massa dei richiedenti asilo è stato delegato ad Associazioni di “volontariato” e varie ONLUS, senza controllo, diventando un lucroso affare, tanto che la premiata ditta Carminati&Buzzi, riteneva la gestione dei migranti un affare più vantaggioso che lo spaccio di droga.
Il sistema normativo mai efficacemente adeguato ,poi, impedisce che le espulsioni abbiano un rapido seguito, anche coattivo, per cui un espulso può rimanere a tempo indefinito in Italia, circolando liberamente da clandestino e, se poi non viene riconosciuto da alcun Paese come proprio cittadino, è impossibile che lasci il Territorio nazionale.
I richiedenti protezione, a cui non è stato riconosciuto lo “status”, non hanno più diritto ad alcun mantenimento, per cui vengono rapidamente “scaricati” dalle varie associazioni e si perdono nei meandri della clandestinità, senza poter avere alcuna possibilità di regolare lavoro.
Siccome anche loro, se non vivere, devono sopravvivere è intuitivo che lavorino in nero, nel migliore dei casi, o vadano ad ingrossare le fila della delinquenza nelle sue articolate espressioni, ammassandosi nelle periferie e sciamando nei quartieri più popolosi.
Difficile non cedere a chi usa questi argomenti per alimentare le paure perseguendo un interesse di partito, ma è ancora più difficile credere che tutta questa massa di persone ai margini e senza prospettive, siano una grande risorsa, come teorizzato da una ex Presidente della Camera dei Deputati, in perenne transumanza da un partito all’altro.
Ho la vaga sensazione che un’equilibrata gestione del problema sia ben lungi dal venire, ma intanto tra le varie parti politiche può tranquillamente continuare lo scambio di invettive e se l’elettorato cambia orientamento in massa, anziché porsi domande sul proprio operato, le varie fazioni,una volta partiti, politiche si limitano ad etichettare il “popolo” come la solita accozzaglia d’ignoranti beceri. E’ più facile ed assolutorio.
Tenente di Vascello
stevendoc
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- 35/49
yanez323 ha scritto:
I cortei si sono rivelati solo grosse manifestazioni di piazza e non di protesta strutturata, e come tali sono diventati oggetto d'interesse per chi potrà cavalcare questa diffusa "sensibilità", come ha sottolineato Dolce11.
Verrà fuori qualche movimento "Verde" come satellite di qualche partito, tanto per evitare troppo smaccate etichette, e portare qualche migliaio di persone in più ai seggi elettorali al prossimo giro.
La generazione, nata tra il secondo dopoguerra e gli anni 70, è quella del Peace&Love, oggi nella stanza dei bottoni in tutto il mondo, e non mi sembra che abbia generato cambiamenti tali da rivoluzionare in meglio il Mondo. Anzi, tecnologicamente riesce a combinare le peggiori cose in tempi in tempi molto più rapidi, diffusi e pervasivi, senza le zavorre ideologiche ed ideali di prammatica, che lascia generosamente a quelli a margine del sistema.
La panacea di tutti i mali sarebbe dovuta essere la “globalizzazione totale”, capace di portare benessere e pace sociale nel mondo. Appena la tecnologia ed i mezzi l’hanno consentita si è cercato di attuarla ed il grande regolatore di tutto è diventata la finanza, quella che più ne ha beneficiato. Non mi sembra che i risultati siano stati quelli prospettati, ma la generazione Peace&Love nella stanza dei bottoni non si è particolarmente scomodata affinché non prendesse la piega che ha preso.
Magari ci siamo evitata qualche guerra mondiale, sostituita da "conflitti a bassa intensità" o di "teatro", e la partecipazione diffusa di vari comprimari impegnati in operazione di "peace keeping", che significa andare in aree di guerra facendo finta di portare ordine ed esportare “democrazia” ,secondo parametri e scopi per soddisfare interessi neo colonialisti dei soliti.
Intanto Paesi ricchi di risorse naturali come il Sud America, buona parte di quelli dell’Africa e del Medio Oriente continuano ad arretrare, con le popolazioni dilaniate da guerre, dittature fantoccio, conflitti pseudo religiosi, eventi naturali sempre più catastrofici, che allargano le differenze tra quello che una volta veniva chiamato Terzo Mondo e le cosiddette civiltà avanzate. Ancora non ho capito qual era il “Secondo Mondo”.
Oggi non si tratta più di riconquistare il Santo Sepolcro, e le Crociate furono a suo tempo dettate da interessi economici ed equilibri di potere di pochi, ma combattute da masse di illusi ed invasati convinti di conquistare la salvezza dell’Anima. Le cose non sono poi cambiate di molto, si fomentano guerre tribali, religiose o ideologiche per avere un buon motivo per andare a portare la “pace” e, già che si è sul luogo, coltivare i propri interessi. I combattenti locali hanno la stessa impronta dei dei Crociati d’accatto, mentre i portatori di Pace e Democrazia vestono i panni dei Cavalieri del Tempio.
Il movimento “salviamo il pianeta” diventerà un grande affare come un altro, se non altro per la riconversione dell’industria dell’auto trasporto, nel lungo termine, come di una gran quantità di produzioni industriali.
Il problema, comunque, sarà sempre l’approvvigionamento delle materie prime che sostituiranno le attuali ed il costo delle fonti di energie”rinnovabili” o alternative a quelle fossili. E ci saranno sempre più rifiuti da smaltire.
Intanto, mentre guardiamo con crescente preoccupazione alle nostre vetture Euro6, ogni giorno decine di bisarche portano vetture da Euro4 in giù verso i Paesi dell’Est Europa o del Nord Africa, dove sono apprezzatissime.
Come sempre verranno fuori i Talebani dell’ iper ecologia, costosissima, senza contare che se una piccola parte della popolazione mondiale può permettersi di discettare sui cibi biologici, a kilometro 0 e la tracciabilità di ogni alimento, una consistente parte del resto del mondo ha il problema di assicurarsi il minimo delle calorie necessarie al proprio sostentamento giornaliero.
Quello che sfugge è che questa consistente parte della popolazione mondiale ha la giusta pretesa di voler accedere ai beni essenziali per sopravvivere e vivere e poco interesse per le sottili disquisizioni sul valore delle democrazie d’importazione e dell’ecologismo raffinato.
E se non riusciranno a procurarselo nei propri luoghi, masse sempre più consistenti cercheranno di procurarseli altrove, dove sanno, o immaginano, che ci siano.
Uno degli argomenti che va per la maggiore, in tema di contenimento dei flussi migratori, è “Aiutiamoli a casa loro”, solo che l’aiuto dovrebbe richiedere disinteresse ed investimenti colossali a perdere per avere, sempre nel lungo termine, un reale effetto. Realmente non è nella volontà e nelle possibilità di nessuno di coloro che dovrebbero farlo.
E piaccia o no, il problema di un’immigrazione sempre più massiccia sarà il vero problema dei prossimi decenni e riguarderà tutto il Mondo occidentale,i Paesi maggiormente sviluppati ed in regresso demografico.
Una migrazione economica c’è sempre stata, una parte clandestina ed una buona parte regolare.
Per l’Europa il problema si è complicato con l’acuirsi della crisi siriana nel 2012, quando è cominciata la fase dell’elevato numero dei “richiedenti asilo”.
Il fatto di richiedere “Asilo” o più correttamente “protezione internazionale”, comporta automaticamente l’avvio di una procedura piuttosto lunga, per cui la permanenza nel Paese di primo approdo consente, a chiunque richieda protezione, di rimanervi per un tempo considerevole, senza essere respinto o allontanato immediatamente.
Le norme della Convenzione di Ginevra nonché le direttive vincolanti dell’UNHCR, anche davanti ad evidenti casi di migrazione economica non consentono provvedimenti immediati, se non si è espletata l’intera procedura. Per questo è iniziata la grande migrazione di massa, che per i tempi lunghi, alla peggio, consente al migrante di potersi eclissare, cercando di raggiungere il Paese che ritiene possa essere la meta ideale. Non a caso Etiopi e Somali cercano di sottrarsi a qualsiasi tipo di identificazione per raggiungere la Svezia.
Il problema sarà un problema di tutti e sfortuna vuole che l’Italia è geograficamente collocata “male”.
Al momento ci sentiamo molto gratificati per l’ipotesi dell’accordo raggiunto a Malta, ancora ben lungi dal passare alla fase attuativa, e limitato ad un numero esiguo di migranti: quelli richiedenti protezione, sbarcati da navi che li abbiano recuperati nell’ambito di operazioni di soccorso in mare coordinate.
Qualcuno legge l’ipotesi di accordo in maniera molto estensiva, ma sull’argomento rimango molto pessimista.
Se ci si fa caso, a parte qualche sprovveduto che con barchini arriva a Lampedusa, una consistente parte di immigrati tenta di arrivare sulle coste Siciliane o Calabresi, per poter sbarcare senza essere identificato e questo fa in modo da evitare che possano inseriti nel sistema EURODAC/AFIS, e quindi essere rispediti nel luogo di primo approdo, secondo il Trattato di Dublino, in quanto presumibilmente il luogo di prima “entrata” potrebbe essere qualsiasi altro Paese europeo, che abbiano nel frattempo raggiunto.
Le frasi ad effetto tipo “fare il blocco navale” davanti alle Coste della Libia, ammesso che ci si riesca tecnicamente, senza complicazioni internazionali e con costi insostenibili anche nel breve periodo, rendono l’idea di quanto politicamente il problema sia strumentalizzato e poco conosciuto nei suoi reali termini, visto che anche la frontiera terrestre non è propriamente impermeabile e, chi può pagare, si fa sbarcare il luoghi lontani dalle coste più sorvegliate.
Il problema ultimamente è stato visto solo nell’ottica di arginare gli sbarchi, che pure ha una sua logica, ma l’efficacia è rimasta comunque limitata e non valuta la complessità dell’intero problema.
Il grosso limite dell’azione politica negli ultimi anni è stata la totale mancanza di una seria gestione del fenomeno migratorio, i cui effetti si sono scaricati su tutto il territorio nazionale danneggiando proprio le fasce più deboli.
Da una parte si hanno le anime belle dell’accoglienza “senza se e senza ma” evidentemente non toccate da vicino dal problema o con una sua visione fideistica, parlando di integrazione idilliaca senza che i nuovi arrivati rinuncino almeno in parte ai loro costumi ed usanze, almeno quelle più stridenti con le leggi, le norme ed il modo di vivere del Paese che li accoglie, ma con la pretesa che siano gli autoctoni ad adeguarsi e capire sempre e comunque.
Già da anni non si è voluto vedere che l’assegnazione di posti negli asili nido o di alloggi popolari, con i parametri esistenti, mettevano fuori gioco buona pare degli italiani.
Ovviamente un cittadino straniero, con permesso di soggiorno non necessariamente per lavoro, con moglie casalinga e quattro figli in qualsiasi comune acquisisce un punteggio che gli consente di scavalcare persone in lista da anni per l’assegnazione di una casa popolare, così come una coppia di italiani, entrambi lavoratori a basso reddito e con un solo figlio vengono penalizzati, per l’asilo nido, rispetto al citato cittadino straniero. E non si tratta certo di cittadini italiani tra i più abbienti.
A questo si aggiunge il fatto che la gestione di tutta la massa dei richiedenti asilo è stato delegato ad Associazioni di “volontariato” e varie ONLUS, senza controllo, diventando un lucroso affare, tanto che la premiata ditta Carminati&Buzzi, riteneva la gestione dei migranti un affare più vantaggioso che lo spaccio di droga.
Il sistema normativo mai efficacemente adeguato ,poi, impedisce che le espulsioni abbiano un rapido seguito, anche coattivo, per cui un espulso può rimanere a tempo indefinito in Italia, circolando liberamente da clandestino e, se poi non viene riconosciuto da alcun Paese come proprio cittadino, è impossibile che lasci il Territorio nazionale.
I richiedenti protezione, a cui non è stato riconosciuto lo “status”, non hanno più diritto ad alcun mantenimento, per cui vengono rapidamente “scaricati” dalle varie associazioni e si perdono nei meandri della clandestinità, senza poter avere alcuna possibilità di regolare lavoro.
Siccome anche loro, se non vivere, devono sopravvivere è intuitivo che lavorino in nero, nel migliore dei casi, o vadano ad ingrossare le fila della delinquenza nelle sue articolate espressioni, ammassandosi nelle periferie e sciamando nei quartieri più popolosi.
Difficile non cedere a chi usa questi argomenti per alimentare le paure perseguendo un interesse di partito, ma è ancora più difficile credere che tutta questa massa di persone ai margini e senza prospettive, siano una grande risorsa, come teorizzato da una ex Presidente della Camera dei Deputati, in perenne transumanza da un partito all’altro.
Ho la vaga sensazione che un’equilibrata gestione del problema sia ben lungi dal venire, ma intanto tra le varie parti politiche può tranquillamente continuare lo scambio di invettive e se l’elettorato cambia orientamento in massa, anziché porsi domande sul proprio operato, le varie fazioni,una volta partiti, politiche si limitano ad etichettare il “popolo” come la solita accozzaglia d’ignoranti beceri. E’ più facile ed assolutorio.
Attenta, precisa ed equilibrata disamina del problema attuale che, sono pienamente d’accordo, riguarderà nel futuro l’Europa con tutta una serie di ricadute sociali ed economiche. La Francia prova ad aiutarli nel paese loro, sfruttandone le risorse naturali ed imponendo una loro moneta e comunque li rispedisce al mittente se non le fa comodo ( il cugino italiano )....hanno provato anche in Libia ( gas petrolio ) ma questa è un’altra storia....concludo con una storiella che gira per Stoccolma in questi giorni dopo l’avvento della Gretina : siccome il welfare svedese ( molto costoso ) è sotto pressione, non si accetteranno flussi migratori che non siano a km zero 😆
Tenente di Vascello
stevendoc
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yanez323 ha scritto:
I cortei si sono rivelati solo grosse manifestazioni di piazza e non di protesta strutturata, e come tali sono diventati oggetto d'interesse per chi potrà cavalcare questa diffusa "sensibilità", come ha sottolineato Dolce11.
Verrà fuori qualche movimento "Verde" come satellite di qualche partito, tanto per evitare troppo smaccate etichette, e portare qualche migliaio di persone in più ai seggi elettorali al prossimo giro.
La generazione, nata tra il secondo dopoguerra e gli anni 70, è quella del Peace&Love, oggi nella stanza dei bottoni in tutto il mondo, e non mi sembra che abbia generato cambiamenti tali da rivoluzionare in meglio il Mondo. Anzi, tecnologicamente riesce a combinare le peggiori cose in tempi in tempi molto più rapidi, diffusi e pervasivi, senza le zavorre ideologiche ed ideali di prammatica, che lascia generosamente a quelli a margine del sistema.
La panacea di tutti i mali sarebbe dovuta essere la “globalizzazione totale”, capace di portare benessere e pace sociale nel mondo. Appena la tecnologia ed i mezzi l’hanno consentita si è cercato di attuarla ed il grande regolatore di tutto è diventata la finanza, quella che più ne ha beneficiato. Non mi sembra che i risultati siano stati quelli prospettati, ma la generazione Peace&Love nella stanza dei bottoni non si è particolarmente scomodata affinché non prendesse la piega che ha preso.
Magari ci siamo evitata qualche guerra mondiale, sostituita da "conflitti a bassa intensità" o di "teatro", e la partecipazione diffusa di vari comprimari impegnati in operazione di "peace keeping", che significa andare in aree di guerra facendo finta di portare ordine ed esportare “democrazia” ,secondo parametri e scopi per soddisfare interessi neo colonialisti dei soliti.
Intanto Paesi ricchi di risorse naturali come il Sud America, buona parte di quelli dell’Africa e del Medio Oriente continuano ad arretrare, con le popolazioni dilaniate da guerre, dittature fantoccio, conflitti pseudo religiosi, eventi naturali sempre più catastrofici, che allargano le differenze tra quello che una volta veniva chiamato Terzo Mondo e le cosiddette civiltà avanzate. Ancora non ho capito qual era il “Secondo Mondo”.
Oggi non si tratta più di riconquistare il Santo Sepolcro, e le Crociate furono a suo tempo dettate da interessi economici ed equilibri di potere di pochi, ma combattute da masse di illusi ed invasati convinti di conquistare la salvezza dell’Anima. Le cose non sono poi cambiate di molto, si fomentano guerre tribali, religiose o ideologiche per avere un buon motivo per andare a portare la “pace” e, già che si è sul luogo, coltivare i propri interessi. I combattenti locali hanno la stessa impronta dei dei Crociati d’accatto, mentre i portatori di Pace e Democrazia vestono i panni dei Cavalieri del Tempio.
Il movimento “salviamo il pianeta” diventerà un grande affare come un altro, se non altro per la riconversione dell’industria dell’auto trasporto, nel lungo termine, come di una gran quantità di produzioni industriali.
Il problema, comunque, sarà sempre l’approvvigionamento delle materie prime che sostituiranno le attuali ed il costo delle fonti di energie”rinnovabili” o alternative a quelle fossili. E ci saranno sempre più rifiuti da smaltire.
Intanto, mentre guardiamo con crescente preoccupazione alle nostre vetture Euro6, ogni giorno decine di bisarche portano vetture da Euro4 in giù verso i Paesi dell’Est Europa o del Nord Africa, dove sono apprezzatissime.
Come sempre verranno fuori i Talebani dell’ iper ecologia, costosissima, senza contare che se una piccola parte della popolazione mondiale può permettersi di discettare sui cibi biologici, a kilometro 0 e la tracciabilità di ogni alimento, una consistente parte del resto del mondo ha il problema di assicurarsi il minimo delle calorie necessarie al proprio sostentamento giornaliero.
Quello che sfugge è che questa consistente parte della popolazione mondiale ha la giusta pretesa di voler accedere ai beni essenziali per sopravvivere e vivere e poco interesse per le sottili disquisizioni sul valore delle democrazie d’importazione e dell’ecologismo raffinato.
E se non riusciranno a procurarselo nei propri luoghi, masse sempre più consistenti cercheranno di procurarseli altrove, dove sanno, o immaginano, che ci siano.
Uno degli argomenti che va per la maggiore, in tema di contenimento dei flussi migratori, è “Aiutiamoli a casa loro”, solo che l’aiuto dovrebbe richiedere disinteresse ed investimenti colossali a perdere per avere, sempre nel lungo termine, un reale effetto. Realmente non è nella volontà e nelle possibilità di nessuno di coloro che dovrebbero farlo.
E piaccia o no, il problema di un’immigrazione sempre più massiccia sarà il vero problema dei prossimi decenni e riguarderà tutto il Mondo occidentale,i Paesi maggiormente sviluppati ed in regresso demografico.
Una migrazione economica c’è sempre stata, una parte clandestina ed una buona parte regolare.
Per l’Europa il problema si è complicato con l’acuirsi della crisi siriana nel 2012, quando è cominciata la fase dell’elevato numero dei “richiedenti asilo”.
Il fatto di richiedere “Asilo” o più correttamente “protezione internazionale”, comporta automaticamente l’avvio di una procedura piuttosto lunga, per cui la permanenza nel Paese di primo approdo consente, a chiunque richieda protezione, di rimanervi per un tempo considerevole, senza essere respinto o allontanato immediatamente.
Le norme della Convenzione di Ginevra nonché le direttive vincolanti dell’UNHCR, anche davanti ad evidenti casi di migrazione economica non consentono provvedimenti immediati, se non si è espletata l’intera procedura. Per questo è iniziata la grande migrazione di massa, che per i tempi lunghi, alla peggio, consente al migrante di potersi eclissare, cercando di raggiungere il Paese che ritiene possa essere la meta ideale. Non a caso Etiopi e Somali cercano di sottrarsi a qualsiasi tipo di identificazione per raggiungere la Svezia.
Il problema sarà un problema di tutti e sfortuna vuole che l’Italia è geograficamente collocata “male”.
Al momento ci sentiamo molto gratificati per l’ipotesi dell’accordo raggiunto a Malta, ancora ben lungi dal passare alla fase attuativa, e limitato ad un numero esiguo di migranti: quelli richiedenti protezione, sbarcati da navi che li abbiano recuperati nell’ambito di operazioni di soccorso in mare coordinate.
Qualcuno legge l’ipotesi di accordo in maniera molto estensiva, ma sull’argomento rimango molto pessimista.
Se ci si fa caso, a parte qualche sprovveduto che con barchini arriva a Lampedusa, una consistente parte di immigrati tenta di arrivare sulle coste Siciliane o Calabresi, per poter sbarcare senza essere identificato e questo fa in modo da evitare che possano inseriti nel sistema EURODAC/AFIS, e quindi essere rispediti nel luogo di primo approdo, secondo il Trattato di Dublino, in quanto presumibilmente il luogo di prima “entrata” potrebbe essere qualsiasi altro Paese europeo, che abbiano nel frattempo raggiunto.
Le frasi ad effetto tipo “fare il blocco navale” davanti alle Coste della Libia, ammesso che ci si riesca tecnicamente, senza complicazioni internazionali e con costi insostenibili anche nel breve periodo, rendono l’idea di quanto politicamente il problema sia strumentalizzato e poco conosciuto nei suoi reali termini, visto che anche la frontiera terrestre non è propriamente impermeabile e, chi può pagare, si fa sbarcare il luoghi lontani dalle coste più sorvegliate.
Il problema ultimamente è stato visto solo nell’ottica di arginare gli sbarchi, che pure ha una sua logica, ma l’efficacia è rimasta comunque limitata e non valuta la complessità dell’intero problema.
Il grosso limite dell’azione politica negli ultimi anni è stata la totale mancanza di una seria gestione del fenomeno migratorio, i cui effetti si sono scaricati su tutto il territorio nazionale danneggiando proprio le fasce più deboli.
Da una parte si hanno le anime belle dell’accoglienza “senza se e senza ma” evidentemente non toccate da vicino dal problema o con una sua visione fideistica, parlando di integrazione idilliaca senza che i nuovi arrivati rinuncino almeno in parte ai loro costumi ed usanze, almeno quelle più stridenti con le leggi, le norme ed il modo di vivere del Paese che li accoglie, ma con la pretesa che siano gli autoctoni ad adeguarsi e capire sempre e comunque.
Già da anni non si è voluto vedere che l’assegnazione di posti negli asili nido o di alloggi popolari, con i parametri esistenti, mettevano fuori gioco buona pare degli italiani.
Ovviamente un cittadino straniero, con permesso di soggiorno non necessariamente per lavoro, con moglie casalinga e quattro figli in qualsiasi comune acquisisce un punteggio che gli consente di scavalcare persone in lista da anni per l’assegnazione di una casa popolare, così come una coppia di italiani, entrambi lavoratori a basso reddito e con un solo figlio vengono penalizzati, per l’asilo nido, rispetto al citato cittadino straniero. E non si tratta certo di cittadini italiani tra i più abbienti.
A questo si aggiunge il fatto che la gestione di tutta la massa dei richiedenti asilo è stato delegato ad Associazioni di “volontariato” e varie ONLUS, senza controllo, diventando un lucroso affare, tanto che la premiata ditta Carminati&Buzzi, riteneva la gestione dei migranti un affare più vantaggioso che lo spaccio di droga.
Il sistema normativo mai efficacemente adeguato ,poi, impedisce che le espulsioni abbiano un rapido seguito, anche coattivo, per cui un espulso può rimanere a tempo indefinito in Italia, circolando liberamente da clandestino e, se poi non viene riconosciuto da alcun Paese come proprio cittadino, è impossibile che lasci il Territorio nazionale.
I richiedenti protezione, a cui non è stato riconosciuto lo “status”, non hanno più diritto ad alcun mantenimento, per cui vengono rapidamente “scaricati” dalle varie associazioni e si perdono nei meandri della clandestinità, senza poter avere alcuna possibilità di regolare lavoro.
Siccome anche loro, se non vivere, devono sopravvivere è intuitivo che lavorino in nero, nel migliore dei casi, o vadano ad ingrossare le fila della delinquenza nelle sue articolate espressioni, ammassandosi nelle periferie e sciamando nei quartieri più popolosi.
Difficile non cedere a chi usa questi argomenti per alimentare le paure perseguendo un interesse di partito, ma è ancora più difficile credere che tutta questa massa di persone ai margini e senza prospettive, siano una grande risorsa, come teorizzato da una ex Presidente della Camera dei Deputati, in perenne transumanza da un partito all’altro.
Ho la vaga sensazione che un’equilibrata gestione del problema sia ben lungi dal venire, ma intanto tra le varie parti politiche può tranquillamente continuare lo scambio di invettive e se l’elettorato cambia orientamento in massa, anziché porsi domande sul proprio operato, le varie fazioni,una volta partiti, politiche si limitano ad etichettare il “popolo” come la solita accozzaglia d’ignoranti beceri. E’ più facile ed assolutorio.
Tenente di Vascello
stevendoc
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In effetti....chiedo scusa della non voluta inosservanza che, ovviamente, può recare disagio al forum. Grazie.
Ammiraglio di squadra
Yatar1963 (autore)
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yanez323 ha scritto:

Già da anni non si è voluto vedere che l’assegnazione di posti negli asili nido o di alloggi popolari, con i parametri esistenti, mettevano fuori gioco buona pare degli italiani.
Ovviamente un cittadino straniero, con permesso di soggiorno non necessariamente per lavoro, con moglie casalinga e quattro figli in qualsiasi comune acquisisce un punteggio che gli consente di scavalcare persone in lista da anni per l’assegnazione di una casa popolare, così come una coppia di italiani, entrambi lavoratori a basso reddito e con un solo figlio vengono penalizzati, per l’asilo nido, rispetto al citato cittadino straniero. E non si tratta certo di cittadini italiani tra i più abbienti.

Prevedere è un'arte che ben pochi posseggono, ma "vedere" dovrebbe essere prerogativa comune. Sia di chi governa sia di chi aizza le folle.
Noi abbiamo un esempio chiarissimo, vicino, in un popolo culturalmente affine.
Credo di averlo già raccontato, ma da tempo il governo francese è impegnato in una campagna atta a favorire i divorzi, al fine di ridurre i costi delle provvidenze sociali.
Infatti, risultano accettate, nella cultura e nel diritto civile francese, le unioni poligamiche, da cui ascono valanghe di figli.
Inoltre lo stato francesce fornisce miriadi di provvidenze sociali ai cittadini, che non vi rinuncerebbero mai (ecco spiegati i Gilet Gialli)

Conseguentemente e prassi che qualche uomo di mezza o tarda età, spessissimo disoccupato e senza intenzione di cercare lavoro, abbia 3 o 4 mogli, secondo quanto consentito dalle sue usanze tribali o religiose. Decine di figli conseguenti.

Le provvidenze sociali erogate al capofamiglia fannullone, calcolate su 4 mogli e 10 figli sono enormi: non si sommano, ma si moltiplicano vista la numerosissima famiglia.
In concreto sono uno "stipendione"
Altro che solo asili e case popolari che comunque gli competono!
Abitudine quindi di questa enorme massa di personaggi consiste nel fergarsene di tutte le mogli (al massimo convivono per praticità con la più anziana), abbandonando le altre ed i figli al proprio destino.

Migliaia di donne che, considerate mercanzia seppur nella civilissima Francia, sopravvivono come possono.
Figli abbandonati a se stessi, che passano il tempo dando fuoco alle periferie ed inquianando di più, con buona pace della serenissima infanzia nello stato sociale svedese che Greta considera però "rubata"

Inquinamento potenziale, bilanciamento delle provvidenze sociali, intelligenza nei consumi, possono andar bene se visti in un contesto sociale coeso.
Ma non se guardi il modo, andando a protestare con le sneakers alla moda (ma pure con le cinesate) senza domandarti come, dove e da chi sono state prodotte ed a quale prezzo per l'ambiente.
Ci vediamo quando ci vediamo..
Cit. Danny Ocean
Tenente di Vascello
stevendoc
1 Ah ah ah
- 40/49
re: Inquinamento? Aumentiamo il gasolio!
Sailornet

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