Cronaca di un'avventura meravigliosa (seconda parte finale)

Tenente di Vascello
Barrotta Giacomo (autore)
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N.B. - Per meglio immedesimarsi nel racconto e vivere insieme all'autore le emozioni uniche di questa fantastica esperienza, suggerisco di leggere integralmente i testi supportati dalle foto. Grazie.
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"Allungare una mano lasciandosi schiaffeggiare dall'acqua della scia in planata e riversarsela addosso per rinfrescarsi dal sole d'agosto..."
"esplorare la bellezza delle pareti a picco sul mare ricche di anfratti e grotte semisommerse restando incantati dall'esplosione di colori delle loro acque trasparenti..."
"praticare lo snorkeling in acque cristalline per scoprire fondali incontaminati di rara bellezza e pullulanti di vita..."
"atterrare in piena libertà in spiaggette seminascoste ove trascorrere la notte in compagnia delle stelle
".

Sono solo alcune delle straordinarie emozioni riservate a coloro che praticano il campeggio nautico con uno smontabile.

Cronaca di un'avventura meravigliosa (seconda parte finale)


Cronaca di un'avventura meravigliosa (seconda parte finale)

Percorso di andata riportato sulla carta nautica.

4ª tappa cala DE LOS TIESTOS (8ago/andata)
La mattina dell'8 agosto mi appresto a lasciare, con un groppo in gola dal dispiacere, quel posto da sogno in mezzo alla Sierra Helada facendo rotta su Calpe la cui sagoma vedo già apparire in lontananza.
Ruotato il gommo con la prora a mare devo lottare con una piccola ma fastidiosa risacca generata da onde lunghe che si ripetono nei soli 10 metri sotto riva. Coi remi pronti cerco di salire a bordo per allontanarmi ma il fronte dei frangenti mi respinge intraversandomi e riversando acqua a bordo. Dopo un paio di tentativi falliti decido di cambiare tecnica: indosso le pinne e con decisione sospingo la poppa verso il largo fino a superare i frangenti dopodiché risalgo a bordo ed avvio il motore.
Anche in questa occasione le quattro ruotine si rivelano preziose perché nelle oscillazioni verticali esse rullano e fanno da fine corsa per proteggere la carena e il piede del fuoribordo dagli impatti sul fondale.
La navigazione con onda lunga è divertente e lo Zodiac ne segue il profilo senza scomporsi.
La mia crociera di 12-14 nodi è tanto tranquilla quanto efficace per coprire lunghe distanze e così dopo poco mi affaccio nel grande golfo di Altea che mi lascio sfilare sulla sinistra oltre a Cabo Toix finché mi si presenta in tutta la sua maestosità il monolito roccioso di Calpe alto ben 330m.

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Lo spettacolare crostone di roccia di Calpe.

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Lo spettacolare crostone di roccia di Calpe.

Entrato in porto individuo un angolino ove posso ormeggiare di lato della banchina il mio... come lo vogliamo chiamare? "tender to..." ma dov'è la barca madre?
E proprio un tender sarà parso a quell'uomo che mi viene incontro indispettito rimproverandomi di non averlo chiamato via radio prima di entrare nel porto.
Costui evidenziava un marcato strabismo e mentre con un occhio mi fissava, l'altra pupilla roteava per conto suo alla disperata ricerca nell'area portuale di una barca dalla quale, per sua convinzione, sarebbe stato messo in acqua il mio tender. Quella situazione aveva assunto una tale carica di comicità da farmi compiere sforzi sovrumani per non scoppiare in una imbarazzante risata. Me la sono cavata simulando un potente starnuto con le mani che coprivano il mio volto.
Chiarito che io non dispongo di alcuna radio né sono tenuto ad averne lo vedo calmarsi ma mi chiede con insistenza l'assicurazione del gommo che devo presentare alla direzione del porto per farla fotocopiare (?).
Vagabondo per un po' nei dintorni finché verso le due decido che è ora di consumare un buon pasto dopo 2gg di spuntini disordinati.

Dopo pranzo riprendo la navigazione verso nord alla costante ricerca di un bell'angolino ove stazionare per la notte.
Doppiata Punta Ifach avvisto il successivo Cabo de Morayra che prende il nome dal paesino omonimo ad esso addossato.
La leggera brezza di vento da est che mi ha accompagnato fin'ora, rinforza un po' increspando la superficie del mare con ondine di circa 50-60cm, non ancora frangenti, che si impattano sul mascone di dritta del mio fastroller.
La chiglia ActiV, della quale è dotato questo piccolo smontabile, stupisce per l'efficacia con la quale "digerisce" le onde senza mai sbattere o spiattellare contro di esse rendendo la navigazione oltremodo confortevole e divertente. Essa consiste in un elemento gonfiato ad alta pressione posto in coltello sotto il pagliolo ed alto 23cm che determina un asse di chiglia spigolato e rigido quanto quella di un piccolo RIB.
Mi viene spontaneo immaginare quanti colpi battenti avrei dovuto sopportare con la chiglia pneumatica dello stesso modello precedente che ho posseduto per 10 anni.

Proseguo così tranquillo attraversando in linea retta tutto il golfo fino ad entrare nel porticciolo di Morayra dove rifaccio il pieno di carburante.
Ripresa la navigazione e doppiato il capo omonimo posso ammirare in lontananza il leggendario Cabo de Nao il punto più vicino a Ibiza facente parte delle isole Baleari.
La navigazione prosegue costeggiando il golfo e scrutando la costa che si sviluppa con una catena montagnosa piuttosto alta e compatta con pochi ridossi.
Dopo un po' avvisto una grande spiaggia che però mi appare molto affollata con tanto di parcheggio auto. Il mio spirito selvaggio mi induce a scartarla in favore di un'altra poco più avanti molto più piccola e imprigionata da alte pareti rocciose. Ci sono alcuni bagnanti che mi aiutano a tirare a secco il gommo che prende a rullare con le quattro ruotine sulla spiaggia sassosa.
I locali mi dicono di essere finito nella cala los Tiestos così chiamata perché le rocce circostanti riprendono i profili delle teste di alcuni animali tra cui un mammut.

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Eccomi appena spiaggiato nella cala de los Tiestos con il gommone posizionato oltre la battigia.

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Ora la tenda è montata e trovo qualcuno disposto a farmi uno scatto.

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Vista sul lato verso nord con una grotta sulla spiaggia nella quale posso ripararmi dal sole a picco durante il giorno.

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Vista sul lato verso sud con sullo sfondo Cabo Morayra che mi sono lasciato alle spalle.

Per raggiungere questa spiaggia da terra occorre calarsi con delle corde che scendono dal fondo della gola sulla cui sommità c'è uno stradello.

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In fondo alla gola si notano alcune persone che si calano con delle corde per raggiungere la spiaggia.

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Questo angolo di paradiso nel periodo estivo è meta di numerosi escursionisti, perlopiù giovani, i quali trascorrono qui intere giornate di bagni e tuffi dalle appendici laterali rocciose. La sera arrivano gruppi attrezzati con le tende per trascorrere la notte e molti dormono nei sacchi a pelo distesi sulla spiaggia libera. Assisto così a feste e canti accompagnati dalle chitarre mentre a centro spiaggia si accendono fuochi coi quali vengono cotti i cibi che consumano seduti a cerchio.
Nonostante la differenza di età vengo da loro accolto molto benevolmente e posso ammirare il loro stupore nell'apprendere l'avventuroso itinerario mare/terra che ho intrapreso dopo averlo documentato con le foto registrate nel mio smartphone.
Finisco così commensale al loro fianco e giungo a cedere alle loro lusinghe di trascorrere qui una seconda notte.

Anche questo rappresenta un bellissimo aspetto del campeggio nautico praticato con uno smontabile. La casualità di scegliere un approdo mentre si naviga lungo costa. Relazionare con persone sconosciute fino a stringere con loro spontanee amicizie accomunati dallo stesso amore per la natura, il mare e la vita all'aria aperta.

5ª tappa PLATJA DEL PORTIXOL (10ago/ritorno)
La mattina del 10 agosto riprendo la navigazione verso Cabo de Nao con l'intento di esplorarlo anche dal lato opposto.

Ancora una volta le condizioni meteo sono favorevoli e posso permettermi uno scatto di fronte al capo sormontato dal faro.

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Ecco il leggendario Cabo de Nao col faro che lo sovrasta.

Da qui verso nord inizia il grande golfo di Valencia mentre a Est l'arcipelago delle isole Baleari è distante appena 55 miglia.

Ora tiro dritto fino al porto di Xávea che costituirà il culmine più lontano della mia escursione mentre affianco imponenti crostoni di roccia precipiti sul mare che descrivono insenature e gole di spettacolare bellezza.
Tra Capo Negre e Cabo S. Marten si formano due golfi con al centro l'isolotto di Portixol che prende il nome dalla bella spiaggia a terra che costituisce il confine sud della cittadina marinara di Xávea.
Il mio occhio di campeggiatore nautico, ormai esperto, individua in quella spiaggia quella che sarà la prima tappa del percorso di ritorno a casa.

Eccomi giunto al capolinea finale della mia straordinaria avventura: il porto di Xávea. Finora ho percorso oltre 75 miglia suddivise in 5 tappe.

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Porto di Xávea capolinea finale della mia straordinaria avventura. Sulla sinistra si nota il fanale del porto mentre sullo sfondo a destra spicca Cabo S. Marten.

Dopo aver ormeggiato all'interno del porto mi concedo un bel pranzo per festeggiare la prima metà della mia avventura.
Il paese, col la sua atmosfera tipica spagnola, è davvero carino ma il mio desiderio di visitarlo è inibito da un sole a picco devastante.
Mi unisco alla massa di gente che si sposta affannosamente tra le stradine infuocate prediligendo i lati più ombreggiati mentre nei negozi i condizionatori d'aria lottano disperatamente per abbassare la temperatura di qualche grado.
Concludo in un supermarket con poche cose alimentari da consumarsi in tempi brevi dato che non dispongo di frigorifero.

Il pomeriggio me lo passo a mollo nella spiaggia adiacente il porto per poi ripartire per campeggiare sulla spiaggia di Portixol che avevo già adocchiato all'andata.

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Eccomi arrivato nella spiaggia di Portixol con di fronte l'isolotto omonimo.

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Vista verso nord da Portixol.

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Vista verso sud da Portixol che domina la baia.

Posso dire che questa è la più bella baia che ho incontrato nell'intero percorso con le sue acque prevalentemente calme grazie all'isolotto che la protegge dai venti da est e incastonata tra le pareti ripide delle montagne alte tutt'intorno che l'avvolgono e si precipitano nel mare ove sprofondano a oltre 20-30m in acque azzurre trasparenti. Un vero paradiso per i subacquei.

6ª tappa cala DEL RACÓ DEL CORB (11ago/ritorno)
Com'era prevedibile la ciclica alternanza delle condizioni meteomarine che per tutta l'andata mi hanno accompagnato con mare calmo/quasi calmo, sono ahimé cambiate con un levante che continuerà a soffiare di buona lena anche la notte dando vita ad un mare piuttosto impegnativo per il mio piccolo natante e che mi perseguiterà per tutto il ritorno con l'unica consolazione - si fa per dire - che esso colpirà il mio Zodiac nei settori di poppa/giardinetto di sinistra.
La stazione meteorologica locale mi conferma che le previsioni del tempo nei giorni successivi non saranno ottimali ma non tali da farmi desistere di tornare alla base.
Per precauzione preferisco indossare sempre il salvagente e legare una cima di 15m dal golfare di prora al polso della mano destra.
Di seguito descriverò i tre momenti difficili che ho dovuto affrontare e che hanno messo a dura prova tutta la mia esperienza di 48 anni di navigazione gommonautica.
Ma andiamo con ordine.
La mattina dell'11 agosto riparto dalla spiaggia di Portixol dirigendo verso Cabo de Nao. Mi accompagna un gradevole venticello da poppa che increspa un po' il mare senza muoverlo.
Doppiato il capo dirigo in linea retta verso la successiva punta di Morayra tagliando tutto il golfo per limitare il percorso.
Rispetto alla precedente andatura la catena di monti a terra arresta il vento e mi si presenta un mare quasi perfettamente piatto.
Mentre procedo così tranquillamente alla mia solita andatura di crociera, noto davanti a me una insolita increspatura dell'acqua che associo subito ai soliti branchi di pesce azzurro (probabilmente sardine) tante volte visti in navigazione. Ma ciò che mi appare strano sono taluni ventagli di acqua polverizzata che si sollevano dalla superficie accompagnati da ancora più strani sibili acuti.
A un certo punto vengo investito da qualcosa che assomiglia a una cannonata di aria compressa in una nuvola d'acqua polverizzata. La mia rotta parallela alla costa viene stravolta dalla prora che ha un sobbalzo e si orienta di colpo di 90º verso il mare aperto.
Mentre esco di planata le raffiche di vento teso provenienti da terra continuano a fare presa sulla poppa che mi fa scarrocciare al largo dove le onde iniziano a montare sempre più.
Mi sforzo di rimanere calmo e d'istinto mi inginocchio verso prora trattenendo la barra sbracciato all'indietro. Poi dirigo in dislocamento verso terra e devo centrare perfettamente l'asse del vento la cui violenza è tale da farmi perdere il governo del battello con la prora che derapa bruscamente a destra e a sinistra.
Ormai credo di essere in sicurezza perché in dislocamento il natante resta più piantato in acqua e il peso del mio corpo verso prora dovrebbe scongiurare il rovesciamento all'indietro che ho continuato a temere dal primo momento.
Quando finalmente giungo sotto costa è la stessa montagna a ripararmi dal vento che continua a fischiare sopra la mia testa mentre posso tirare un sospiro di sollievo e rilassarmi dalla tensione subìta.
Non mi vergogno di ammettere di avere avuto paura perché il pericolo di ribaltarmi all'indietro è stato reale col motore che sarebbe finito sott'acqua e il battello in balìa del vento che avrebbe continuato a scarrocciarmi verso il largo.
Non mi era mai capitata una cosa simile. Il vento teso che investe la catena montuosa dall'interno si carica di energia che viene poi scaricata con violenza in corrispondenza delle gole più basse per poi precipitare in mare a velocità inaudita comprimendosi al largo sulla sua superficie.
Finalmente ora posso procedere sotto costa con calma di vento e in planata fino a raggiungere quella grande spiaggia che avevo già notato all'andata ove decido di fare una sosta.
I due bagnini addetti alla sicurezza mi confermano quel fenomeno come pericoloso tanto più che dopo due miglia al largo i cellulari perdono il segnale isolando i malcapitati. Per questo essi dispongono di un potente binocolo montato sul treppiede nella postazione più alta col quale scrutano l'orizzonte per individuare eventuali imbarcazioni in difficoltà.
Prima di riprendere il mare mi rilasso un po' visitando la Cueva des arcs (grotta degli archi) dove faccio una foto. La stessa grotta è recensita anche su Google maps https://www.google.it/maps/@38.7080096,0.167139,23a,36y,248.23h,79.91t,358.35r/data=!3m5!1e4!3m3!1s6466338690232031494!2e3!3e9?hl=it.

Cronaca di un'avventura meravigliosa (seconda parte finale)

Cueva des arcs.

Intanto quel vento anomalo si esaurisce mentre si attiva il levante che è orientato verso sud-est ma senza ancora muovere molto il mare. Riprendo la navigazione puntando Cabo Morayra poco distante con vento debole al traverso.
Superata quella punta mi appare in lontananza Punta Ifach sul cui ridosso opposto c'è Calpe.
La stabilità del vento ancora abbastanza lento, che si orienta al giardinetto di sinistra, mi convince a puntare direttamente su quella punta tagliando il golfo.
L'ottimo bilanciamento del battello mi consente una buona navigazione e la prora più leggera è pronta a risalire il dorso dell'onda successiva senza piantarsi.
Bene così fino a circa metà strada quando il vento inizia gradatamente a rinforzare e cominciano a formarsi qua e là le caratteristiche ocarine bianche che identificano le onde frangenti.
Il fondale di oltre 40m sotto di me contribuisce all'incremento dell'altezza delle onde che si vanno formando inducendomi a condurre il battello con maggiore attenzione.
Ferma restando la mia andatura al giardinetto, leggermente angolato verso poppa, per rimanere in sicurezza devo fare attenzione a due cose:
(1) non farmi raggiungere da un frangente che possa sollevare la poppa intraversando il battello a preludio del ribaltamento,
(2) scendere in diagonale negli incavi alla minima velocità possibile per non piantarmi sul dorso dell'onda successiva senza perdere la direzionalità.
L'adozione di questi due importanti accorgimenti - meglio specificati nelle edizioni "In groppa al mare" di Antonio Fulvi - mi hanno consentito di avanzare con buona sicurezza e tranquillità.
Fa un certo effetto acquisire velocità nella parte discendente delle onde giungendo a planare con un minimo di motore senza neppure cabrare.
In un paio di occasioni ho puntato la prora nell'incavo nonostante avessi tolto tutto il gas ma non ho potuto evitare che una trentina di litri d'acqua tracimassero sul traverso di prora entrando a bordo per poi essere prontamente evaquati dall'ombrinale a poppa sempre aperto.

A quanto pare sono destinato a pagare per la seconda volta lo scotto di non aver consultato l'oroscopo prima di partire che sono sicuro mi avrebbe sconsigliato oggi di prendere il mare.
Mentre mi avvicino a Punta Ifach inaspettatamente il vento rinforza e con esso le onde frangenti che si infittiscono tutt'intorno al punto di avere difficoltà a controllarle per evitarle.
Una tensione fortissima mi accompagnerà per una buona mezz'ora essendo costretto a fare lo slalom tra i frangenti finché, in prossimità del capo, decido di allargarmi sia per evitare l'ulteriore turbolenza generata dalle onde che rimbalzano sulla parete rocciosa e si scontrano e accavallano con quelle in arrivo ed anche perché volevo raggiungere una posizione tale che, in caso di ribaltamento, mi avrebbe permesso di scarrocciare da naufrago svincolando il capo e riparare nel golfo a ridosso della montagna.
Finalmente supero il capo senza conseguenze e posso godere di un mare tranquillo fino ad entrare nel porto di Calpe poco distante.
Me la sono cavata bene grazie alla grande stabilità offerta dal gommone e credo anche ad una buona manualità nel condurre il mezzo il quale, grazie alla guida a barra, risponde più velocemente ai cambi di direzione.

La pace e tranquillità che si respira nell'area portuale è davvero stridente rispetto all'inferno che ho passato appena 10 minuti prima in mare aperto e noto che persino i grossi gommoni del centro dyving Padi sono rimasti all'ormeggio.
Ora desidero rilassarmi un po' con un buon "café solo" al bar per poi fare una visita a quel dyving dove faccio conoscenza con due giovani istruttori sub di Cattolica e Pesaro nella mia Romagna.
Essi stentano a credere alla mia singolare avventura e mi suggeriscono di puntare su Cabo Toix oltre il quale ci sono spiaggette adatte a passare la notte della mia 6ª tappa.
Così decido e riparto accompagnato da un moderato vento di poppa finché mi fermo in una bella spiaggetta ridossata. Si chiama cala del racó del corb.

Cronaca di un'avventura meravigliosa (seconda parte finale)

cala del racó del corb. Vista verso nord.

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cala del racó del corb. Vista verso sud.

Qui faccio conoscenza con David e la sua compagna che mi aiutano a spiaggiare il gommone. Anch'essi sono approdati qui dal mare con il loro kayak dopo aver remato per qualche miglio lungo la costa.
Facciamo subito amicizia e mi compiaccio nel vederli increduli al racconto della mia avventura restandone affascinati.

Dopo le due emozioni così forti vissute oggi il mio fisico stremato ricorre alle difese del sistema immunitario facendomi cadere in un sonno profondo.

7ª tappa cala DE LA PALMERA (Alicante) (12ago/ritorno)
Consapevole del periodo ventoso che stavo attraversando, decido di partire di buon mattino approfittando di una discreta bonaccia che si è instaurata durante la notte.
Raggiunta Punta dell'Albir costeggio nuovamente la Sierra Helada salutando commosso la stupenda grotta nella quale all'andata avevo campeggiato.
Dopo poco giungo al porto di Benidorm per fare rifornimento e riprendere le forze con un bel pranzo.

Cronaca di un'avventura meravigliosa (seconda parte finale)

Nel porto di Benidorm è facile trovare un angolo ove ormeggiare anche in pieno agosto.

Il porticciolo di Benidorm è davvero carino e anche in pieno agosto si può trovare uno spazio ove ormeggiare il mio adorato Zodiac.

A soli 100m si entra subito in centro città e si può fare shopping nelle numerose stradine pedonali piene di negozi.
Finalmente posso fare una colazione vera all'italiana con una bella brioches con la crema.
La mattinata trascorre in relax finché metto i piedi sotto la tavola in uno dei tanti ristoranti sul porto.
Dopo il pieno di benzina proseguo deciso verso Alicante fino a doppiare Cabo de la Huerta dietro il quale mi accampo in una caletta denominata cala de la Palmera ad appena un miglio da Alicante.
Lo scopo è quello di trovarmi pronto la mattina successiva a raggiungere S. Pola senza dover entrare nel golfo di Alicante.
Purtroppo durante la notte il levante si risveglia e al mattino sono rattristato nel vedere un vento teso che al largo muove un mare già sbiancato dai frangenti. Trovandomi ridossato dentro il golfo posso smontare la tenda e ripiegare ad Alicante in attesa che il vento si attenui.

8ª tappa ALICANTE (13ago/ritorno)

Cronaca di un'avventura meravigliosa (seconda parte finale)

Nel porto di Alicante fa bella mostra di sé questa bella riproduzione di un veliero d'altri tempi.

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Il veliero visto da poppa.

In banchina nel porto di Alicante fa bella mostra di sé questa bella riproduzione di un antico veliero con quattro livelli di ponti di cui uno sotto il livello dell'acqua.
All'interno c'è un ristorante e una mostra di dipinti a carattere marinaro.

Cronaca di un'avventura meravigliosa (seconda parte finale)

Vista notturna dal porto del castello di S. Bárbara.

La giornata trascorre vagabondando per il porto e le strade lungo la grande passeggiata che costeggia il porto mentre il levante continua a soffiare senza dare tregua.

Per la prima volto dormo senza montare la tenda disteso sul pagliolo con l'accappatoio indossato anche perché la mattina dopo voglio essere pronto a ripartire per S. Pola alle prime luci dell'alba.
Alle 7 eccomi di nuovo in navigazione verso capo S. Pola. Il vento si è un po' attenuato ma le onde sono rimaste corpose e piuttosto alte con alcuni frangenti.
Man mano che esco dal golfo però mi espongo al mare aperto col vento che continua a rinforzare infittendo i fiocchi bianchi che si rovesciano formando una parete verticale.
Ancora una volta sembra profilarsi la stessa situazione incasinata di Punta Ifach e mi ritrovo nuovamente in massima tensione di allerta per scansare al meglio le grosse onde le cui creste rotolano in direzione del giardinetto del mio fastroller spumeggiando.
In giro non c'è anima viva e quando giungo ad un paio di miglia dal capo resto impressionato dal colpo d'occhio verso terra ove le onde si distendono in lunghe discese sbiancate e si frangono ed esplodono in mille spume bianche contro le rocce a terra. Preferisco evitare di guardarle perché esse mettono davvero paura.
Ragazzi... se molla il motore o mi rovescio del gommonauta Giacomo e del suo Zodiac rimarranno solo evanescenti bollicine bianche che si confonderanno con le spume dei marosi.
In qualche modo riesco a doppiare il capo e finalmente le onde si riducono in altezza, probabilmente per il fondale più basso, divenendo più gestibili anche se continuano a frangere.
Avrei voglia di proseguire dritto verso casa ma il tratto di mare che separa S. Pola da Cabo Cervera è davvero martoriato da un levante che non da tregua.
Decido così di fermarmi un'ultima notte nel porto di S. Pola.

9ª tappa S. POLA (14ago/ritorno)
Entrato nel porto mi sistemo sul fondo nella zona dei pescherecci e, su indicazione di un locale, mi ormeggio in seconda andana a fianco di una barca fuori servizio che devo scavalcare per guadagnare la banchina.
Quel lato della banchina è occupato da numerose barche che trasportano ogni giorno all'isola di Tabarca numerosi turisti visitatori.
Fatta colazione faccio un giro nel porto dove mi diverto a fotografare diversi grossi gommoni alcuni dei quali sono in dotazione del vicino centro dyving per le escursioni sub sull'isola.

Cronaca di un'avventura meravigliosa (seconda parte finale)

Un grosso gommone alla fine dei suoi giorni pronto per essere accolto tra le braccia di Poseidone il Dio del mare.

Questo gommone testimonia che anch'essi hanno una vita che finisce come tutte le cose terrene. Anch'egli ora è pronto a salire nell'Olimpo degli dèi per riposare in eterno tra le braccia di Poseidone il Dio del mare.

Cronaca di un'avventura meravigliosa (seconda parte finale)

Gommoni...

Cronaca di un'avventura meravigliosa (seconda parte finale)

...e ancora gommoni.

L'ultimo giorno prima del rientro a casa di questa straordinaria avventura (oggi è la vigilia di Ferragosto) va festeggiato in uno dei tanti ristoranti sul lungomare.
È qui che conosco Enriqueta una simpatica cuoca spagnola gelosa custode dei segreti della cucina valenciana.
Le do carta bianca lasciandomi coccolare dalle sue delizie culinarie finché ella, tra le varie portate, mi porge questa...

Cronaca di un'avventura meravigliosa (seconda parte finale)

Una bella portata di paella de marisco valenciana guarnito con cozze, gamberi ecc. nella stessa padella ove viene cotta.

Cronaca di un'avventura meravigliosa (seconda parte finale)

Grazie Enriqueta... ti voglio bene!

Grazie Enriqueta... ti voglio bene! Ma forse, se sapessi quante ne ho passate prima di arrivare qui, mi guarderesti con occhi più curiosi.

Ormai ho consumato molte energie in questa vacanza e il mio fisico di 65enne ne risente al punto di maturare un forte desiderio di tornare a casa.
La stazione meteorologica del porto mi ha confermato che il levante continuerà anche l'indomani attenuandosi un po' durante la notte fino alle 10 del mattino seguente.
Da qui la decisione di trascorrere un'altra notte sul battello a pagliolo per essere più pronto a riprendere il mare il mattino dopo.

Ma le sorprese di questa singolare avventura non sono ancora finite e mi ritrovo coinvolto in un episodio inimmaginabile nemmeno con la più fervida fantasia.
Intorno alle 4 del mattino mi sveglio con difficoltà a riprendere sonno. Decido allora di scendere a terra per ingannare il tempo e mi affaccio sulla strada che costeggia il porto.
Dall'altro lato c'è un gruppo di giovani che staziona davanti ad un ingresso sormontato dalla scritta luminosa "KARAOKE".
Improvvisamente la loro attenzione è catturata da quell'uomo che passeggia indossando un orrendo accappattoio rosso (caro ricordo della mamma che me l'ha confezionato quando era ancora in vita una trentina di anni fa).
Essi mi invitano a raggiungerli e dopo avermi esplorato come un alieno, divento la loro mascotte: un provvidenziale diversivo delle loro notti brave in discoteca.
Trascinato all'interno finisco in una grande sala con un infinità di luci colorate. In una parete c'è un maxischermo pilotato da un grosso impianto stereo della Bose.
Lo credereste? Mi sono ritrovato a ballare a fianco di bellissime ragazze con l'accappatoio sventolante sopra il mio fisico seminudo e incitato da una platea avida di emozioni trasgressive che se la rideva di gran gusto mentre qualcuno cantava sulla base registrata incalzando un ritmo frenetico.
C'era poi un tizio che impazziva di gioia a sollevare e abbassare il cappuccio dell'accappatoio sulla mia testa. Lì per lì non ci avevo fatto caso ma poi, ripensandoci, mi è parso chiaro l'inquietante significato erotico di quel gesto inequivocabile.
Lascio a voi giudicare se per caso abbia perso in un colpo solo tutta la reputazione di buon gommonauta che credevo di essermi faticosamente guadagnato nei giorni precedenti.

10ª tappa RIENTRO A CASA (15ago/ritorno)
Alle 6,30 compaiono le prime luci dell'alba e il vento sembra effettivamente calato. Il mio Evinrude è già in moto e quando mi affaccio fuori dal porto vedo sulla sinistra Cabo Cervera sul quale faccio rotta.
In mare aperto le onde sono orientate al traverso angolato verso poppa. Esse sono piuttosto alte ma solo alcune frangono un po' perché la pressione del vento non è molto forte. In queste condizioni uno smontabile naviga ancora bene seguendo in planata il contorno delle onde.
Intanto una nuvola scura sopra di me decide di benedirmi con una sbruffata d'acqua che inzuppa un po' l'accappatoio senza tuttavia inibire la mia contentezza di avvicinarmi verso casa.
Superata la punta sfila sulla mia destra il porto di Torrevieja a soli 8km da Cabo Roig.
Finalmente eccomi di fronte alla spiaggia di casa dalla quale sono partito 10 giorni fa.

DULCIS IN FUNDO...
Intanto le onde alte corrono verso riva sulla quale si abbattono con roboanti frangenti.
Sulla spiaggia sventola la bandiera rossa e i pochi bagnanti si limitano a passeggiare sulla battigia mentre alcuni guardano incuriositi al largo quell'omino seduto su di una ciambella gonfiata che a tratti appare e scompare dietro le onde.
Come fare per raggiungere terra senza concludere il raid a gambe all'aria?
Altre volte sono atterrato in quella spiaggia dalla sabbia fine e compatta in compagnia dei frangenti, ma questa volta essi sono assai più alti e minacciosi.
Come d'abitudine, ogni volta che decido di spiaggiare, abbasso le ruotine sotto la carena e mi posiziono di fronte al corridoio d'atterraggio delimitato dalle boe gialle.
Giunto a ridosso delle barre dei frangenti individuo un'onda in procinto di rovesciarsi sul cui dorso mi posiziono per poi dare potenza senza superarla con l'intento di seguirla fino a terra senza finire travolto dalla successiva che intanto monta dietro di me.
Ma come m'aspettavo, anche a tutta manetta, non riesco a tenere il passo di quell'onda a causa del forte attrito prodotto dalle quattro ruotine sotto la carena che frenano l'avanzamento.
Accade così di perdere terreno mentre la poppa si avvicina pericolosamente al successivo frangente alle mie spalle che rischia di travolgermi.
Fortunatamente le leggi fisiche della fluidodinamica vengono in mio aiuto e accade che, non appena la poppa giunge sul piano inclinato della base del frangente investitore, riceve da esso una ulteriore spinta che sommata a quella del motore giunge a sospingere il battello alla sua stessa velocità (effetto surf).
Il gommone procede così verso terra sospinto dallo stesso frangente e da tutta la potenza del motore che lo mantiene stabilmente in rotta, anche grazie al profilo delle ruotine, scongiurando così il pericolo di intraversarmi e venire risucchiato dal vortice dell'onda.
È questo il momento di maggiore tensione perché la cresta dell'onda che mi segue a ruota si rovescia lambendo il motore con un boato rabbioso senza però travolgere la poppa finché la sua energia si esaurisce distendendosi in una lunga spianata schiumosa.
Intanto le ruotine toccano il fondo e rullano veloci verso la battigia mentre l'elica si trova a girare in turbolenza acqua/aria frullando a vuoto e impennando i giri del motore.
Subito tolgo il gas e do uno strattone al cavetto di sicurezza per spegnere il motore mentre l'abbrivio mi fa giungere in scivolata sulla sabbia al culmine della battigia concludendo l'atterraggio.
Alla fine scendo a terra raggiante di gioia e istintivamente mi slancio in aria con un salto gridando a squarciagola...
"VITTORIAAA...!!"

CONCLUSIONI
Dall'esperienza acquisita nei numerosi raids compiuti in varie parti del Mediterraneo fin dagli anni verdi della mia gioventù, posso annoverare questo tra i meglio riusciti sia per quanto riguarda la bellezza delle località visitate che per la grande libertà di movimento offerto dal piccolo fastroller soprattutto negli approdi a terra e le relazioni umane intraprese.
Ho scoperto così di riuscire ancora ad emozionarmi, nonostante l'età un po' avanzata, nel contatto con un mare a volte docile e generoso altre volte spigoloso e aggressivo ma sempre pronto a ricambiare mille volte il grande amore che fin da bambino mi unisce a Lui in un legame indissolubile.

TUTTI I NUMERI DEL RAID (dal 5 al 15 agosto 2014)
-- battello Zodiac Fastroller 3,25m con chiglia ActiV accessoriato con quattro ruotine alaggio/varo 26/8,
-- fuoribordo Evinrude 9.9hp4t pilotato a barra,
-- percorso totale andata e ritorno 152 miglia,
-- consumo 34,4 litri,
-- tenda Quechua 1,20/2,20,
-- n. 8 tappe complessive con pernottamento a bordo.
_________________________________________________________________________________

FINE - Ringrazio tutti coloro che hanno vissuto insieme a me questa impresa indimenticabile.
A bordo del JABAR volo sull'acqua verso l'isola che sfuma all'orizzonte dove mare e cielo si abbracciano.
Mi accompagnano il sussurro del motore e un gruppo di delfini festosi. Ora faccio parte di quell'ambiente meraviglioso. Ora sono felice.
Capitano di Vascello
qwertys
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- 2/19
grande veramente io nn avrei mai avuto l coraggio complimenti di nuovo emozionante:ma che ci fai in spagna??
Ammiraglio di squadra
ropanda
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- 3/19
bellissimo ancora !!!!!

alla fine l'hai fatta vedere la Valenciana Sbellica Sbellica
........dopo aver letto tutta la seconda parte non mi avrei mai aspettato che tornavi a casa in gommone, pensavo che ti aspettavano alla fine in macchina, quindi vale.........por dos.

COMPLIMENTI!!!!!! sono esperienze visute indimenticabili.
Salpa Laver 20.5 Cabin -selva 100cv 4T
elica Al 3 pale Ø13.75 x 13. mod 14/15
barca 5.5 Mitica Ropanda - selva-marlin 100 cv 4 T
elica Al 4 pale Ø12.75x17
ex gommone selva 4.20- johnson 25 cv
2° Capo
maxsimo
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- 4/19
che bella avventura e che coraggio che hai.complimenti UT UT UT UT UT
Tenente di Vascello
Barrotta Giacomo (autore)
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- 5/19
ropanda ha scritto:
bellissimo ancora !!!!!

alla fine l'hai fatta vedere la Valenciana Sbellica Sbellica
........dopo aver letto tutta la seconda parte non mi avrei mai aspettato che tornavi a casa in gommone, pensavo che ti aspettavano alla fine in macchina, quindi vale.........por dos.

COMPLIMENTI!!!!!! sono esperienze visute indimenticabili.

Roberto, dall'inizio l'escursione l'avevo organizzata con andata e ritorno.
Avevo anche messo in conto di interrompere la vacanza qualora fossi incorso in un periodo tempestoso del mare che mi avrebbe impedito di procedere oppure l'eventualità di un ribaltamento col motore inutilizzabile ma... sempre salvando la pellaccia.
In quel caso avrei noleggiato un'auto in loco e caricato tutte le attrezzature per tornare alla base. Ciao.
A bordo del JABAR volo sull'acqua verso l'isola che sfuma all'orizzonte dove mare e cielo si abbracciano.
Mi accompagnano il sussurro del motore e un gruppo di delfini festosi. Ora faccio parte di quell'ambiente meraviglioso. Ora sono felice.
Tenente di Vascello
luiste
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- 6/19
Bravo Giacomo, forse è mancato solo che qualcuna delle ragazze della serata in discoteca ti venisse a trovare nella Quechua ... o no.
UT UT
Tenente di Vascello
Barrotta Giacomo (autore)
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- 7/19
luiste ha scritto:
Bravo Giacomo, forse è mancato solo che qualcuna delle ragazze della serata in discoteca ti venisse a trovare nella Quechua ... o no.
UT UT

...mi trovavo con l'accappatoio indossato proprio perché ho dormito sul pagliolo in attesa di ripartire alle prime luci dell'alba. Quindi la tenda non era montata.
Ora che ci penso la mia tenda è una due posti... se fosse stata montata un invito l'avrei proposto.
Sbellica Sbellica Laughing
A bordo del JABAR volo sull'acqua verso l'isola che sfuma all'orizzonte dove mare e cielo si abbracciano.
Mi accompagnano il sussurro del motore e un gruppo di delfini festosi. Ora faccio parte di quell'ambiente meraviglioso. Ora sono felice.
Tenente di Vascello
trevor
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- 8/19
Letti i due topic con molto piacere e passione.
Complimenti, bellissima esperienza e bellissimo il tuo modo di raccontare.
Grazie per aver condiviso con noi!
Contrammiraglio
stinger
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- 9/19
Devo dirti che aspettavo con curiosità la seconda parte. Effettivamente una bella avventura, ad andar per mare c'è sempre qualcosa da imparare, ogni luogo ha le sue peculiarità e, a volte, non è nemmeno immaginabile quali scherzi possa fare il vento in alcuni contesti costieri. Poi, quando tutto finisce bene, è ancora meglio.
In Spagna ci sono stato due volte, ma da terrestre col camper. Ho cercato di analizzare il posto ai fini gommonautici, anche se la distanza da percorrere col rimorchio al seguito non è uno scherzo, ma sebbene abbia potuto vedere tratti di costa molto bella, ho notato che il mare non è mai proprio calmissimo, o se lo è, cambia nel giro di poche miglia, la costa è sempre un po' esposta e in prossimità dei capi il mare si scatena spesso. Effettivamente il tuo "piccolo" gommone è l'ideale per un percorso itinerante in quel tipo di costa, a giudicare dalla risacca che si vede quasi sempre nelle foto, la soluzione ideale è quella di atterrare piuttosto che rimanere all'ancora. E questo è possibile solo con un mezzo come il tuo. Con un mezzo più grande saresti stato obbligato a pernottare sempre in porto, non potendolo tirare in secco, ma ti saresti perso il meglio che offre il campeggio nautico. Immagino che la prossima volta ti diriga verso Sud, ricordo che a sud di Cartagena c'è un bel tratto di costa, potresti andare fino a Cabo de Gata... (Isleta del Moro è una meraviglia)
Un saluto, al prossimo reportage
Overboat Lord 20, Mercury Optimax 115, carrello Tecnitrail T1500
Tenente di Vascello
Barrotta Giacomo (autore)
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- 10/19
Ciao Stinger,
Fino a pesi complessivi gommo e accessori di 120-150kg. il campeggio nautico itinerante con uno smontabile si può effettuarlo molto bene con 1-2 persone ferme restando le ruotine alaggio che costituiscono un accessorio indispensabile per agevolare le operazioni vari/alaggio.
Più si sale coi pesi o si utilizza per esempio un piccolo RIB, e più tutto diventa più complicato e si allontana sempre più il punto di forza di questo tipo di vacanza: scendere a terra a piacimento e muoversi nei due ambienti in piena libertà e divertimento.
I mari che costeggiano coste frastagliate con monti alti precipiti sul mare con pochi ridossi son un arma a doppio taglio: da una parte essi sono bellissimi e spettacolari per visitarli e immergersi, dall'altra i pochi ridossi limitano la possibilità di rifugiarsi a terra in caso di difficoltà. Anche i venti si dispongono in modo variabile a volte con rinforzi inaspettati. Così è il tratto di costa oggetto della mia navigazione a ridosso di Cabo de Ñao.
Il tratto verso sud l'ho già fatto due anni fa, ma allora disponevo di una tenda che montavo a terra con un po' di difficoltà.
La parte più spettacolare è Cabo Tiñoso dopo Cartagena: Un promontorio sul cui capo ci sono 105m di fondo.
Sono arrivato ad una quindicina di km. a sud di Mazzarón in una baia chiamata cala Leño:

https://www.google.es/maps/@37.5570312,-1.3410827,908m/data=!3m1!1e3?hl=it

Questo tratto di costa ha mari più tranquilli e meglio gestibili.
Ciao.
A bordo del JABAR volo sull'acqua verso l'isola che sfuma all'orizzonte dove mare e cielo si abbracciano.
Mi accompagnano il sussurro del motore e un gruppo di delfini festosi. Ora faccio parte di quell'ambiente meraviglioso. Ora sono felice.
Sailornet