"Oceano Adriatico" passando per Capraia

Capitano di Corvetta
jacksely (autore)
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Oceano Adriatico
Storie di mare per ragazzi che vogliono diventare adulti

Prefazione

Il mare adriatico che io chiamo oceano adriatico, è il luogo dove si sono formati i caratteri di tanti giovani che oggi sono adulti. Per me ha rappresentato il luogo infinito delle avventure, posti dove ho conosciuto genti di tutti i tipi. Personaggi buffissimi di cui parleremo ampiamente, amici ed amichette con cui ho fatto il bagno per anni e che oggi sono diventati grandi. Ma cosa vuol dire diventare grandi? Questo io ancora non lo so. Una cosa che invece so molto bene è che quel mare fatto di isole e isolotti sconosciuti, porticcioli e piccoli rifugi mi ha cullato dai 6 anni sino ad oggi.
Durante tutti questi anni di cose ne sono successe. Anche cose tristi. In questo piccolo lavoro le racconteremo tutte perché chi sa piangere sa anche ridere della vita. oceano adriatico.

Jacksely
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La capitana
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Dove, come, quando...
Non vedo nulla, devo aspettare tanto Smile ??
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misterpin
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Sembra la prefazione di un libro!!!!! allora avanti che siamo curiosi UT
Capitano di Corvetta
jacksely (autore)
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Uno degli argomenti ricorrenti quando si hanno i ragazzi, specialmente piccoletti, in barca è quello della strumentazione e della sicurezza. La radio nello specifico riesce ad esercitare un fascino tutto particolare. Chi di noi non ha mai sentito la voglia di premere quel pulsante sul microfono per comunicare qualcosa che già in partenza sappiamo assolutamente inutile e insignificante.. 8) Chi non è stato mai tentato di fare un "versaccio" alla radio? Sbellica Sappiamo tutti che la radio non è un giocattolo ma ... anche se lo sappiamo ... irresistibilmente ci vogliamo giocare..figurarsi i ragazzini ... beh per contenere la loro esuberanza ero solito fargli il seguente raccontino.. scrutando i loro visini e i loro occhietti furbi nella piccola dinette di Geronimo e prima ancora nelle dinette dei piccoli bavaria che noleggiavo di solito a Sukosan, sotto Zara..
Vedevi quei ragazzi rapiti dai racconti dei grandi e ripensavi esattamente a più di 30 anni prima, ..quando eri tu a rannicchiarti in cuccetta ..con le braccia attorno alle ginocchia ripiegate verso il petto e ascoltavi attento tutte le parole, immerso in questa avventura fantastica.. Ti sentivi protetto nella pancia della barca, questo mezzo di trasporto straordinario che secondo me, anche se non so spiegarlo, vive di vita propria ed esercita la sua personalità come null'altro..

Con il may day non si scherza mai

Nel 1985 al largo dell'isola lunga c'era una bellissima barca a vela di 20 metri con un equipaggio di amici che trascorrevano assieme le loro vacanze. Tutti erano felici e gli adulti si erano distratti in amabili conversazioni. Il mare era un pò grosso e soffiava già un pò di bora da nord, d'altronde il giorno prima erano apparsi sulle alture i caratteristici "palloncini bianchi" che preannunciavano vento fresco. La barca molto solida procedeva con sicurezza fendendo l'onda.
Sull'isola lunga viveva un omone con la faccia simpatica e rubizza, Svetan. Egli viveva di pesca assieme alla sua famiglia che era composta da Irina, la mamma, Skolich il maschietto e Alida la femminuccia di 7 anni. Alida era una vera bellezza, i capelli sottili, lischi colore dell'ambra e gli occhi grandi colore del miele. Le efelidi e un pò di abbronzatura completavano questo capolavoro.
Quella sera qualcuno per gioco disse alla radio: "Aiuto! Emergenza! Stiamo affondando, siamo davanti alle incoronate, davanti punte bianche"....
Svetan, che stava rientrando nel suo porticciolo con la sua piccola barca da pesca, udì quella richiesta d'aiuto. Una scossa elettrica sotto pelle che fa rizzare i peli negli avambracci. Una frase che non vorresti mai sentire e che riesce in un millisecondo a farti mutare ogni precedente atteggiamento. Svetan non ci pensò due volte, gettò in tutta fretta il pesce pescato in acqua per alleggerire il povero gozzo, che era stato di suo padre prima di lui, fece un gesto con la mano ad Irina e si precipito verso il mare a tutta forza. Fu l'ultima volta che Irina vide Svetan. Il povero gozzo tremava sotto la forza delle prime ondate sollevate dalla bora che era sempre più forte e il freddo aveva già iniziato a mordere la pelle delle braccia nude. Sapeva che doveva fare presto, il buio incombeva e lui da buon marinaio doveva impedire che il mare inghiottisse qualcuno. Conosceva bene cosa può fare l'Adriatico sotto i colpi di bora sul finire dell'agosto.
Svetan però non è mai tornato da Irina, Skolic e Alida. E' rimasto in mare per sempre per uno stupido scherzo di un bambino, o forse peggio di un adulto.. non lo sapremo mai. Il suo povero gozzo non ce l'ha fatta contro i colpi di mare, contro la bora, contro il freddo.. Il suo povero gozzo non era una solida barca di 20 metri alla fonda dietro l'isolotto nella rada di Molat.. ma aveva il cuore grande di Svetan.
Oceano Adriatico passando per Capraia


Una curiosità questo racconto stava attaccato in dinette vicino alla radio e come per magia l'argomento radio non è stato più d'attualità
Jacksely Kid
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misterpin ha scritto:
Sembra la prefazione di un libro!!!!! allora avanti che siamo curiosi UT


no stai tranquillo non è un libro UT Sbellica Sbellica , sono solo 16 paginette di raccontini Felice

jacksely Kid

il prossimo sarà il "Caravelle"
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Capitano di Corvetta
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Il Caravelle

Lo yachting non è per tutti.. e anche se non soffri il mal di mare, la barca, quando vuole ti punisce. O la rispetti, oppure lei capisce che ti serve una lezione e te la da in un modo o in un altro....

prima parte

Solo a pensarci oggi mi vengono le lacrime agli occhi per le risate! Il Caravelle è stata la prima vera barca su cui ho attraversato da piccolo il mare Adriatico assieme a personaggi incredibili che sembravano usciti da un racconto di avventure, ed in parte era così.
Il Caravelle era una barca a vela, tutta di legno, che un certo Umberto Carli assieme ai suoi due fratelli Elio e Gualtiero aveva fatto costruire nel 1950. Certo è che i tre personaggi erano veramente unici.
Umberto, detto Bitti, era un omone con una forza straordinaria e una simpatia fuori dal comune. Un’altra sua caratteristica era la ruvidezza. Possiamo tranquillamente dire che era ruvido come la carta vetrata, una vera bestia se si arrabbiava ma bastava poco per commuoverlo. Elio, dei tre fratelli era quello più posato. Anche se dire posato di un "romagnolo purosangue" suona piuttosto strano. Gualtiero era il più giovane e anche il più intraprendente. Quando in Italia si parlava appena di basket e pallavolo lui, Gualtiero, era già allenatore della squadra di baseball di Rimini. Vi immaginate voi quasi quaranta anni fa in quanti andavano a vedere il baseball ? Detto questo torniamo al Caravelle, la mia prima vera barca.
Esternamente era una barca classica con una tughetta centrale che si allungava verso prua formando un vero e proprio prendisole. Sul prendisole c’era un materassino di spugna arancione su cui ti potevi sdraiare a prendere il sole dopo aver fatto il bagno, e che bei bagni si facevano. Il prendisole del Caravelle era mitico, un posto dove ti potevi rannicchiare “chiotto” “chiotto” a scaldarti sotto un bel telo di spugna. Poi c’era la timoneria, con una ruota tutta di legno come quelle che si vedono nei film dei pirati. La bussola, uno strumento incredibile, tanto più incredibile perché era un cimelio di guerra. Era infatti una bussola originale da sommergibile. Somigliava ad un disco di metallo spesso qualche centimetro, con una finestrella sul davanti attraverso la quale si leggeva la rotta. Di notte quando calava il buio, ed in mare tutto diveniva nero, si accendeva una piccola lampadina dentro la bussola, di colore rosso. Di notte tutto assumeva una dimensione diversa, magica, a volte paurosa. Il segreto del Caravelle era la sala macchine, ovvero il posto dove sta il motore. Per arrivare li dovevi aprire uno sportellino piuttosto piccolo situato all’interno del pozzetto, precisamente dovevi aprire uno dei due sedili vicino alla timoneria. Sotto quel minuscolo sportello si trovava il “regno” di Lanciotto. Lanciotto, questo era il suo vero nome di battesimo a dispetto di chi lo riteneva un soprannome, era il marinaio dello Zio. Un vero marinaio che aveva iniziato da bambino la vita di mare. Prima sui bastimenti poi sui pescherecci in Mediterraneo. Lanciotto era un segugio del mare. Da lui potevi imparare praticamente tutto. Un maestro d’altri tempi che mi ha trasmesso la prima capacità marinaresca: la prudenza. Lanciotto era un tipo tutto pieno di rughe e grinze, magrissimo e di piccola statura. Le sue mani erano d’acciaio, forse a causa dei km di cime maneggiate in tanti anni. La sua capacità marinaresca si manifestava in ogni modo. Avevi bisogno di raccordare due cime insieme? Lui ti faceva un’impiombatura da manuale. Dovevi riparare una vela, era il miglior velaio. Lanciotto aveva solo un piccolo problema. Era golosissimo di caffè corretto con l’amaro Averna, soprattutto goloso di Averna... Sono impresse nella mia memoria le sue epiche nottate, quando in traversata da Rimini a Lussino, la Zia che era astemia, accorgendosi del calare del livello della bottiglia di amaro, furtivamente la nascondeva. Se volevi fare incupire Lanciotto questa era la strada giusta.
La Zia d’altronde non aveva tutti i torti a nascondere i liquori. Lanciotto quando arrivava al punto di saturazione alcolica poteva riservare delle sorprese. Diveniva spregiudicato, spavaldo e soprattutto imprudente..... ma questa è un'altra puntata...

Jacksely Kid
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roland
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continuo a notare analogie tra il tuo modo di scrivere e Hernest Hemingway... un suggerimento da ignorante, nelle descrizioni visive sei molto accurato, e cosi dicasi per la parte "cenestetica" (il freddo, la pelle che si accappona). Non ti soffermi spesso sulle sensazioni uditive ed olfattive. Se riesci ad integrare in tutti e cinque i sensi l'aspetto descrittivo senza appesantire il racconto.. Sei Stephen King.. Sbellica Sbellica Sbellica scherzo, ma se vuoi, e' solo un suggerimento...
Non ci sono rose sulla tomba del marinaio. Non ci sono gigli sulle onde. Quello che al marinaio spetta e' il battito d'ala del gabbiano ed il pianto dell'amata.
Capitano di Corvetta
jacksely (autore)
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roland ha scritto:
continuo a notare analogie tra il tuo modo di scrivere e Hernest Hemingway... un suggerimento da ignorante, nelle descrizioni visive sei molto accurato, e cosi dicasi per la parte "cenestetica" (il freddo, la pelle che si accappona). Non ti soffermi spesso sulle sensazioni uditive ed olfattive. Se riesci ad integrare in tutti e cinque i sensi l'aspetto descrittivo senza appesantire il racconto.. Sei Stephen King.. Sbellica Sbellica Sbellica scherzo, ma se vuoi, e' solo un suggerimento...



Embarassed Grande Roland, a "gente" di quel "calibro" non gli lego neppure le scarpe.... al secondo poi , non ne parliamo... anche sotto il profilo del conto corrente 8)
Di E. H. non ho letto molto. Di tutti quello che ho apprezzato è stato "verdi colline d'africa". Del secondo, S.K. , mi ha colpito la descrizione meticolosa di ogni particolare in Cugio (non ricordo se si scrive così).
Ad ogni modo non so se andare avanti in questi racconti oppure fermarmi. Non vorrei essere fuori tema con il sito. Provo a inserire il racconto in un contesto più geografico e riconoscibile... e poi mi raccomando a tutti...se "rompo" basta dirlo Sbellica Sbellica tutto vorrei meno che sembrare un petulante rompi balle Laughing

Jacksely Kid
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continua il Caravelle.... "il racconto di Lanciotto per insegnare ai ragazzi dove stanno i pericoli"

... la sua non era un’imprudenza verso gli altri, ma contro se stesso, e rischiava veramente di farsi molto male come successe una volta nel porto vecchio di Spalato, (dalla parte del distributore forse qualcuno ricorda il posto e la risacca che c'è). Lanciotto quel giorno aveva trangugiato una mezza bottiglia di amaro dopo aver pasteggiato con una generosa dose di lambrusco. La sua faccia di solito raggrinzita era un misto tra sonno, stupore, fastidio e ilarità improvvisa. Il colore degli occhi di Lanciotto era indefinibile, non sono mai riuscito a capirlo fino in fondo ma quel giorno scintillavano sotto il riverbero del sole come non mai, forse per la quantità di amaro e lambrusco ingerita.
Il porto di Spalato, che è una città veramente bella, è noto ai marinai perché in alcune zone si forma una risacca fastidiosa quando entrano ed escono le grandi navi. Questa risacca è un vero tormento per chi si avvicina alle banchine, specialmente alla banchina del distributore di gasolio, non parliamo poi di quella in fondo al porto dove addirittura ci sono ancora dei blocchi di pietra sott'acqua che aspettano solo di mordere la chiglia allo sventurato ignaro. Torniamo alla risacca...arriva l’ondina ed ecco che ti ritrovi sbattuto contro il cemento del “moletto” con tutte le conseguenze del caso, se non hai posizionato bene i parabordi. Ma la cosa veramente pericolosa, quella da non fare mai quando c’è risacca è mettere il piede o peggio la gamba fuori dalla barca per scostarla dal molo... Guai, questa è una cosa veramente pericolosa. Basti pensare che una barca come il Caravelle ti si può appoggiare sopra la gamba imprigionandola tra la fiancata ed la banchina e la tua forza nulla può contro le 12/13 tonnellate di peso di una barca in legno di oltre 14 metri...
Immaginiamo poi cosa succede se l'inerzia della barca viene rinforzata da una bella onda di risacca, magari prodotta da un motoscafo che passa, come accadde quella volta...bene..anzi male... perchè la povera gamba di Lanciotto fu catturata da una "morsa di ferro" tra la falchetta del Caravelle e la banchina di cemento del distributore. Il Caravelle, che rollava paurosamente a causa delle ondate prodotte da un vero e proprio “demente motorizzato” che con il suo motoscafo era passato a tutta birra vicino alle altre barche, stava "masticando" la gamba del povero Lanciotto.
Prima la pelle e poi le carni del polpaccio di Lanciotto, come succede se prendi in mano un pomodoro e lo strizzi con tutta la forza che hai, stavano letteralmente esplodendo per la pressione della terribile morsa. Lo Zio si rese conto di quello che stava succedendo in una frazione di secondo e con un urlò improvviso gridò: “parabordi , parabordi !!” . Tutti capirono la gravità del momento, perché credo che sino a quel giorno lo zio non avesse mai alzato la voce...ed in effetti era la prima volta che lo sentivo gridare. Il Babbo e Bitti, con tutta la forza che avevano in corpo, ficcarono nuovamente i parabordi, che a causa della prima onda erano saltati via, tra la barca e la banchina approfittando della pausa antecedente alla seconda ondata. Lo zio afferrò Lanciotto come se fosse stato un pupazzo di stoffa e lo sollevò di peso non appena la morsa si allentò. La povera gamba era comunque conciata male ma fortunatamente non c’erano fratture. Mancava solo la pelle e qualche centimetro di carne. Credo che la sbornia al povero Lanciotto passò veramente in un "batti baleno". La Zia provvide alla cura del ferito con una fasciatura degna del miglior ospedale della croce rossa.
Stranamente e un pò alla volta sparirono dalla cambusa tutti i liquori. La razione di lambrusco a tavola inspiegabilmente passò dalle due/tre bottiglie a pasto ad una sola bottiglia.. per giunta avviata. La punizione della Zia, che da astemia e ottima cuoca, era arrivata inesorabile... si divertiva infatti a osservare sorniona le facce smunte dell’intero equipaggio privato delle gioie del buon bere proprio a metà crociera... Neppure lo zio potette nulla... e da ottimo cardiologo qual'era era anche un ottimo estimatore del buon bere, specialmente in vacanza..
Il Caravelle né ha viste delle belle durante le sue navigazioni. Ha conosciuto dei veri marinai e degli ospiti più o meno graditi, ha portato a spasso per i mari di Grecia e Dalmazia noi da bambini e ci ha regalato momenti bellissimi, indimenticabili. Albe e tramonti, baie deserte con l’acqua cristallina... per chi ricorda Zut, Lopatica e Piskera prima dei marina Acy... o per chi ricorda la zona militare della baia di Molat (Brigujie), quando ancora alla vecchia boa attraccava il sommergibile e da quella parte si pescavano le ostriche rosse, stando un pò attenti ai militari, non è difficile capire... un acqua che sembrava da bere tanto era pura e trasparente.
Il Caravelle aveva anche una particolarità: puniva chi faceva finta di essere un marinaio e chi per forza si voleva inserire in un equipaggio già formato e in piena armonia. L’equipaggio del Caravelle infatti era formato dallo Zio, dalla Zia dal Babbo, la Mamma, Bitti, Lanciotto e io piccolino. Mio fratello i primi anni non era neppure nato, poi essendo troppo piccolo non ha mai navigato con il Caravelle, ma con il Sely di cui parleremo più avanti.
ma questa è un altra storia..... Felice

Jacksely Kid
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Capitano di Vascello
maurino
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jacksely ha scritto:
roland ha scritto:
continuo a notare analogie tra il tuo modo di scrivere e Hernest Hemingway... un suggerimento da ignorante, nelle descrizioni visive sei molto accurato, e cosi dicasi per la parte "cenestetica" (il freddo, la pelle che si accappona). Non ti soffermi spesso sulle sensazioni uditive ed olfattive. Se riesci ad integrare in tutti e cinque i sensi l'aspetto descrittivo senza appesantire il racconto.. Sei Stephen King.. Sbellica Sbellica Sbellica scherzo, ma se vuoi, e' solo un suggerimento...



Embarassed Grande Roland, a "gente" di quel "calibro" non gli lego neppure le scarpe.... al secondo poi , non ne parliamo... anche sotto il profilo del conto corrente 8)
Di E. H. non ho letto molto. Di tutti quello che ho apprezzato è stato "verdi colline d'africa". Del secondo, S.K. , mi ha colpito la descrizione meticolosa di ogni particolare in Cugio (non ricordo se si scrive così).
Ad ogni modo non so se andare avanti in questi racconti oppure fermarmi. Non vorrei essere fuori tema con il sito. Provo a inserire il racconto in un contesto più geografico e riconoscibile... e poi mi raccomando a tutti...se "rompo" basta dirlo Sbellica Sbellica tutto vorrei meno che sembrare un petulante rompi balle Laughing

Jacksely Kid




...no, per favore continua...
Cab 870 + 2 yamaha 250
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