Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Tenente di Vascello
Barrotta Giacomo (autore)
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- Ultima modifica di Barrotta Giacomo il 31/08/15 12:26, modificato 4 volte in totale
RAID DELLE TRE REGIONI
Venite tutti a bordo del mio gommino attrezzato per il campeggio nautico a largo raggio per raggiungere insieme Cabo de Gata toccando tre regioni: Valencia, Murcia e Andalusia.
Una indimenticabile, fantastica avventura immersi in una natura meravigliosa tra sorprendenti scoperte e difficoltosi momenti di navigazione con mari fin troppo impegnativi per uno smontabile.
Percorreremo insieme 216 miglia con 10 tappe nel corso di 14gg.

N.B. - Per meglio immedesimarsi nel seguente diario di viaggio suggerisco di leggere integralmente i testi accompagnati dalle foto. Grazie.
Data la corposità dei testi il diario si svilupperà in due topic separati.

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Preambolo

Se qualcuno mi chiedesse le motivazioni che mi hanno spinto, coi miei 66 anni, a rituffarmi in una nuova straordinaria avventura da cabo Roig alla Isleta del Moro di cabo de gata (Almeria) col mio smontabile di 3,25m motorizzato 10hp, ammetto di non poter fornire alcuna risposta tranne forse quella, per sua natura irrazionale, della grande passione per il mare e la navigazione in gommone che mi accompagna fin dalla tenera età.
Al contrario molte sarebbero state le motivazioni per rinunciarvi dopo aver rischiato per ben 3 volte di capovolgermi con mare tempestoso nel corso del precedente raid dello scorso 2014:
https://www.gommonauti.it/ptopic73813_cronaca_di_un_avventura_meravigliosa_prima_parte.html?highlight=
https://www.gommonauti.it/ptopic73824_cronaca_di_un_avventura_meravigliosa_seconda_parte_finale.html?highlight=
Alla luce di quella mia prima esperienza ho voluto migliorare l'aspetto della sicurezza introducendo due nuovi elementi: fissare un pallone sul cofano del fuoribordo e predisporre un'àncora galleggiante.
https://www.gommonauti.it/ptopic80386_preparazione_nuovo_raid_a_capo_de_gata_almeria_con_uno_smontabile.html?highlight=
In caso di disarcionamento e ribaltamento a seguito di mare mosso con l'àncora in acqua il battello si disporrà stabilmente con la prora contro le onde mentre il pallone manterrà fuori dall'acqua il motore scongiurandone l'allagamento. Inoltre il battello resterà fortemente inclinato da un lato e sarà quindi più facile riaddrizzarlo agendo su di una cima all'uopo predisposta.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Simulazione riaddrizzamento gommone capovolto.

Ebbene posso dire che grandissima è stata la soddisfazione personale nel portare felicemente a termine l'impresa fino a raggiungere la Isleta del Moro nella testata di cabo de gata dopo un percorso complessivo a/r di oltre 216 miglia con 10 tappe nel corso di 14gg.
Ancora una volta una straordinaria e coinvolgente avventura che mi ha portato a conoscere luoghi di spettacolare bellezza. Deliziosi paesini incastrati tra montagne prospicenti un mare profondo e trasparente. Spiagge incontaminate inserite in una natura selvaggia nella quale mi sono immerso purificandomi lo spirito oltre alle numerose immersioni in apnea effettuate in quei fondali vertiginosi.
Nondimeno ho potuto giovarmi di contatti con persone squisite accomunati dalla stessa passione per il mare e la natura e affascinate dalla mia avventurosa esperienza di campeggiatore nautico.
Lo Zodiac fastroller 3,25 si è confermato il mezzo ideale per praticare il vero campeggio nautico con una libertà di movimento a 360º per atterrare a piacimento nelle spiagge più nascoste e trainarlo sulla battigia grazie alle 4 ruotine di cui è dotato, visitare le grotte tra le pareti a picco ecc.

Ma c'è il rovescio della medaglia che condisce con molto pepe questo genere di avventure con uno smontabile: la navigazione con mare formato. Non sempre è sufficiente assicurarsi delle buone condizioni meteo per navigare e può capitare di trovarsi coinvolti in intense folate di venti locali imprevedibili.
In queste zone si alternano due venti dominanti: il levante da Est/N-Est e all'opposto il libeccio da S/S-Ovest. Il primo proveniente dal largo gonfia il mare con spettacolari onde alte frangenti, il secondo viene da terra e genera onde corte frangenti ravvicinate e secche.

Di seguito descriverò il racconto del raid con un paio di episodi che ho vissuto lungo il percorso in navigazione davvero difficoltosi.
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Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.


Un percorso a/r di 216 miglia durato 14gg con pernottamenti a terra corrispondenti a 10 tappe.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Cartina col percorso di andata.
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Diario di bordo RAID DELLE TRE REGIONI: Valencia, Murcia, Andalusia.

PRIMA TAPPA cala REONA (andata28luglio)

Ore 8,30 del 28 luglio 2015 - Partenza da cabo Roig
Eccomi pronto a partire dalla spiaggia di cala Bosque col mio Zodiac organizzato per il campeggio nautico a lungo raggio.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Organizzazione del carico e accessori a prora.

A prora estrema una borsa contiene il sacco a pelo ed un minimo di vestiario. Una seconda borsa contiene alcuni viveri oltre agli accessori per l'igiene personale.
Poi c'è la tenda Quechua unitamente al materasso gonfiabile.
Seguono un salvagente ed infine un borsone con all'interno il serbatoio benza, l'àncora con catena e tutte le dotazioni di legge e documenti. La riserva d'acqua è costituita da due bottiglioni di 2,5l. ciascuno.
Tale carico bilancia perfettamente i pesi di pilota e motore a poppavia rendendo la navigazione ottimamente bilanciata in tutte le andature. Inoltre esso è ben fissato aderente il pagliolo per fare in modo che, anche in caso di ribaltamento del battello, rimanga all'asciutto fuori dall'acqua incastrato tra i due tubolari.

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Organizzazione degli accessori a poppa.

A poppa la postazione di guida sulla panchetta è resa confortevole da un salvagente della giusta morbidezza per salvaguardare le chiappe.
Sullo scalmo del remo di sinistra è fissata una cima rossa sdoppiata e annodata ad intervalli di 50cm. Essa assolve a 3 funzioni: 1) ormeggio ai gavitelli/boe per i pernottamenti in acqua, 2) scaletta per la risalita a bordo, 3) punto di forza per riaddrizzare il battello in caso di ribaltamento.
Nello scalmo opposto è a portata di mano l'ombrello dell'àncora galleggiante che entra in azione in caso di disarcionamento/ribaltamento.
Infine c'è il pallone giallo fissato sul cofano del fuoribordo per scongiurare il suo allagamento in caso di rovesciamento.
All'inizio il suo aspetto antiestetico lo giustificavo per la funzione prioritaria di sicurezza ma ora ci sto facendo l'occhio e... vuoi vedere che alla fine finirà per apparirmi bello e simpatico?
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Grande è l'entusiasmo alla partenza consapevole dell'obbiettivo ambizioso che mi sono posto.
Il mare è calmo e non appena do un minimo di potenza il gommone si posiziona stabilmente in assetto planante dopo una lieve cabrata già alla velocità di circa 8 nodi. A 1/3 di gas raggiungo la mia andatura di crociera di circa 12 nodi che mi consente un'autonomia di circa 56/58 miglia con un pieno di 12l.

Doppiato cabo Roig la costa si mantiene bassa con una lunga spiaggia fino al porticciolo di S. Pedro del Pinatar che segna il confine tra la regione di Valencia e quella di Murcia.

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La Manga del Mar Menor è una lingua di terra superurbanizzata. Ad est il mare aperto, a ovest un grande bacino di mare chiuso.

Da qui si sviluppa la Manga del Mar menor che ricorda la nostra laguna veneta. Una lingua di terra superurbanizzata di oltre 11 miglia divide il mare esterno da un bacino interno collegato da un canale al mare aperto.

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La Isla Grosa dal lato ovest con l'unica spiaggia ove ha sede la casa del guardiano.

Ad appena un miglio di fronte alla Manga spicca la Isla Grosa alta 95m. Un parco naturale con divieto di sbarco nell'unica spiaggetta ad ovest ove risiede la casa del guardiano (la foto in controluce la rende appena visibile).

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Il faro di cabo de Palos visto dalla spiaggia a nord. Al largo si nota appena il gruppo delle isole Hormigas parco marino protetto.

approdo a cabo de Palos ove in banchina rifaccio il pieno con appena 3,6l. Relax con balneazione nella bella spiaggia a nord con vista dell'imponente faro che segna la punta più avanzata.
Al largo c'è il gruppo delle isole Hormigas parco marino protetto e meta preferita dai numerosi centri dyving presenti nel porto. Alle 14 pranzo al ristorante Miramar.

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cala Reona vista dal mare.
Nel tardo pomeriggio riparto verso sud alla ricerca di una spiaggetta ove effettuare il mio primo pernottamento. Dopo 1 miglio mi ispira cala Reona dove atterro percorrendo il corridoio delimitato dalle boe gialle che fa capo ad un centro noleggio di tavole serf e cayak.

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Tenda montata sul gommone pronta per il pernottamento a bordo.

Verso sera monto la tenda ma preferisco ormeggiarmi all'ultima boa del corridoio per trascorrere la notte sull'acqua perché questa spiaggia è frequentata da giovani un po' rumorosi nelle ore di riposo.

L'adozione di 4 ruotine fissate a poppa, su bracci ribaltabili durante la navigazione, costituiscono un punto di forza di questo battello per praticare il campeggio nautico a tutto campo.
Dopo averle abbassate giungo a terra col motore in spinta finché esse toccano il fondo senza alcun rischio di sbattere col piede o l'elica che si trovano 50cm dietro di loro in acque più profonde. Dopodiché spengo il motore e scendo a terra tirando dal maniglione di prora fino ad arrivare al culmine della battigia.
Questa operazione è agevolata sia dal peso complessivo del gommo ridotto al minimo e sia dall'appoggio a terra delle 4 ruotine che si affossano poco anche sulla sabbia asciutta.
Infine, dal momento che le ruotine sollevano la poppa rispetto alla prora più bassa, è facile trovare una posizione nella quale la pendenza contraria della battigia manterrà il gommo perfettamente orizzontale pronto ad accogliere la tenda che monterò sugli apici dei tubolari.
In questo modo ho realizzato un gommone cabinato e semovente sia a terra che in acqua alla boa o all'àncora qualora non fosse possibile stazionare sulla spiaggia (sempre preferibile per evitare sballottamenti sull'acqua).
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SECONDA TAPPA cala LEÑO (andata29luglio)

L'indomani mattina, dopo colazione, riprendo la navigazione verso sud godendomi una costa che da cabo de Palos prosegue con montagne ripide che si tuffano in un profondo mare blu alternando punte e golfi pieni di insenature e graziose spiaggette irraggiungibili da terra.
Il mio obiettivo è di fare la seconda tappa nei pressi di Mazarrón oltre cabo Tiñoso.

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Punta Acho lungo la costa verso Cartagena.

La tecnica di puntare dritto sulle punte più avanzate visibili tagliando i golfi è molto redditizia per coprire lunghe distanze in breve tempo.
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BRUCIA PASSIONE!... BRUCIA!!
Mentre scivolo veloce sull'acqua col gommone, la mente si svuota fino a respingere i pensieri più reconditi. Allungo una mano fuori bordo per accarezzare l'acqua di quel mare che mi rapisce il cuore mentre vedo scorrere come un film il profilo della costa.
Davanti alla prora gli occhi zummano una grande montagna adagiata sull'acqua che dall'orizzonte si avvicina progressivamente finché la vedo sprofondare in un mare blu terso trasformandosi in un meraviglioso fondale marino pullulante di vita.
Ora faccio parte di quell'ambiente meraviglioso. Ora sono
felice.
Grazie fratello Monte! Grazie fratello Mare!

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Golfo di Cartagena.

Superato il paesino di Portman, che in epoca passata è stata base di minatori impegnati nelle varie miniere presenti nella zona, ormai mi avvicino al golfo di Cartagena antico porto romano ben riparato da tutti i venti.

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cabo Tiñoso in avvicinamento.

Presto giungo in vista di cabo Tiñoso sul quale faccio rotta. Si tratta di una spettacolare montagna che si protende in mare aperto per quasi 4 miglia al largo rispetto alla linea costiera. La sua testata è larga oltre 3 miglia e la carta nautica riporta una batimetrica di 75/80m di profondità adiacenti le sue pareti verticali.
Doppiata la punta sono incuriosito da una pinna che vedo muoversi a pelo d'acqua. Penso subito ad un sub apneista e mi mantengo a debita distanza. Stranamente però non noto alcun pallone segna-sub nei dintorni e così la curiosità aumenta avvicinandomi a lento moto. Sorpresa! si trattava di una grande tartaruga marina che nuotava in superficie. Giunto a pochi metri da essa spengo il motore per non spaventarla e... che emozione! la tartaruga solleva la testa e mi lancia uno sguardo che resterà per sempre impresso nella mia memoria.
Subito raggiungo il cellulare per fotografarla. Il tempo di accenderlo, selezionare la funzione foto e... dov'è finita la mia tartaruga? Scomparsa! Indosso la maschera e giù la testa sott'acqua... niente, solo blu profondo. Peccato, quando mai mi si ripresenterà un'occasione simile?
Nel circondario de capo sotto il faro risiede una grande comunità di gabbiani che si tuffano nel vuoto per cacciare nelle pescose acque del capo.

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Punta dell'arco sulla testata di cabo Tiñoso.

Poco più avanti raggiungo la punta dell'Arco ambita meta dei sub con autorespiratore per la presenza di bellissime grotte e grosse cernie che si lasciano avvicinare e fotografare.

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Tre sub si apprestano ad immergersi in quelle acque limpidissime.

Nell'insenatura successiva saluto un gruppo di tre sub che si accinge ad immergersi. Tra loro c'è anche un italiano di Brescia. Ciao amici, buona immersione.

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cala Cerrada.

In un luogo tanto meraviglioso e spettacolare come questo immerso in quelle acque color inchiostro, non poteva mancare un angolo di paradiso di rara bellezza: la cala Cerrada (cala chiusa) meta esclusiva di molti diportisti. Dalla parete si apre l'ingresso in una grande insenatura con acque basse cristalline. Sullo sfondo c'è una bellissima spiaggia ove approdare e fare campeggio. Deciso! è qui che farò tappa al ritorno da cabo de gata.

Doppiata la fine della testata punto dritto su Mazarrón ove farò tappa per il pranzo. È un bel paesino a ridosso di un'insenatura e protetto da un'isoletta.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Ormeggio ad una boa a Mazarrón per pausa pranzo.

Dopo il pieno di benzina è ormai mia consuetudine ormeggiare in una delle boe gialle che delimitano i corridoi e le aree dedicate ai centri scuola di winserf e kayak presenti in tutti i porti e in molte spiagge raggiungibili da terra.
È singolare come questo gommo stenti ad essere inquadrato nel panorama dei mezzi naviganti in Spagna. Non può definirsi un gommone essendo inferiore ai 4m (secondo i parametri locali). Si potrebbe definirlo un tender ma poi non si trova la barca madre dalla quale è stato varato. Non è una barca perché mancano i connotati minimi di base. Ma allora cos'è? Forse un Kaiak... ma cosa ci fa quel motore attaccato?
Fatto sta che ovunque vado lo parcheggio in spiaggia tra i pedalò e le canoe oppure lo ormeggio ad una boa senza alcuna obiezione da parte dei locali. Nei porti entro senza che nessuno si smuova e lo ormeggio in seconda andana col benestare degli armatori i quali, all'occorrenza, mi rifanno l'ormeggio a fianco di un'altra barca.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Al ristorante una cameriera mi invita a visionare il menù e sedermi a tavola.

In un ristorante sul lungomare vengo coccolato da questa giovane cameriera per convincermi a sedermi a tavola. Come fare a dirle di no? È troppo bella ma... forse un po' troppo giovane per me.

Nel pomeriggio riprendo la navigazione verso sud per organizzare il mio secondo pernottamento.
Ora la costa si presenta sempre rocciosa ma piuttosto bassa e numerose sono le insenature ove potrei atterrare.
Dopo 3-4 miglia mi fermo in una baia denominata cala Leño.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Tenda montata pronta per trascorrere la notte. Sullo sfondo si intravede il promontorio di cabo Cope.

Ci sono altri campeggiatori nella baia che stazionano qui coi loro camper e tende grazie ad una strada sterrata che la rende accessibile.
In un posto così isolato e selvaggio mi piace fare qualche bella immersione fuori dalla baia. L'acqua è calda e cristallina. Il fondale è ricoperto da grandi prati di posidonie misti a sabbia. Raggiungo i 7-8m per ammirare alcuni branchi di salpe e occhiate.
Verso sera, dopo aver fatto uno spuntino, monto la tenda pronto per trascorrere la notte.
Ormai ho acquisito un ritmo in perfetta armonia con la natura: a letto col sopraggiungere della notte e sveglia poco dopo l'alba. In questo modo navigo sempre di buon mattino quando il mare è più calmo perché non risente ancora dei venti termici che si attivano dalla tarda mattinata.
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TERZA TAPPA CALARREONA (andata30luglio)
Di buon'ora smonto la tenda e dopo colazione riparto puntando su cabo Cope la cui sagoma appare già in lontananza.

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Prime propaggini di cabo Cope nord.
Con venti deboli la superficie del mare appare un po' deformata ma lo Zodiac naviga ancora bene alla velocità minima della planata finché giungo a ridosso del Capo.

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cabo Cope.
Sono sempre spettacolari le pareti rocciose che sprofondano a picco nel mare. Mi piacerebbe fermarmi per esplorare il fondale, ma è impossibile ancorarsi con una profondità di quasi 80m.
In tutte le punte montuose avanzate sul mare è raro vedere la superficie liscia. Più spesso - come nel mio caso - si incrociano correnti d'aria provenienti dalla sommità del monte che si scontrano con quelle dominanti provenienti dal mare. Le onde così generate rimbalzano contro la parete rocciosa accavallandosi con quelle in arrivo. Il risultato è quello di un mare turbolento che rende la navigazione difficoltosa.
Meglio allontanarsi dalla parete e planare alla minima velocità possibile.

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Punta sud di cabo Cope.

Giunto alla fine del Capo faccio rotta su Aguilas che vedo già apparire in diagonale lungo la costa.
Data l'abbondante riserva di carburante della quale ancora dispongo, decido di rimandare al mio ritorno da cabo de gata la visita alla città e così mi dirigo poco oltre fino a raggiungere la grande spiaggia di Calarreona con l'intento di pranzare e fare base per trascorrere la notte.
Imboccato un corridoio d'atterraggio al limite nord della spiaggia mi ormeggio sull'ultima boa verso terra.
Ora mi abbandono ad una rinfrescante balneazione in accoglienti acque limpide e calde in compagnia di altri bagnanti.
Dopo poco vengo richiamato da un giovane con maglietta della Croce Rossa che mi invita a raggiungerlo sulla spiaggia.
Come più o meno mi aspettavo egli mi informa di trovarmi in una zona protetta con divieto di accesso e stazionamento per qualsiasi imbarcazione. Allora gli ho chiesto se potessi tirare a secco il gommo nell'angolo estremo della spiaggia per riposarmi un paio di ore. Egli acconsente con riserva di verifica coi suoi colleghi perché una situazione simile non gli era mai capitata.
Ruotine giù ed eccomi parcheggiato sulla battigia. Poi raggiungo la loro base e faccio conoscenza con altri giovani crocerossini i quali restano increduli e affascinati dal racconto della mia navigazione e dal proposito di raggiungere cabo de gata. Finalmente il loro atteggiamento, apparentemente ostile, si trasforma in curiosità e ammirazione ed in gruppo vengono ad esplorare quel gommino stranamente attrezzato per praticare il campeggio nautico praticamente sconosciuto in Spagna.
Ora siamo diventati amici e così... avanti con una foto di gruppo davanti al mio Zodiac e al loro gommone di salvataggio(la sto ancora aspettando via e-mail per inserirla) e persino l'autorizzazione a pernottare con tanto di comunicazione alla Guardia Civil della targa del natante.

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Terza tappa a Calarreona.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

È notevole lo spazio libero tra la panchetta e la poppa grazie al motore che resta verticale.

C'è tanto spazio a poppa grazie al motore che resta in verticale. Posso sedermi sulla panchetta che mi agevola l'ingresso nella tenda. Nelle spiagge ove staziono il piede e l'elica, incastrati tra i coni di poppa e aderenti alla sabbia, non sono pericolosi per i bagnanti - tra cui molti bimbi - che camminano sulla battigia sfiorando il gommone.
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QUARTA TAPPA PIEDRA DEL SOMBRERICO (andata31luglio-1agosto)

La mattina del 31 luglio sveglia e colazione di buon'ora per raggiungere e visitare la città di Garrucha ove rifarò il pieno e mi ristorerò per poi effettuare la mia quarta tappa in una spiaggia nei dintorni.
Il mare si mantiene calmo e dopo poche miglia supero Punta Parda che segna il confine tra la regione di Murcia e quella della Andalusia.
Il cielo è 9/10 coperto e all'improvviso assisto ad un fenomeno che già conoscevo ma che stupisce sempre per la sua spettacolarità essendo in grado di ipnotizzare gli occhi e la mente: un'apertura tra le nuvole ove il sole crea un fascio di luce che raggiunge la superficie del mare.

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BRUCIA PASSIONE!... BRUCIA!!

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All'improvviso mi lascio rapire da uno squarcio tra le nuvole che lascia passare un fascio di luce intenso e misterioso.
Sembra l'occhio del Creatore che ammira la sua opera restando egli stesso meravigliato da tanta bellezza e perfezione.
Spontaneamente mi pongo un interrogativo inquietante: riuscirà l'uomo a custodire e proteggere questo immenso tesoro che la natura ha perfezionato dopo milioni di anni di paziente lavoro?
Grazie Padre Creatore!

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Ora proseguo la navigazione adiacente una costa bassa che alterna tratti rocciosi a belle spiagge frequentate da numerosi bagnanti.
Dopo circa 15 miglia ecco apparire la cittadina di Garrucha nel cui porto approdo e mi ormeggio nella banchina ove ha sede il distributore di carburante.
Nel lungo braccio del molo guardiano che potregge il mare aperto si notano montagne di gesso pronte per essere imbarcate sulle navi con grandi gru mentre è frenetico il via vai di camion che movimentano quel materiale che costituisce una importante risorsa economica della zona.

È lo stesso addetto alla pompa di benzina che mi fornisce le giuste informazioni per fare tappa in una bella spiaggia verso sud dopo la torre del Pirulico. Egli mi autorizza altresì ad ormeggiarmi alla fine della banchina per visitare il paese e pranzare.
Ormai è consuetudine di molte persone che ammirano incuriosite il gommone, di chiedermi a cosa serve quel grosso pallone giallo fissato sul motore.
Pronta la risposta: "in caso di mare mosso lo riempio di elio per sollevarmi in aria e navigare tra le nuvole (!?!?)". Siccome lo dico restando serio, l'interlocutore sgrana gli occhi e lo vedo fare sforzi sovrumani per non scoppiare in una sana risata liberatoria. Sono io stesso ad allentare la tensione dando il via libera a gustose risate congiunte.

La visita alla città rivela la sua vocazione turistica con una corposa zona residenziale adiacente ad una bella spiaggia che si protende verso nord per circa 3 miglia.
Pranzo a base di pesce in un ristorante sul mare e breve relax prima di riprendere la navigazione verso sud.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Torre del Pirulico.

Come indicato dal benzinaio dopo 6 miglia avvisto la Torre del Pirulico oltre la quale si alternano numerose spiaggette incastonate tra le rocce.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Spiaggia Piedra del Sombrerico.

Mi convinco a fare base alla Piedra del Sombrerico così chiamata perché c'è una roccia che sporge dall'acqua a forma di sombrero.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Essa è ben riparata dai venti da N/E.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Vista verso sud della spiaggia.

Verso sud si scorge lontana la Punta de los Muertos sul lato della quale c'è Carboneras meta della mia prossima tappa.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Sulla sommità della spiaggia c'è un chiringuito ove posso ristorarmi.

La presenza di un ristorante poco distante mi convince a stabilirmi qui per un paio di giorni contando di fare qualche bella immersione ai due lati della spiaggia.
Per la verità tali immersioni si riveleranno piuttosto scarse per via del fondale poco profondo e con una sospensione che ha intorbidito l'acqua.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Si chiama José Luis il padre di questa simpatica famigliola.

In compenso faccio conoscenza con una simpatica famigliola spagnola il cui padre José Luis svolge l'attività di impresario musicale. Mi piace vederli affascinati dalla mia singolare avventura e alla fine ci scambiamo i contatti prima di salutarci.

Dopo la prima notte mi viene voglia di assistere al sorgere del sole approfittando del cielo sgombro da nubi.
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BRUCIA PASSIONE!... BRUCIA!!

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Il sole basso del mattino si riflette sulla superficie del mare donandole la brillantezza di un diamante.
Dopo centinaia di milioni di anni ancora una volta questa stella meravigliosa brillerà alta nel cielo irradiando la superficie del pianeta innescando i processi di fotosintesi del regno vegetale e le catene alimentari del regno animale sopra e sotto la superficie del mare.
Un miracolo di bellezza e perfezione di cui l'uomo, distratto dal proprio egoismo e dalle sterili rivalità, sembra non esserne ancora pienamente consapevole giungendo ad alterarne i delicati equilibri.

Grazie fratello Sole!
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QUINTA TAPPA CARBONERAS (andata2-3agosto)

Dalle informazioni raccolte il solito levante che dal pomeriggio di ieri aveva ripreso a soffiare di buona lena, doveva continuare anche oggi stabilizzandosi ad una velocità di 20-25km/ora.
Ero consapevole che non erano quelle le condizioni migliori per raggiungere Carboneras e tuttavia, dopo 2gg. di permanenza in quella spiaggia, era maturata la voglia di ripartire verso quell'obiettivo già visibile alla partenza e distante solo 7-8 miglia oltretutto giovandomi del vento in poppa.

Non appena mi affaccio in mare aperto fuori dall'ansa, un vento robusto continuo e onde corpose - sia pure con pochi frangenti - mi fanno capire di dover affrontare una navigazione sofferente da condurre con la massima attenzione.
Decido così di organizzare a bordo lo stato di allerta - che avevo già previsto come eventualità - nel seguente modo:
-- indosso il giubbino di salvataggio serrando le cinghie del girocollo e quelle in vita dopo essere passate sotto il cavallo,
-- libero la cima dell'àncora galleggiante e la raccolgo in caduta sotto la postazione di guida mentre trattengo con la mano destra il suo ombrello assieme al maniglione sul tubolare,
-- libero in caduta sul pagliolo la cima rossa fissata allo scalmo del tubolare opposto affinché essa sia immediatamente disponibile per riaddrizzare il battello eventualmente ribaltato,
-- indosso il collare col cellulare acceso nella sua custodia stagna,
-- dal momento che la direzione delle onde è in diagonale verso la costa rocciosa, preferisco allargarmi di un paio di miglia più al largo allo scopo di avere il tempo sufficiente per affrontare eventuali situazioni di emergenza,
-- blocco il piede del motore affinché esso non si ribalti in posizione tilt rendendo meno efficace il sostentamento dello stesso fuori dall'acqua da parte del pallone in caso di ribaltamento.

Le tecniche di conduzione di uno smontabile sul mosso nei settori di poppa/giardinetto annovera diverse scuole di pensiero talvolta contrastanti tra loro.
Quella da me adottata - congeniale al mio stile di guida - è la seguente: senza mai perdere la planata mi lascio raggiungere da poppa da un'onda restando in diagonale al giardinetto sul suo pendìo discendente, dosando motore e sterzo, senza mai farmi raggiungere dalla sua cresta frangente finché la sua energia si esaurisce e così di seguito con le altre onde che continueranno a raggiungermi da poppa. Alternando continuamente i due giardinetti, con tempi opportunamente diversi per ognuno, posso così realizzare qualsiasi rotta nei 180º relativi all'avanzamento.

Eccomi dunque in navigazione verso la nuova meta con vento e onde che incalzano il mio Zodiac al giardinetto. Ciononostante la navigazione procede ancora abbastanza bene navigando in planata più o meno alla stessa velocità delle onde di circa 9-10 nodi.
Bene così per le prime 2-3 miglia finché sulle mie spalle avverto aumentare la pressione del vento.
Le conseguenze sono immediate: aumento progressivo dell'altezza delle onde ed incremento delle loro creste che adesso rotolano fragorosamente in avanti schiumando.
Questa malsana progressione inizia a preoccuparmi e preferisco allargarmi un po' verso il mare aperto per ottenere maggiori spazi di manovra in caso di emergenza impressionato com'ero dai fine corsa delle onde sulla costa rocciosa che esplodevano sollevando paurose fontane d'acqua schiumata.
Ma ora la situazione cominciava a farsi difficile soprattutto per l'esagerata altezza di quelle onde le cui dimensioni, necessariamente stimate a occhio, preferisco non menzionare per non espormi a comprensibili perplessità da parte dei lettori.
In cinquant'anni di navigazione in Mediterraneo credo di non aver mai visto un mare formato fatto in quel modo neppure nei tempestosi mari greci. L'energia prodotta dalla pressione del vento - direi non eccessiva entro i 30-35km/ora - si espletava nell'incremento dell'altezza delle onde e nella loro velocità di avanzamento ad almeno 12/13 nodi (ho letto che possono raggiungere i 15). La parete discendente - solitamente molto ripida - era invece di poco più inclinata di quella risalente e le creste frangenti delle loro sommità si diluivano in striscioni sbiancati obliqui lungo la stessa parete. Infine il loro fronte era irregolare e imprevedibile perché si incrociavano con altre onde provenienti ai loro lati.

Com'è possibile tutto ciò? Osservando la carta nautica ho rilevato che in quel tratto di mare ci sono linee batimetriche molto profonde: ad appena 2,5mgl dalla costa ci sono 778m di profondità ed un miglio oltre ce ne sono 1132.
Sappiamo che per legge fisica tutti i bacini d'acqua, esposti all'azione del vento, ingenerano un moto ondoso le cui altezze cavo-cresta sono in relazione diretta con la loro profondità.
Dunque, nella fattispecie, è proprio questa particolarità a determinare la formazione di onde che, quando soffia il levante da N-Est, assumono i connotati che ho descritto del tutto simili a quelli delle onde oceaniche.
D'altra parte anche i pescatori di Carboneras, che consulterò successivamente, mi confermeranno come questo mare sia tra i più pericolosi dell'intera costa mediterranea spagnola.
Nel castello/museo della città sono documentati numerosi naufragi succedutisi fin dall'epoca romana che hanno cosparso quei fondali di una enormità di relitti divenuti patrimonio dalla Soprintendenza spagnola e testimoniati dal recupero di immensi tesori e anfore bellissime esposte nel museo. La grande spiaggia lungo la costa ad est della città è tanto bella quanto macabra nell'evocare col suo nome lo spiaggiamento dei numerosi cadaveri vittime di quei naufragi: si chiama Playa de los muertos (Spiaggia dei morti).

Se avessi avuto in anticipo quelle informazioni è probabile che avrei interrotto il raid alla precedente spiaggia del Sombrerico per poi fare dietro-front alla base.
E invece eccomi qua a lottare con un mare impressionante che sarebbe stato interessante filmare con una di quelle telecamere da fissare sulla fronte.
Nelle coste spagnole, quando c'è mare formato, tutti i diportisti se ne stanno rintanati nei porti inclusi i pescherecci (?). Tutti... meno uno!
Ma ora devo mantenere la massima concentrazione per assecondare il moto ondoso del mare consapevole di non poter commettere errori pena il ribaltamento del mezzo.
Sterzo e gas devono essere sempre opportunamente dosati e mi accorgo di riuscire a farlo istintivamente perché non c'è tempo per elaborare strategie complesse. Per un momento avevo immaginato di mettermi alla cappa filando in mare l'àncora galleggiante da prora ma mi sono reso conto che in quella situazione sarei scarrocciato verso terra finendo contro gli scogli.
In sintesi mantenevo il motore sempre in spinta minima per mantenere la direzionalità del battello serfando in diagonale nelle pareti discendenti di quelle montagne d'acqua. Alcune volte la velocità eccessiva, che era sempre la minima possibile, finiva per farmi puntare la prora sul pendìo risalente dell'onda successiva frenando l'andatura e sollevando un ventaglio d'acqua in corrispondenza del parabordo di prora. In un paio di occasioni la prora è finita sott'acqua tracimando a bordo 30-50l d'acqua progressivamente evacuati dall'ombrinale di poppa sempre aperto.
Massima e continua l'attenzione davanti a me per non infilarmi dentro alcune aree schiumate presenti anche lungo le pareti discendenti o peggio superare un frangente.
Devo dire che il pallone sul motore ha ostacolato un po' il colpo d'occhio a poppa per evitare di essere investito da pericolose creste spumeggianti.
In ogni caso, quando avvertivo il sollevamento della poppa, ero pronto a dare un colpo di motore per scappare via in diagonale nel pendìo discendente. In questa situazione, grazie alla stessa forma circolare dei tubolari, il battello in planata scivola/slitta in avanti e di lato riuscendo così a sottrarsi da qualsiasi situazione pericolosa di "presa" del mare sul gommone che potesse farlo sbandare o intraversare a preludio di un ribaltamento.

Qualcuno ha scritto che la fortuna aiuta gli audaci e così in qualche modo riesco finalmente ad avvicinarmi al centro abitato di Carboneras anche grazie ad una buona andatura planante che mantengo fino all'imboccatura del porto.
Giunto all'interno ottengo il permesso da un armatore di ormeggiarmi a fianco della sua barca.
Ora è il momento di distendermi sul pagliolo supino per riprendermi. Ho la respirazione affannosa e noto anche un lieve tremore in tutto il corpo. Mi occorre una mezzoretta di riposo per smaltire così il tremendo stress psico-fisico subìto (scusate ma... non ho più vent'anni!).

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BRUCIA PASSIONE!... BRUCIA!!

"""Caro fratello Mare, anche se oggi mi hai fatto vedere i sorci verdi, non te ne voglio... anzi ti sono riconoscente per avermi fatto arrivare a destinazione sano e salvo nonostante tutto.
Forse ho peccato di presunzione nell'avere sottovalutato la tua immensa potenza. Credimi, l'ho fatto in perfetta buona fede con l'umiltà di sempre senza mai mancarti di rispetto.
Ti ringrazio perché ancora una volta mi hai arricchito di una nuova esperienza per conoscerti e capirti meglio destinata ad accrescere ancor più lo smisurato amore che nutro per te e che mi accompagnerà per tutta la vita""".

Grazie fratello Mare!
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Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Strada del centro storico di carbonera.

La cittadina di Carboneras è davvero deliziosa con le sue stradine strette del centro storico. La risorsa economica principale è costituita dalla pesca con una particolare vocazione per quella al pesce spada.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Castello di San Andres.

Nella piazzetta centrale c'è il castello di San Andres ove si susseguono mostre di artisti locali.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Sala delle anfore.

Nel piano interrato in uno schermo viene proiettata la storia dei numerosi naufragi succedutisi nella zona fin dai tempi dei romani.
Si possono altresì ammirare numerose anfore e i tesori recuperati dai relitti.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Cabo de Gata: obiettivo raggiunto! 216 miglia a/r con uno smontabile.

Musica sul lungomare.

La sera è festa con l'orchestrina sul lungomare.

Mi passo qui un paio di giorni in pieno relax anche per attendere la fine del levante che continua a soffiare finché, come mi aveva predetto un anziano pescatore locale, alle 8 di sera del 3 agosto quel vento improvvisamente si esaurisce.

(fine della prima parte, seguirà la seconda parte finale).
https://www.gommonauti.it/ptopic81107_cabo_de_gata_obiettivo_raggiunto_216_miglia_a_r_con_uno_smontabile_2_parte_finale.html?sp_pid=1112269#1112269
A bordo del JABAR volo sull'acqua verso l'isola che sfuma all'orizzonte dove mare e cielo si abbracciano.
Mi accompagnano il sussurro del motore e un gruppo di delfini festosi. Ora faccio parte di quell'ambiente meraviglioso. Ora sono felice.
Capitano di Vascello
zikiki
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- 2/10
Bravo,bravo ,bravo

prima o poi ,ma non con uno smontabile,(o forse si chi lo sà)prenderò spunto da queste tue avventure....hai uno spirito incredibile ed è bellissimo leggere in neretto quello che porti dentro in quei momenti magici.

ciao Capitan Barotta
Il mare non è mai stato amico dell’uomo. Tutt’al più è stato complice della sua irrequietezza.
Capitano di Fregata
lima74
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- 3/10
complimenti per l'avventura...
Ammiraglio di squadra
byanonimo
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- 4/10
Sei veramente un GRANDE............ Capitano Barrotta Thumb Up Thumb Up Thumb Up
Se non ci fossi, bisognerebbe inventati Felice Felice Felice a 66 anni hai lo spirito di un ventenne, ma la moglie cosa dice ??
JB Coaster 650- Mercury Verado 150- Gps/eco Garmin 720S carrello Ellebi 7201 By Sandro ®
Capitano di Vascello
qwertys
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- 5/10
Grande
Ammiraglio di squadra
maxfrigione
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- 6/10
UNICO!!!

Max
Navigator III(270cm)+motore elettrico
Z-Ray 400(310cm)+Evinrude 4Hp/Johnson 8Hp
Solemar Skipper 400+Evinrude 521 25Hp
Joker Boat Clubman 16'+Yamaha XWTL 40Hp
Joker Boat Clubman 16'+Yamaha F40 CETL
Sottocapo
Sandrino-sandrino
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- 7/10
Bravo è a dir poco! Nn so voi ma sembrava di essere lì con lui, racconto impeccabile ! Personalmente non avrei mai il coraggio di avventurarmi così!.....nn da solo! .......facciamolooooo!
Contrammiraglio
dolce*11
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- 8/10
Ciao Giacomo,

ti ho già detto in passato che sei un po' matto.....

Anch'io sono così.

Speriamo che duri.

Felice Wink
Sembra di sentirlo ancora
dire al mercante di liquore
"Tu che lo vendi cosa ti compri di migliore?"

F.De Andrè.
Tenente di Vascello
Barrotta Giacomo (autore)
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- 9/10
byanonimo ha scritto:
Sei veramente un GRANDE............ Capitano Barrotta Thumb Up Thumb Up Thumb Up
Se non ci fossi, bisognerebbe inventati Felice Felice Felice a 66 anni hai lo spirito di un ventenne, ma la moglie cosa dice ??

Ringrazio tutti per i commenti lusinghieri.

La moglie un tempo era parte attiva delle mie avventure e me la portavo anche sott'acqua fino a oltre 10m.
Ma il tempo agisce come un filtro impietoso per distinguere i "simpatizzanti" dai veri "appassionati D.O.C".

In ogni caso non credo che avrei potuto convincerla a navigare con me con un 3,25 né io me la sentirei di insistere per averla a bordo.
Le mie zingarate sono troppo "piccanti" per chi non possiede nel sangue una percentuale di almeno il 51% di acqua marina. Sbellica Sbellica
A bordo del JABAR volo sull'acqua verso l'isola che sfuma all'orizzonte dove mare e cielo si abbracciano.
Mi accompagnano il sussurro del motore e un gruppo di delfini festosi. Ora faccio parte di quell'ambiente meraviglioso. Ora sono felice.
Ammiraglio di squadra
byanonimo
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- 10/10
Ti ammiro per il tuo coraggio e continuerò a seguirti Thumb Up Thumb Up Thumb Up
JB Coaster 650- Mercury Verado 150- Gps/eco Garmin 720S carrello Ellebi 7201 By Sandro ®
Sailornet