Calamari anche di giorno [pag. 3]

Tenente di Vascello
xxpppxx (autore)
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- 21/24
edimix ha scritto:
scusaaaaaaa xxxppxx,siamo abituati (dalle nostre parti)a chiamarli calamari...mi riferivo effettivamente ai totani Embarassed

Non capisco qual'è il tuo problema.
Joker Boat Coaster 515 motorizzato Mercury 100 cv 4 tempi.
Capitano di Corvetta
edimix
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- 22/24
xxpppxx ha scritto:
edimix ha scritto:
scusaaaaaaa xxxppxx,siamo abituati (dalle nostre parti)a chiamarli calamari...mi riferivo effettivamente ai totani Embarassed

Non capisco qual'è il tuo problema.
Question
Tenente di Vascello
xxpppxx (autore)
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- 23/24
edimix ha scritto:
xxpppxx ha scritto:
edimix ha scritto:
scusaaaaaaa xxxppxx,siamo abituati (dalle nostre parti)a chiamarli calamari...mi riferivo effettivamente ai totani Embarassed

Non capisco qual'è il tuo problema.
Question

Malinteso.
Joker Boat Coaster 515 motorizzato Mercury 100 cv 4 tempi.
Capitano di Corvetta
cirieh
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- 24/24
I calamari, il giapponese
e qualche notizia in più
Sono pescatore sportivo, da oltre 30 anni, che per
prendere un calamaro spesso è costretto a farsi la
mattinata. Leggendo del pescatore giapponese,
sulla prima pagina del 18/11 sono rimasto stupito
della riuscita della sfida. Ora, la domanda sorge
spontanea: in cosa consisteva la tecnica "tataki"
e che forma avevano gli artificiali "oppai"?
MARCO M.
Michele Nania sulla Sicilia del 18/11 ha raccontato
dell’arrivo di un giapponese ad Acitrezza, proprio
dove forse più che altrove resistono antiche
tradizioni pescherecce, per lanciare una nuova e
forse rivoluzionaria tecnica per la cattura dei calamari.
A parte il fatto che a me risulta che i calamari
di giorno si prendono già, siamo sicuri che
si tratti di una buona notizia? Insomma: ci mancava
anche il giapponese.
GIUSEPPE COSTANZO
I due lettori sono un piccolo campione
rappresentativo dell’interesse suscitato da
quell’articolo. Altri hanno scritto o telefonato per
saperne di più, o per mettere in dubbio la validità
dell’iniziativa. Avete tutti ragione. In quell’articoletto,
senza entrare nei dettagli tecnici, m’ero limitato a
dare la notizia. Buona o cattiva dipende dai punti di
vista: i giapponesi come tutti sanno sono maestri
nell’arte della pesca, e anche se ne hanno combinate
di tutti i colori (per esempio con i tonni rossi del
Mediterraneo, per esempio con la caccia alle balene
che, nonostante il bando mondiale, loro e pochi altri
proseguono "a scopi scientifici) ma non c’è dubbio
che in questo settore ne sanno una più del diavolo. E
del calamaro. Ne hanno studiato il comportamento
diurno e notturno, l’atteggiamento, la relazione con
le stagioni, con le maree, con le correnti, con la
temperatura dell’acqua e con la conformazione del
fondale. Sanno com’è fatto dentro e fuori: abbiamo
visto con i nostri occhi come in pochi istanti, e con un
solo movimento delle mani, siano in grado di
eviscerare e spellare il cefalopodo. Lo sappiamo fare
anche qui, questo è vero, ma con i nostri tempi e
quasi sempre sul tavolaccio della pescheria o, ancora
più comodamente, sul marmo della cucina. Non su
pochi centimetri di paiolato a bordo di una barca o
direttamente in mano. Ma siccome agli appassionati
di pesca sportiva (un vero e proprio esercito,
attentissimo a tutte le novità e disposto anche ad
investire cifre considerevoli per questa passione),
l’aspetto gastronomico interessa relativamente, le
domande sono tre: come, dove e quando catturarli. I
giapponesi, alle ultime due domande rispondono
"sempre e dappertutto". Alla prima rispondono con
questa nuova tecnica, il Tataki, che è un po’ a metà
tra il "vertical jigging "e lo spinning. Su un fondale di
60-70 metri calano la lenza, e poi un po’ più sollevata
dal fondo cominciano un rapidissimo scuotimento su
e giù della canna, per poi fermarsi, riprendere,
avvolgere tutto e ricominciare. Fondamentale
l’attrezzatura: una paratura con due o più esche
artificiali (gli oppai: pesciolini in silicone di vari colori,
con gli occhi in 3D, con una o due corone di ami,
morbidi o più rigidi a seconda dell’aggressività delle
prede) attaccati senza lacciolo ma con una minuscola
girella direttamente alla lenza madre, una
piombatura di 250 grammi, girelle rotanti sopra e
sotto. La canna è in fibra, leggerissima, molto
flessibile e molto simile a quella usata per il vertical
jigging, come anche i mulinelli. Gli artificiali stanno
per arrivare, le canne dovrebbero essere disponibili
da quest’estate, di mulinelli ce ne sono già in
commercio svariate decine di modelli. Gli artificiali e
le canne usati per la dimostrazione erano Yamashita,
i mulinelli Shimano. E, dicono i giapponesi,
fondamentale è avere a bordo un ecoscandaglio.
Naturalmente non si può prescindere da
un’imbarcazione con annessi e connessi, e dei costi
del carburante. Si può spendere, insomma, quanto si
vuole, e c’è chi lo fa. Per la cronaca - e per chi non può
- i calamari freschi al mercato vanno tra i 18 e i 20
euro al chilo.
Sailornet